Con l'obiettivo di fornire maggior trasparenza, disincentivare eventuali esercenti furbetti e limitare (potenzialmente) la crescita del prezzo alla pompa, il Governo ha istituito dalla giornata del 1°agosto l’obbligo di esporre in ogni area di servizio il prezzo medio concordato dal Ministero delle Imprese e del Made in Italy (MIMIT). Una manovra che, se da un lato nasce con i migliori propositi, dall’altro non ha al momento sortito alcun effetto; ma come mai e cosa prevede nello specifico?
Cosa prevede il prezzo medio del carburante
Come approfondito in questo precedente articolo, il prezzo medio del carburante è un valore calcolato sulla base dei dati forniti dai gestori degli impianti di distribuzione carburanti, che sono tenuti a inviare i dati al Ministero dello Sviluppo Economico ogni giorno. Disponibile gratuitamente alla consultazione sul sito ufficiale del Ministero delle Imprese, il prezzo medio deve essere esposto dagli esercenti (anche su rete autostradale) in modo chiaro, affinché la lettura da parte degli automobilisti e utenti della strada sia semplice.
I prezzi medi dei carburanti devono essere esposti in un ordine preciso, dall'alto verso il basso: gasolio, benzina, GPL e metano. I prezzi devono essere indicati in euro per litro o in euro per chilogrammo per il metano, e devono includere le cifre decimali fino alla terza. Il formato e la dimensione dei caratteri dei prezzi devono essere gli stessi di quelli delle altre informazioni.
Oltre al sito ufficiale e alla segnaletica, il Governo è al lavoro per offrire uno strumento ulteriore sotto forma di app più fruibile e funzionale. Sono previste delle situazioni dove gli esercenti sono esonerati dall'esporre il prezzo medio del carburante in alcune situazioni, come ad esempio:
- nei giorni festivi, se la modalità di servizio è servita;
- nel giorno di riposo settimanale, se diverso dai giorni festivi;
- se il servizio telematico del MIMIT è inattivo;
- se i prezzi medi non vengono pubblicati dal Ministero.
La mancata trasmissione delle comunicazioni non costituisce un inadempimento in nessuno di questi casi.
Perché non funzionerà
Le differenze di prezzo dei distributori sono influenzate da molteplici fattori, e talvolta si possono osservare significative disparità tra il costo più basso e quello più alto. Queste variazioni di prezzo dipendono da diversi elementi oggettivi. Ad esempio, le compagnie petrolifere suggeriscono un prezzo consigliato, ma non possono imporlo in modo vincolante poiché i gestori delle stazioni di servizio hanno una certa libertà nella determinazione della politica commerciale.
Un altro aspetto chiave è legato ai costi operativi, i quali variano in base alla prossimità della stazione di servizio a infrastrutture logistiche come depositi e raffinerie. Se una stazione di servizio è distante da queste infrastrutture, i costi di trasporto del carburante saranno più elevati, e questo può riflettersi nel prezzo finale per il pubblico. Inoltre, la presenza di personale addetto a fornire il servizio "servito" può aumentare le spese annuali dell'esercente e, conseguentemente, il prezzo medio giornaliero del carburante. Anche la presenza di servizi accessori, come un banale autolavaggio, possono influire sul valore alla pompa. Questi sono solo alcuni esempi di come diverse variabili possono incidere sul prezzo dei carburanti.
Tutti quelli riportati sono fattori che possono agire direttamente sul prezzo e mettere ora, quasi di conseguenza, in cattiva luce i distributori che per un motivo o per l’altro scelgono di applicare un prezzo superiore. Con tutte queste premesse, sembra quasi che la manovra attuata dal Governo sia più di carattere demagogico che realmente utile. Inoltre, la presenza di un cartello, potrebbe spingere alcuni esercenti a livellarsi verso l’alto come già l’Antitrust ha suggerito in una nota dove non promuoveva questo decreto.
Il prezzo medio confonde
L’applicazione del prezzo medio stabilisce esclusivamente se una precisa pompa è più o meno economica del valore calcolato su base aritmetica dello Stato senza, come precisato, prendere in considerazione tutti gli aspetti oggettivi che sono presenti di situazione in situazione. La manovra spinge i consumatori a pensare che siano i distributori, praticamente l’ultimo anello della catena di distribuzione, ad essere i colpevoli del prezzo; ma è davvero così?
Il prezzo della benzina si compone per il 42% dal prezzo industriale e per il 58% da tasse; nel prezzo industriale confluiscono il costo della materia prima e il margine lordo, tendenzialmente di pochi centesimi quest’ultimo, invece, la componente fiscale include l'IVA al 22% e le accise. Scorporamento confermato da una recente intervista pubblicata su il Resto del Carlino nei confronti di un esercente che precisa:
Del costo del carburante allo stato va il 59% di accise: quindi per ogni 20 euro che il cliente paga, quasi 12 euro vanno allo stato, a Eni 7 euro, e a me, gestore, 38 centesimi lordi.
La differenza media è fin troppo contenuta
Come osservato da Federconsumatori in una recente indagine che ha preso in esame 100 distributori di Modena, 40 vendono la benzina ad un prezzo più basso della media esposta, 59 ad un prezzo superiore ed uno allo stesso prezzo. La differenza tra i prezzi più alti e più bassi della media è però minima, con una differenza compresa tra +0,05 e -0,05 centesimi rispetto al prezzo esposto.
Siamo consapevoli che una limitata indagine di questo tipo non rappresenti un benchmark su larga scala, ma se questa situazione dovesse confermarsi anche su scenari maggiori, una differenza così contenuta e risicata non può portare alcun beneficio all’atto pratico se non ulteriori spese di gestione da parte dei distributori che devono, tutti i giorni o quasi, aggiornare un tabellone entro 2 ore dall’apertura.
L’unica soluzione son sempre le accise
La manovra prevista dall’applicazione del prezzo medio giunge quasi in seguito all’eliminazione delle agevolazioni sulle accise previste dal Governo Draghi: tagli che, come già confermano, non ci saranno nuovamente. È un vero peccato, dal momento che il taglio delle accise o per meglio dire lo “sconto” attuato alcuni mesi fa aveva sortito un vero e proprio effetto riducendo veramente i prezzi.
Anche se è presto da dire come si applicherà sul concreto il prezzo medio, siamo -purtroppo- abbastanza certi che la manovra non porterà devi veri e propri benefici ma rappresenterà solo una sorta di palliativo e un ulteriore incombenza da parte degli esercenti. Non è da escludere, in ogni caso, che potrebbe “sensibilizzare” i più furbetti ma non crediamo che possa veramente venire incontro ai consumatori rallentando i continui ritocchi di prezzo (purtroppo quasi sempre verso l’alto).