Quando si pensa al mondo del fuoristrada, si immagina immediatamente “Jeep”, ma il marchio americano non è certo l’unico ad aver scritto la storia dei 4x4: arrivato ormai alla sua 4° generazione, il Suzuki Jimny è un piccolo fuoristrada che da più di 50 anni – il debutto è avvenuto nel 1970 – è al top della tecnologia per quanto riguarda i 4x4. Lo abbiamo provato per voi, ci siamo infangati un po’ per sentirci più in tema con il mezzo, e ora ve lo raccontiamo.
Nel 2018 Suzuki ha lanciato sul mercato la 4° generazione del Suzuki Jimny, e ha subito riscosso un grande successo, raccogliendo una gran quantità di ordini non solo dagli appassionati di fuoristrada, ma anche da chi vede nel Jimny una macchina dallo stile affascinante, oltre che un mezzo utile, comodo e semplice da guidare. Suzuki si è però ritrovata in una situazione spiacevole, che l’ha costretta a ritirare il nuovo Jimny dal mercato per diverso tempo: il problema nasce dalle emissioni inquinanti, troppo alte per i regolamenti europei. Che fare quindi? Integrare un nuovo motore più ecologico potrebbe essere difficile e costoso su un progetto già completato, e allora la casa giapponese è riuscita a trovare un escamotage che le ha permesso di riportare il Jimny in Italia: l’immatricolazione come autocarro N1 ha regolamenti meno stringenti rispetto ai veicoli civili, ed è per questo motivo che il nuovo Jimny (ora conosciuto come Jimny Pro) è tornato in una configurazione con 2 posti secchi, una rete di metallo a dividere i sedili dallo spazio di carico posteriore, e un imponente bagagliaio di più di 800 litri di volume.
Saliti a bordo del Suzuki Jimny ci si rende subito conto di diversi aspetti: innanzitutto lo spazio non è molto, complice anche la divisione tra abitacolo e spazio di carico posteriore, i sedili non hanno binari molto lunghi per scorrere indietro e i guidatori più alti potrebbero avere difficoltà a trovare la posizione di guida giusta. In secondo luogo, si nota subito quanto l’auto sia semplice ed essenziale, con una radio di vecchio stampo con un piccolo display e addirittura un lettore CD, oltre alla connessione Bluetooth e una porta USB adibita alla ricarica di dispositivi. Comandi al volante (pochi, e semplici da utilizzare, come il Cruise Control), riscaldamento, aria condizionata e alza cristalli elettrici completano una dotazione semplice ma efficace.
Per quanto riguarda l’aspetto della sicurezza, al Jimny non manca proprio niente: è dotato di sistema di lane assist, di sistema di monitoraggio della stanchezza del guidatore, di sistema di avviso di frenata e tanto altro. Per quanto riguarda il fuoristrada, troviamo un sistema di Hill Hold Control e Hill Descent Control, entrambi molto utili quando ci si trova su strade scoscese a fare manovre complicate. 4x4 e marce ridotte completano il pacchetto di un’auto che in fuoristrada dà il meglio di sé, anche grazie ad angoli di attacco e di uscita di 37° e 49°, e un’altezza da terra di 210mm.
Le leve del cambio prevedono diverse modalità come in quasi tutti i fuoristrada; la modalità 2H è dedicata alla sola tradizione posteriore, mentre la 4H corrisponde alla trazione integrale con marce lunghe, consigliata per la guida in fuoristrada o su terreni a bassa aderenza. La modalità 4L, infine, è la trazione integrale a marce ridotte, ideale per terreni off-road con fondi morbidi e scivolosi. In 4L e 4H si disattiva automaticamente il controllo elettronico della stabilità (ESP), rimane invece il Traction Control.
