Il governo italiano e Stellantis si scontrano nuovamente sul futuro dell'industria automobilistica nel Paese durante l'ultimo Tavolo Automotive tenutosi al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Il ministro Adolfo Urso chiede al costruttore un "vero e significativo piano industriale" per l'Italia, mentre Stellantis afferma di avere già un piano e chiede stabilità nelle normative europee sulle emissioni.
Lo scontro evidenzia le crescenti tensioni tra il governo italiano e il gruppo automobilistico italo-francese riguardo alle strategie per il settore automotive nel Paese. Da un lato, il governo cerca di proteggere la produzione e l'occupazione nazionale, dall'altro Stellantis punta a una transizione verso l'elettrico in linea con le attuali normative europee.
Il ministro Urso ha chiesto a Stellantis di "assumersi la responsabilità del rilancio dell'auto italiana" con un piano industriale dettagliato per ogni stabilimento nel Paese. Ha sottolineato la necessità di aumentare significativamente gli investimenti in Italia, fornire indicazioni precise su risorse e nuovi modelli e investire in ricerca, formazione e nuove piattaforme produttive
Urso ha affermato che il governo è "disposto a mettere in campo ciò che è necessario per sostenere questo sforzo, con politiche nazionali ed europee adeguate". Tuttavia, ha anche criticato l'efficacia degli incentivi precedenti, dichiarando che non verranno riproposti nella stessa forma.
Il ministro ha inoltre chiesto una revisione delle normative europee sulle emissioni per il 2025, definendo le attuali regole una "follia" che potrebbe portare alla chiusura di stabilimenti. Secondo Urso, le case automobilistiche non hanno molte opzioni per evitare le multe, dannose per tutta l'industria europea.
Stellantis, rappresentata da Daniela Poggio, Giuseppe Manca e Antonella Bruno, ha risposto di "avere un piano per l'Italia" e di voler "lottare per difendere la sua leadership" nel Paese. Il gruppo ha assicurato di non avere intenzione di chiudere stabilimenti o effettuare licenziamenti collettivi.
Tuttavia, Stellantis ha espresso una posizione divergente riguardo alle politiche europee nel settore. Daniela Poggio ha dichiarato: "in questo momento di transizione le politiche che garantiscono la stabilità delle regole sono più importanti che mai e i target del 2025 erano noti fin dal 2019. Modificare adesso gli obiettivi avrebbe effetti negativi"
Poggio ha sottolineato che l'industria automobilistica opera su tempi molto lunghi e che il piano strategico di Stellantis prevede la decarbonizzazione entro il 2038 e il raggiungimento del 100% di vendite di veicoli elettrici in Europa entro il 2030. Ha aggiunto che modificare le regole in corso "non è una buona idea, perché il mondo non tornerà indietro sull'elettrificazione e l'Italia è un Paese esportatore".
I sindacati presenti all'incontro (Fim, Fiom, Uilm, Ugl metalmeccanici, Acqcfr, Fismic) si sono dichiarati delusi dall'esito del Tavolo Automotive. La Uilm ha definito il tavolo "non solo inefficace, ma addirittura controproducente", chiedendo la convocazione di un incontro con Stellantis presso la presidenza del Consiglio.
I rappresentanti sindacali hanno espresso preoccupazione per diversi motivi, tra cui l'importante calo delle produzione interna, passata da 800 mila veicoli l'anno ai soli 500 mila del 2024. L'unico punto di accordo con il MIMIT riguarda la necessità di modificare il regolamento europeo sulle quote di auto elettriche per il 2025, considerate irrealistiche dai sindacati.
L'incontro al Tavolo Automotive ha evidenziato le profonde divergenze tra il governo italiano e Stellantis sulle strategie per il futuro dell'industria automobilistica nel Paese. Mentre il governo cerca di proteggere la produzione nazionale e chiede una revisione delle normative europee, Stellantis punta sulla stabilità delle regole e sulla transizione all'elettrico. I sindacati, insoddisfatti dell'esito dell'incontro, chiedono un intervento diretto della presidenza del Consiglio per sbloccare la situazione e garantire il futuro del settore e dell'occupazione in Italia.