Polestar 2, cosa ci ha convinto e cosa no | La nostra prova

Da qualche mese è disponibile anche in Italia il brand Polestar e, per l'occasione, abbiamo provato la nuova berlina elettrica Polestar 2 dotata di Performance Pack.

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Questo non sarà il classico articolo dove racconto cosa mi è piaciuto e cosa non mi è piaciuto di un’automobile. O meglio, l’impostazione sarà la stessa, ma siccome abbiamo a che fare con Polestar 2, e chi vi scrive ha acquistato una Model 3 nel 2020 e l’ha guidata per un paio di anni, sarà qualcosa di più: un’analisi della 100% elettrica svedese, un confronto diretto o indiretto con la Model 3, di cui comunque è diretta concorrente, e una lista di pregi e difetti.

Inizio con il dire che l’auto in prova era la Long Range Dual Motor con Performance Pack. Cioè una Polestar con due motori in grado di sprigionare fino a 350 kW di potenza (476 cavalli), con impianto frenante Brembo e sospensioni Ohlins regolabili, manualmente. L’ho guidata per una decina di giorni, sul tragitto casa - lavoro, in mezzo alla città, nel fine settimana per qualche gita fuori porta su strade scorrevoli e in autostrada. Con il sole, con la pioggia e con il ghiaccio, e nonostante manchi all’appello una prova con clima più mite, direi che ho avuto molte occasioni per scoprire i pregi e i difetti di questa Polestar 2.

Esterni, deve piacere

Polestar 2 è un’auto che divide. C’è a chi piace, chi non la può vedere, e chi probabilmente farà fatica a farsi un’opinione definitiva, perché da alcune angolazioni non è male, da altre invece non piace proprio. Io sono tra questi ultimi, vi assicuro che il fatto che abbia avuto una Model 3 non incide assolutamente sul giudizio e in ogni caso sappiamo che l’estetica è qualcosa di molto personale. La scelta di seguire un design squadrato, geometrico, con linee dure è certamente una scelta coraggiosa. Rivediamo un po’ di Volvo nel design, ovviamente, forse potrei definirlo un design Volvo estremizzato, dove l’obiettivo è stato eliminare qualche curvatura qui e là per renderla più cattiva e meno sinuosa.

Potrebbe anche funzionare, ma questa linea si scorna con l’altezza da terra. Polestar 2 è una berlina rialzata, scelta che come vedremo più avanti porta dei vantaggi nell’esperienza di guida, ma i paraurti e i passaruota che lasciano generoso spazio da terra e dagli pneumatici incidono molto sull’aspetto generale. Probabilmente, nei panni di Polestar, avrei optato per una scelta differente, magari da dedicare unicamente a questo modello Performance, cioè un abbassamento importante di tutta l’auto, lasciando la soluzione rialzata agli altri modelli.

In ogni caso, come al solito, ognuno di voi potrà giudicare e farsi un’idea dando un’occhiata alle foto originali che abbiamo scattato per questo articolo.

Interni, super accoglienti

Quando si sale a bordo, anche la prima volta, si rimane positivamente colpiti. Poi si scopre qua e là qualche scelta discutibile (ne parlerò più avanti), ma il primo impatto è ottimo. L’impronta di Volvo, in questo caso, è persistente. Superfici su più livelli che s’intersecano in un design complicato ma piacevole e a suo modo armonioso, anche se persistono le linee dure nel design. Un mix di tessuto e legno, con qualche plastica qua e là, ma di buona qualità.

I pulsanti sono pochi ed essenziali. Tutto è digitale. Tasche in abbondanza, anche alcune piccole messe strategicamente per sfruttare ogni spazio, che si rivelano molto comode, ad esempio per mettere le chiavi o lo smartphone. Il vano anteriore per lo smartphone è funzionale, assieme alla ricarica wireless.