Il motore 1.5 benzina da 102 cavalli non fa gridare al miracolo, né per prestazioni né per consumi, ma entrambi sono aspetti di importanza relativa su un mezzo votato all’off-road e a un utilizzo professionale: sì perché se il Jimny era piaciuto molto anche a chi vive in città – e io da milanese posso confermarne la diffusione – in questa nuova configurazione da autocarro a 2 posti potrebbe diventare un buon mezzo da lavoro, specialmente in ambienti dove il terreno è difficile da navigare. La velocità massima dichiarata è di 145 km/h, ma già a 130 in autostrada la sensazione di stabilità non è delle migliori e non sorprende più di tanto considerato il baricentro altro; nelle curve a velocità leggermente sostenuta il rollio è evidente, e questo porta ad avere uno stile di guida più tranquillo. I consumi sul ciclo WLTP sono indicati in 7,7 litri per 100 km, un dato che nell’utilizzo misto che ne abbiamo fatto si è rivelato essere abbastanza veritiero.
Se da una parte il Jimny potrebbe diventare interessante per certe categorie di professionisti, ci sentiamo di sconsigliarlo come mezzo hobbistico: lo spazio di carico posteriore, pur essendo voluminoso, non consente di caricare attrezzatura come una bicicletta (nemmeno rimuovendo entrambe le ruote!) o degli sci, quindi a meno di non installare un supporto dedicato esterno alla macchina, non si potranno trasportare.
Alla guida del Suzuki Jimny ci si sente presto a proprio agio: la posizione di guida alta aumenta la visibilità e il raggio di sterzata ridottissimo rende l’auto molto comoda nel traffico cittadino, anche se sulle manovre a bassa velocità si sentono i 1.165 kg di peso in ordine di marcia. Lo sterzo ha una corsa molto lunga, più di 4 giri da un lato all’altro, e questo aspetto può cogliere di sorpresa alle prime curve, ma ci si abitua presto al modo di rispondere del Jimny. In fuoristrada, una volta inserito il 4x4, il Jimny procede senza esitazione anche con le gomme originali da 15 pollici per salite e discese fangose: certo non siamo andati in cerca di chissà quali terreni accidentati, ma anche nelle pozze di fango più lunghe e profonde il Jimny non ha mai dato l’impressione di perdere mordente, e ci ha sempre portato dall’altra parte senza fatica. Una volta finita la sessione in fuoristrada basteranno 5 € di gettoni a un autolavaggio per liberarsi di tutto il fango accumulato nei passaruota e dietro ai paraurti cavi, che si trasformano in un vero e proprio deposito per fango e sterpaglie.
E’ difficile trovare un’analogia adatta a descrivere il Suzuki Jimny nel suo complesso: l’anima off-road rende il Jimny un po’ burbero e spartano, ma queste stesse caratteristiche lo rendono un mezzo cittadino molto comodo – specialmente nelle zone dove si deve diventare fantasiosi con i parcheggi.
E quindi gli aspetti negativi dove sono? Ci sono, anche se non sono poi molti: innanzitutto se vi danno noia le vibrazioni, vi sconsigliamo fortemente l’acquisto del Suzuki Jimny, perché tra la griglia divisoria e altri pannelli le vibrazioni durante la marcia si sprecano, e alle alte velocità il rumore all’interno dell’abitacolo è abbastanza marcato. In secondo luogo, il comando dell’alza cristalli elettrico lato guidatore potrebbe essere migliorato, per rendere più semplice l’apertura del finestrino a un’altezza desiderata: al momento per fermare il finestrino nel punto preferito si deve prendere il pulsante nel verso opposto, ma se lo si preme troppo forte il finestrino tornerà a risalire in automatico – un piccolo dettaglio che però alla guida risulta fastidioso. Infine, la radio, che è fin troppo spartana ed essenziale: fa sembrare il Jimny un’auto di 10 anni fa, avremmo preferito una soluzione leggermente più moderna, pur mantenendo lo stile “rugged” così evidentemente ricercato.
Il Suzuki Jimny è proposto nell’unica motorizzazione già citata, il motore benzina a 4 cilindri da 1.5 litri di cilindrata in grado di erogare 102 cavalli e 130 Nm di coppia massima; il prezzo parte da 23.800 per l’allestimento Easy Pro con cerchi da 15 pollici – molto belli pur essendo i cerchi base.