Fare un pieno di metano con la propria auto ora costa il doppio; il prezzo del carburante fino al 30 settembre era decisamente più economico, ora però con l’inizio di ottobre sono scattati i primi rincari. In alcune zone d’Italia, stando alle prime analisi, è possibile pagarlo anche più di due euro al chilo.
Oltre ad avere un’impronta più green, le auto a metano avevano il vantaggio di utilizzare un carburante economico che richiedeva una spesa molto contenuta per un singolo pieno, soprattutto se confrontati con benzina e diesel. Negli ultimi giorni, però, il prezzo è salito alle stelle cogliendo tutti di sorpresa. Una novità inaspettata e sgradita che potrebbe mettere in crisi tutto il settore dei trasporti, non limitandosi quindi a solo quello degli automobilisti.
Ma cosa ha scatenato questa ondata di rincari? Alla base c'è un aumento del costo della materia prima che da inizio anno è quasi triplicata; questa crescita nasce con le prime liberalizzazioni degli anni 2000 e da una progressiva crisi delle risorse. Federmetano aggiunge che l’aumento deriva anche dalla grande crescita dell'economia asiatica e la sua crescente richiesta di risorse energetiche.
Una vera doccia fredda per il settore, proprio adesso che gli impianti potevano diventare self-service e non obbligare più gli utilizzatori a recarcisi solo durante il giorno. Il contraccolpo potrebbe colpire anche il mercato dell’auto qualora il prezzo non dovesse ristabilizzarsi; con un valore così elevato, le auto a metano potrebbero presto diventare meno vantaggiose di quelle a benzina.
Tra le conseguenze dell'aumento del costo del metano arrivano anche le prime interruzioni di servizio; un esempio è rappresentato da Yara, azienda petrochimica di Ferrara, che ha deciso di fermare gli impianti per alcune settimane.
La direzione Yara di Ferrara ha convocato le segreterie territoriali dei chimici e la Rsu di stabilimento per informarle della situazione di criticità che la società sta attraversando in funzione dell’aumento del costo del gas metano. La direzione ha comunicato che il gruppo ha la necessità di ridurre in Europa il 40% delle produzioni di ammoniaca in quanto il costo del metano sta subendo notevoli aumenti, raggiungendo i massimi storici.