Se Model 3, quando è uscita, ha sorpreso per la sua rottura con il passato e la rimozione praticamente totale del classico cockpit di guida, Polestar rimane più tradizionalista ma elimina molto e lascia il necessario.

Bocciata invece la scelta della plastica lucida (piano black) per la console centrale e per gli inserti dei comandi a volante. Apprezzati i sedili riscaldati e il volante riscaldato, anche se quando impugnato alle 9 e un quarto il palmo della mano cade proprio vicino ai comandi a volante che sono dannatamente freddi, in questa stagione. Avrei apprezzato una rotellina a volante, per regolare ad esempio il volume, e non solo pulsanti (che oltretutto sono in plastica lucida che si sporca solo a guardarla).

Dimensioni, ben proporzionate

Un’altra sensazione, appena ci si siede, è che sia un’auto piccola. Intendo dire, Polestar 2 non è piccola, è lunga 4.60 metri, non così differente da Model 3. La sensazione è data dal modo in cui gli interni sono organizzati, cioè una volta seduti alla guida ci si sente avvolgere dall’abitacolo e ciò la fa sembrare meno spaziosa di quello che è in realtà. A conti fatti gli ingombri sono organizzati molto bene, lasciando anche tanto spazio al bagagliaio, di quasi 500 litri, che raddoppia abbattendo il sedile. Il portellone posteriore, elettrico, lascia una luce d’ingresso ampia e comoda, e il vano di carico è quasi a livello con un solo piccolo gradino. C’è anche un supporto, rialzabile, che divide il bagagliaio in due (così potrete bloccare quello che caricherete ed evitare che si muova durante il viaggio). C’è anche un doppio fondo, che lo rende ancora più capiente e un piccolo bagagliaio anteriore. Insomma, da questo punto di vista è molto comoda.

Posizione di guida

L’organizzazione degli interni e la sensazione di “avvolgimento” che si ha quando ci si siede su Polestar 2 si trasforma in una posizione di guida comoda, in tutte le situazioni. Il canalone centrale, dove è posizionato un poggia gomito appena dietro alla console dove troviamo la leva del cambio, supporta il braccio in tutte le situazioni. Lo stesso vale per la sagomatura della portiera. Io sono alto 1 metro e 80 circa, e mi trovo a mio agio all’interno di Polestar 2. È una delle automobili più comode che abbia provato nell’ultimo anno. L’altezza ovviamente può essere un fattore che determina quando ci si può trovare comodi o meno, ma la regolazione del sedile dovrebbe permettere a tutti di trovare la propria posizione. Veramente ben fatta.

Android Automotive

Polestar integra Android Automotive come sistema di bordo. Quindi non solo per l’intrattenimento, ma per tutto. La scelta porta ovviamente chiari vantaggi, come l’interfaccia organizzata e familiare praticamente a tutti. Prendere dimestichezza con le varie schermate di bordo è semplice. Purtroppo non ho potuto sperimentarlo a fondo poiché l’auto era bloccata su un utente fornito direttamente da Polestar, e sono quindi certo che chi l’acquisterà potrà avere un’esperienza ancora migliore.

Devo però segnalare qualche piccola noia. Prima di tutto l’avvio del sistema è lento. Cioè se vorrete saltare a bordo e partire, potrete farlo, ma dovrete attendere almeno una decina di secondi, a volte anche di più, perché tutto il sistema sia caricato e le funzioni di infotainment disponibili. La cosa più noiosa è il sistema di navigazione: Google Maps deve caricarsi e quando vorrete interagirci appena saliti a bordo, sarà lento e risponderà a scatti.

Durante la guida ho notato più di una volta problemi di visualizzazione dello schermo davanti al volante. In pratica accade che tutto lo schermo inizi a muoversi a sinistra, per poi tornare al suo posto, con alcuni scatti. È certamente un problema software che può essere risolto con degli aggiornamenti.

