Perché Tesla deve - o non deve - aprire i Supercharger a tutti

Le colonnine dei Supercharger potrebbero diventare disponibili a tutti: una mossa rivoluzionaria o un possibile fallimento della rete?

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a cura di Andrea Ferrario

Editor in Chief

Tesla, già da diversi mesi, ha iniziato un programma che prevede l’apertura della sue rete di Supercharger a tutte le automobili, permettendo anche alle auto non-Tesla di sfruttare gli stalli di ricarica a differenti velocità. Se avete un’auto elettrica potreste essere interessati a leggere il nostro articolo su “Come ricaricare un’auto non-Tesla ai Supercharger Tesla”.

Attualmente Tesla ha aperto solo una piccola percentuale delle oltre 40mila colonnine disponibili in tutto il mondo, ma è un cammino destinato a mettere a disposizione sempre più stalli di carica, fino ad arrivare a un probabile futuro dove qualsiasi colonnina Tesla possa essere usata da chiunque.

È una scelta azzeccata da parte di Tesla o forse non lo è? Che effetto sta avendo questa scelta su chi possiede una Tesla? Quali sono gli effetti negativi di questa mossa? Analizziamo la situazione e cerchiamo di dare una risposta a queste domande.

La missione di Tesla

Perché Tesla ha preso questa scelta? Da una parte abbiamo la versione ufficiale, raccontata anche da Elon Musk in più occasioni, e cioè che aprire gli stalli di ricarica fa parte della missione di Tesla, cioè velocizzare l’adozione delle auto elettriche. Siccome la rete di ricarica attuale, come sappiamo, è solamente discreta, aggiungere le colonnine Tesla alle possibilità di ricarica di tutti gli automobilisti è certamente una grande notizia che può contribuire, in maniera decisa, all’espansione del parco di auto elettriche.

Dall’altra parte ci sono le motivazioni nascoste, quelle più venali. Ogni minuto in cui gli stalli di ricarica Tesla rimangono vuoti corrisponde a una perdita di opportunità di guadagno. Ovviamente Tesla non rivende i chilowattora di energia allo stesso prezzo a cui li acquista e la rete di ricarica rappresenta una voce di bilancio, e più viene usata, più questa voce di bilancio sarà attiva.

Questo impegno permetterà inoltre a Tesla di accedere a incentivi statali per la creazione di ulteriori colonnine, alimentando un circolo virtuoso per l’azienda. Insomma, da una parte sembra un’azione -  e probabilmente lo è - benefica a vantaggio dello sviluppo del mercato delle auto elettriche, ma certamente non si tratta di sola beneficienza.

La paura di chi ha acquistato una Tesla

Nel 2020 ho acquistato la mia prima Tesla, una Model 3. La scelta è ricaduta su Tesla e non su un’altra auto elettrica non solo per l’auto stessa, ma proprio per la rete di ricarica. Tutte le automobili Tesla sono altamente integrate con l’infrastruttura di ricarica, e la quantità di auto in circolazione, a confronto con la dimensione della rete di ricarica, offriva una quasi certezza di un’ottima esperienza d’uso. In altre parole, rispetto a una qualsiasi altra EV che deve contare su altre reti di ricarica, con Tesla si ha una certezza in più in termini di disponibilità e affidabilità della rete, tale da scongiurare brutti mal di testa.

La notizia dell’apertura della rete a tutti gli altri veicoli vanifica questa certezza. La community si è divisa davanti a questa decisione e molti, che come me hanno basato la propria scelta anche su questa sicurezza, non hanno nascosto la proprio delusione.

Un’altra lamentala che si è diffusa tra la community è invece legata al costo delle automobili. Il prezzo “premium” delle auto Tesla, soprattutto prima del taglio di listini, è sempre stato considerato dagli acquirenti come un costo aggiuntivo necessario anche per permettere all’azienda di sviluppare la rete di ricarica. E ora la sensazione è che siano i possessori di Tesla ad aver pagato per un servizio che ormai è accessibile a chiunque.

Insomma, la community è divisa, quel che è certo è che sta venendo meno una sorta di garanzia: Tesla non solo offre ottime automobili - tra le elettriche - ma anche una rete di ricarica affidabile, qualcosa che nessun altro brand può offrire. Questa scelta di apertura a tutti, di primo acchito, declassa Tesla al livello di altri brand, o quantomeno gli fa perdere un asso nella manica.

