Per ridurre le emissioni di CO2 bisogna dare soldi alle aziende, non ai privati

Le auto aziendali rappresentano il 55% di tutte le immatricolazioni in Europa. Perché allora per ridurre la CO2 a "pagare" dev'essere il privato cittadino?

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a cura di Tommaso Marcoli

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In Europa, le auto aziendali rappresentano una parte significativa del mercato delle immatricolazioni, costituendo quasi il 60% delle nuove vendite​. Con un parco auto circolante che in molti paesi dell'UE ha un'età media superiore ai 12 anni, come in Italia (12,5 anni), si rende sempre più necessario un rinnovamento per ridurre le emissioni di CO2. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo senza penalizzare i cittadini privati, occorrono misure strutturali che incentivino l'acquisto di auto nuove, soprattutto da parte delle aziende, senza gravare su chi non può permettersi di cambiare veicolo.

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Il ruolo delle auto aziendali

Le auto aziendali, grazie al loro elevato turnover, hanno un grande potenziale per accelerare il rinnovo del parco circolante. Spesso vengono sostituite dopo pochi anni, il che consente di far circolare veicoli più moderni e meno inquinanti. Inoltre, le aziende tendono a preferire soluzioni a basso impatto ambientale, come le auto elettriche o ibride, favorendo la diffusione di tecnologie più ecologiche.

Le auto aziendali rappresentano quasi il 60% delle nuove immatricolazioni in Europa

Secondo recenti studi, i veicoli elettrici rappresentano ancora una piccola parte del totale circolante, ma stanno crescendo rapidamente tra le flotte aziendali. Incentivare ulteriormente questa tendenza potrebbe ridurre notevolmente le emissioni di CO2 senza la necessità di imporre nuove tasse o sanzioni ai privati.

Misure strutturali: incentivi senza punire

È fondamentale, però, che le misure adottate non penalizzino i cittadini privati, soprattutto in un contesto economico difficile come quello attuale. Molti consumatori non hanno la possibilità economica di acquistare auto nuove, e imporre ulteriori tasse o limitazioni su veicoli più vecchi potrebbe avere un impatto negativo sulle fasce più deboli della popolazione.

Un approccio bilanciato potrebbe includere:

  1. Incentivi alle aziende: sgravi fiscali e agevolazioni per l’acquisto di flotte aziendali elettriche o ibride, magari con ulteriori vantaggi per chi opta per auto a basse emissioni.
  2. Flessibilità per i privati: continuare a incentivare l'acquisto di auto ibride e elettriche anche per i cittadini, ma senza penalizzazioni per chi non può permettersi il passaggio a un veicolo nuovo.
  3. Rottamazioni intelligenti: programmi di rottamazione che consentano di smaltire i veicoli più inquinanti con incentivi maggiorati per chi passa a tecnologie green.
  4. Sostegno all’usato recente: promuovere l’acquisto di veicoli usati recenti, in modo che anche chi non può permettersi un'auto nuova possa accedere a veicoli meno inquinanti.

Un futuro sostenibile, inclusivo

L'elettrificazione del parco auto rappresenta una delle sfide chiave per la riduzione delle emissioni di CO2 in Europa. Tuttavia, non possiamo ignorare il fatto che per molti cittadini la transizione verso auto elettriche o ibride è ancora proibitiva, sia per i costi iniziali, sia per la scarsa infrastruttura di ricarica in alcune regioni. Per questo, le politiche future dovranno bilanciare la necessità di ridurre l'inquinamento con l'esigenza di non gravare ulteriormente su chi già affronta difficoltà economiche.

Investire nelle auto aziendali, offrendo incentivi significativi per l'acquisto di flotte più moderne e sostenibili, rappresenta una delle vie più efficaci per promuovere un cambiamento strutturale nel mercato automobilistico. Allo stesso tempo, occorre evitare politiche che puniscano i cittadini privati, garantendo un futuro più sostenibile e inclusivo per tutti.

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