Una piccola critica, inoltre, al sistema delle videocamere di parcheggio. Di base ogni volta che inserite la retromarcia si avvia la visualizzazione dell’auto dall’alto, a 360 gradi. Vista bella e comoda, ma spesso e volentieri appena mi metto alla guida devo uscire da un parcheggio e questa visualizzazione non mi offre una vista corretta di quello che accade dietro all’auto, e per attivare la videocamera posteriore (o altre videocamere) è necessario cliccare sullo schermo centrale. Non ho trovato la possibilità di modificare questo comportamento base. Oltretutto, il problema legato alla velocità di avvio del software che citavo poco fa, affligge anche il sistema di videocamere: in pratica dovrete aspettare qualche secondo, perché se inserirete la retro subito dopo esservi seduti in auto, le videocamere ci metteranno un po’ per attivarsi e mostrarvi le immagini.

Siccome Polestar utilizza il sensore del sedile per capire quando sarete a bordo (e quando scenderete), per attivare o disattivare i sistemi, probabilmente l’idea d’uso è stata quella di entrare in auto, appoggiare i propri accessori, mettere la cintura di sicurezza e dopo mettersi in marcia. Il tempo necessario per queste azioni dovrebbe essere sufficiente per attivare i sistemi dell’auto, ma se entrerete in auto velocemente e le metterete subito in marcia, magari allacciando la cintura nel frattempo, ecco che sperimenterete i disagi che vi ho raccontato. La scelta migliore dovrebbe essere avviare i sistemi non appena si apre l’auto, recuperando quei secondi preziosi.

Altro piccolo dettaglio che poteva essere evitato, la scelta di uno schermo centrale con una cornice meno spessa; nonostante s’inserisca in maniera armoniosa nell’abitacolo, ricorda uno dei primi tablet di tanti anni fa.

Esperienza guida: prestazioni e agilità

L’esperienza di guida nasconde luci e ombre. Non esistono differenti modalità di guida, cioè potrete unicamente scegliere se avere la possibilità di un’accelerazione istantanea o meno, ma nonostante questo l’attuazione dell’acceleratore è ben dosata. Lasciando attiva la modalità “creep” si disattiva la one pedal drive totale, cioè l’auto non si arresta completamente e si comporta maggiormente come una classica auto con cambio automatico. Quando si lascia l’acceleratore l’auto inizia a muoversi a bassa velocità e se vorrete tenere attivata questa modalità, giunti a uno stop potrete pigiare a fondo il freno per attivare il freno a mano elettronico, esattamente come accade con molte delle ultime auto con cambio automatico.

Potrete però scegliere quanto debba essere invasiva la frenata rigenerativa quando togliete il piede dall’acceleratore, trovando il feeling più adatto a ognuno di voi. Personalmente ho sempre mantenuto attiva la massima frenata rigenerativa che è quella che permette, imparando a dosare l’acceleratore, di avere un’esperienza di guida “one pedal” genuina.

L’accelerazione, quando premete a fondo l’acceleratore - dovrete premerlo molto -  è molto aggressiva. Anche se non arriva ai livelli di Model 3 Performance o di Taycan nelle versioni più potenti, infatti lo 0-100 indicato da Polestar è di 4.4 secondi (in pratica lo stesso della Model 3 LR), un numero basso, da supercar, ma non tale da svettare in cima alle classifiche.

L’altezza da terra porta dei benefici in termini di comfort, infatti su Polestar 2 si viaggia bene, anche quando la strada è tutt’altro che liscia. Gli avvallamenti e le buche sono ben assorbite, la rumorosità esterna è ben filtrata, a sufficienza da offrire un’esperienza di guida comoda e tranquilla. Una conseguenza dell’assetto scelto da Polestar si fa sentire quando si schiaccia a fondo l’acceleratore per sfruttare l’accelerazione dei quasi 500 cavalli.