Gli altri network di ricarica non sono affidabili

Tutte le altre reti di ricarica hanno alcuni problemi che li rendono meno affidabili rispetto a quella Tesla. Prima di tutto sono presenti in maniera frammentaria nel territorio e, se da un certo punto di vista potrebbe essere visto come un vantaggio, la presenza di solo un paio (in media) di stalli di ricarica per ogni posizione scelta sul territorio diminuisce molto la possibilità di trovare quelle colonnine libere. Soprattutto se aggiungiamo due altri elementi: la certezza del loro funzionamento e l’esistenza di guidatori incivili che non si fanno scrupoli nell’occupare un parcheggio dedicato alla ricarica delle automobili elettriche. Quest’ultima casualità capita decisamente più spesso di quanto possiate immaginare, i guidatori di auto elettriche, soprattutto in città ad alto traffico potranno confermarlo.

Quello che stiamo dicendo è che quando si raggiunge un’area dedicata ai Supercharger Tesla, l’informazione fornita dall’applicazione circa la disponibilità e il funzionamento è molto affidabile, e anche se non dovesse essere così, la presenza delle colonnine in grande quantità risolve il problema. Negli altri casi rimane una percentuale di rischio di fare la strada per niente e doversi poi spostare alla ricerca di un’altra soluzione - se non di rischiare di rimanere a piedi se avete scaricato troppo la batteria.

Alcune automobili sono incompatibili

I Supercharger Tesla sono realizzati per soddisfare le necessità logistiche definite dalle auto Tesla, e cioè la lunghezza del cavo e il posizionamento delle colonnine è compatibile con le specifiche delle automobili e posizionamento delle porte di ricarica sulle auto. Non esiste, nell’industria, uno standard in questi termini. Alcune automobili elettriche di altre marche hanno la presa di ricarica nella zona anteriore, alcune a destra, altre a sinistra, altre nella parte centrale del muso.

La presenza di un porta di ricarica nella parte opposta rispetto ai modelli Tesla, o comunque troppo distante e impossibile da raggiungere con il cavo, porta i possessori di questa auto “non compatibili” a occupare in maniera sbagliata gli stalli di ricarica, rendendo delle colonnine inutilizzabili.

Non è un problema di facile risoluzione, poiché pretendere che l’industria utilizzi uno standard in termini di posizionamento delle porte di ricarica sulle automobili sembra surreale, e nemmeno la modifica di tutti gli stalli da parte di Tesla sembra qualcosa di fattibile (i costi sarebbero molto alti). Certo potrebbe modificare i progetti per tutti quelli futuri, e probabilmente dovrebbe. Forse il modo più semplice sarebbe chiedere agli utenti l’inserimento della targa dell’automobile nell’App di Tesla e verificare se quel modello di auto è compatibile o meno con un uso corretto delle aree di ricarica Tesla, permettendone o meno l’uso.

Forse non dobbiamo preoccuparci, ma bisogna andarci piano

La mossa più sbagliata che possa fare Tesla in questo processo è fare il passo più lungo della gamba, cioè rendere le proprie piazzole di ricarica piene di auto di altre marche, creando un disservizio per tutti coloro che hanno acquistato una Tesla. Non sappiamo come l’azienda stia gestendo questa apertura, se ad esempio c’è un controllo sulla quantità di colonnine occupate da automobili non Tesla in maniera tale da tenere sempre degli stalli liberi per i possessori di auto Tesla. O se stia analizzando i dati statistici così da calibrare la disponibilità o meno delle colonnine.

In ogni caso se questa apertura riuscirà veramente a contribuire alla crescita del mercato dell’elettrico, sensibilizzando anche gli altri attori attivi nel business della ricarica ad aumentare gli investimenti, e se Tesla potrà accelerare lo sviluppo della propria rete, potremmo ottenere solo benefici. Gli stalli potranno essere in quantità tale da non creare disservizi e, anzi, aumenterà la loro omogeneità sul territorio.

Guardando quindi il bicchiere mezzo pieno, sperando in un cammino graduale e ponderato, a conti fatti questa scelta potrebbe portare solo benefici. E chissà, magari tra questi benefici potrebbe anche esserci la diminuzione del costo del singolo chilowattora, escludendo altri elementi di rincaro fuori dal controllo di Tesla.

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