L'ultima indagine realizzata dall'Istituto Nazionale di Statistica dimostra, se ancora ce ne fosse bisogno, quanto la pandemia da Coronavirus ha cambiato le abitudini della popolazione. Il prossimo autunno, gran parte degli spostamenti avverrà in auto, in gran parte per lavoro e verso le grandi città. I mezzi pubblici verranno perlopiù ignorati, come la mobilità "dolce" rappresentata da biciclettte, monopattini e simili. Tutto questo stando ai risultati raccolti nel periodo giugno-luglio su un campione di circa 2000 persone distribuite su tutta la penisola.
Entrando nel dettaglio, il 68% dichiara che non intende più muoversi con la stessa frequenza di prima (del Covid) e, se proprio deve farlo, che userà solo l'auto. Quasi la metà, il 44% userà il suo mezzo privato mentre solo il 22% si affiderà ai mezzi pubblici. Questo per le ragioni già citate: se già prima c'era poca fiducia nei mezzi pubblici per gli spostamenti di studio e lavoro con il Covid è crollata quasi del tutto. Perché i rischi di contagio aumentano in base al numero di persone vicine e limitare la propria presenza nei luoghi affollati resta tra le priorità del campione intervistato.
Per capire quanto è cambiata la situazione, basti pensare che quasi l'80% (prima del Coronavirus) si spostava regolarmente per studio e lavoro almeno 5 volte a settimana. Ora non intende più farlo, un'opzione diventata possibile per molte professioni grazie a Internet e ai computer. Resta da vedere se l'aumento nell'uso dell'auto rispetto a bus, treni o metrolitane porterà ancora più caos sulle strade. Ciò avrebbe come prima conseguenza un aumento dell'inquinamento e il ritorno dei soliti problemi "autunnali" legati a smog, limitazioni del traffico e così via.
Tornando ai dati Istat, nonostante l'allarme monopattini è in calo l'utilizzo di questo mezzo di locomozione (almeno per fini lavorativi) come della bicicletta. Colpa delle poche piste ciclabili presenti nelle nostre città e delle condizioni meteo che in autunno spesso non invogliano alla "sgambata". Oppure è semplice pigrizia? L'Istat non fa chiarezza su questo punto e le cifre, comunque, non sono scese di molto in questa specifica area.