Nonostante si tratti di un’auto AWD, quando si accelera si alleggerisce la parte anteriore dell’auto, non tanto quanto può accadere con un’auto a trazione posteriore, ma a sufficienza per sentire questo cambiamento di pesi e rendere un po’ più difficile il controllo. Non è molto chiaro il motivo, secondo Polestar è una trazione AWD pura, quindi il sospetto ricade su un bilanciamento (o meglio sbilanciamento) di pesi, o semplicemente la scelta degli ammortizzatori più alti. In ogni caso, non sto dicendo che c’è veramente qualcosa che non va al punto tale da doverlo considerare un difetto importante, ma si nota chiaramente quando premendo l’acceleratore a fondo la risposta dello sterzo diventi più lenta. A proposito di sterzo, potrete scegliere quanto deve essere duro nella sterzata su tre differenti livelli, o come si usa fare in questi casi, quanto “feeling” di sterzo vorrete avere.

Consumi

Polestar parla di un’autonomia di 464 chilometri. Personalmente, con una guida tranquilla, un mix di urbano ed extraurbano, poca autostrada e comunque senza accelerazioni forti e alte velocità, l’autonomia che ho misurato si è fermata tra i 350 e i 450 chilometri. Il conteggio si ferma a circa 300 chilometri o poco più se vorrete divertirvi con l’acceleratore.

Questi dati sono stati rilevati nei giorni della prova, cioè fine novembre, con clima freddo, quindi con riscaldatore acceso, e spesso anche sedili e volante. In estate ovviamente c’è il condizionatore a influire, anche se solitamente è l’inverno che incide di più sulla batteria. Potrei stimare qualche decina di chilometri in più in condizioni di clima mite.

Chi dovrebbe acquistarla?

Se avete letto tutto l’articolo, vi sarete accorti che Polestar 2 è un mix di sensazioni buone, e meno buone. Il confronto con Model 3 è impossibile da non fare, ed è proprio da questo che voglio partire per dare alcuni consigli. Se volessimo considerare Model 3 l’auto elettrica migliore in circolazione, Polestar 2 arriva subito dopo, e probabilmente per alcuni potrebbe essere anche una prima scelta. Estetica a parte, che è sempre soggettiva, gli interni di Polestar 2 sono più curati e accoglienti; ci sono più spazi dove riporre i nostri oggetti, l’impostazione è da auto più classica con il quadro strumenti davanti al guidatore e i comandi su volante sono più tradizionali e in qualche modo più comodi.

Android Automotive ci tiene in un ecosistema a cui siamo già abituati e con molte più possibilità rispetto al sistema chiuso di Tesla, nonostante le attività che si fanno in auto siano limitate. Anche il bagagliaio è organizzato meglio e il vano di carico è più comodo nonché l’entrata più ampia.

Dando un’occhiata alle notizie meno buone, l’autonomia di Polestar 2 è peggiore, l’autopilot (ADAS) è più tradizionale, le prestazioni leggermente inferiori e ovviamente non può contare sulla rete di ricarica Tesla, Supercharger inclusi. Polestar, assieme a Volvo, sta investendo molte risorse sullo sviluppo della rete, ma dovrete ancora rivolgervi perlopiù a tutti i fornitori tradizionali.

Un dato più oggettivo è il prezzo. Polestar 2 Dual Motor con Performance Pack costa 64.000 euro (a cui aggiungere 1300 euro di messa su strada), e costa quindi un po’ meno rispetto a Model 3 Performance (67.490 euro). Tuttavia, considerando che è un po’ più configurabile rispetto a Model 3, quindi è possibile agire sugli interni e poco altro, è possibile anche andare oltre questo prezzo.

Insomma, la scelta è molto personale, dipende quello che è più importante per voi. E probabilmente, in questo momento storico, anche dalla fretta che avete di cambiare auto. Polestar 2 convince sotto molti aspetti, un po’ meno per altri, ma in ogni caso la base di partenza è estremamente solida. Se non siete ancora convinti, tenete d’occhio questo brand, può solo migliorare.

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