Nuovo codice della strada: monopattini tutti illegali, cosa accadrà?
Abbiamo intervistato Arianna Censi, Assessora alla mobilità del Comune di Milano, con cui abbiamo parlato di micromobilità e altri temi caldi.
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a cura di Andrea Ferrario
Editor in Chief
Il nuovo codice della strada, che dovrebbe entrare in vigore in queste settimane, porta tante novità anche per il settore della micromobilità. Obbligo di casco per tutti, assicurazioni, monopattini targati, velocità ridotta, frecce direzionali, sono tutte novità che, se introdotte realmente, rischiano di creare non poca confusione, mettendo fuori legge praticamente qualsiasi mezzo oggi in circolazione e creando non pochi problemi alle società di sharing. Le nostre perplessità sono molte, abbiamo raggiunto l’Assessora alla Mobilità di Milano, Arianna Censi, per approfondire l’argomento e capire come, tali modifiche, possano impattare su una grande città come Milano.
In questo tema di codice della strada credo ci sia qualcosa di profondamente legato alla necessità di generare un consenso. Secondo il nostro osservatorio, la sicurezza dei mezzi di trasporto sostenibili (biciclette, monopattini, camminare) migliora grazie a una buona organizzazione degli spazi urbani, piuttosto che attraverso regole che sembrano fatte solo per dimostrare di aver fatto qualcosa, ma che non sono efficaci.
C'è anche una differenza sostanziale tra le flotte di monopattini autorizzate dalle amministrazioni e i monopattini privati. I monopattini in sharing sono tracciabili, con controlli digitali che limitano la velocità e impediscono l'accesso a zone vietate. Questo sistema garantisce maggiore sicurezza rispetto ai monopattini privati. È possibile utilizzare sistemi alternativi che non complicano eccessivamente la regolamentazione. Se sarà necessario, chiederemo l'implementazione di tali sistemi.
Tra le altre cose, abbiamo anche installato rilevatori per l'angolo cieco dei mezzi pesanti per aumentare la sicurezza, una misura unica in Italia che mira a ridurre gli incidenti, spesso causati da veicoli che non vedono ciclisti o pedoni. Stiamo anche creando piste ciclabili quando possibile, delimitando spazi sicuri per i ciclisti con segnaletica verticale e orizzontale. Negli ultimi anni, il numero di persone che usa la bicicletta è aumentato significativamente, e vogliamo continuare questo cambiamento
Stiamo intervenendo con l'educazione nelle scuole per insegnare ai giovani il rispetto del codice della strada, sottolineando l'importanza di spazi dedicati per pedoni, biciclette e monopattini. I pedoni devono avere marciapiedi liberi, mentre biciclette e monopattini devono usare le piste riservate, libere da auto parcheggiate. Inoltre, è necessario aumentare lo spazio per il trasporto pubblico locale, riducendo il numero di auto in città. Questo non significa essere nemici delle auto, ma limitare il loro eccesso per favorire chi ha veramente bisogno di usarle e per migliorare la velocità dei mezzi pubblici.
Gli incidenti gravi e mortali sono spesso causati da questi fattori, ma il codice non sembra affrontarli in modo efficace. Anche se gli incidenti con monopattini e biciclette sono aumentati, è importante considerare la percentuale rispetto ai numeri assoluti.
Non ritengo che il problema sia così grave come descritto, e non ho visto dati statistici che lo confermino. Sembra che la questione sia più di narrazione che di sostanza, il che è preoccupante, dato che il codice della strada è cruciale per la salute e la sicurezza. È un errore stabilire regole uniformi per tutte le città, che hanno esigenze diverse. Ogni città deve poter adattare le regole alle proprie specificità riguardo velocità, zone pedonali e traffico. L'idea di una normativa uniforme, centralizzata, sembra interessante più dal punto di vista sociologico e culturale che politico.
Gli interventi principali riguardano la sicurezza stradale, la limitazione della velocità, l'istituzione di ZTL e il sanzionamento per chi non rispetta il codice della strada, sia per i mezzi tradizionali che per quelli in sharing. Questi cambiamenti sono cruciali ma difficili, poiché implicano una trasformazione radicale della vita urbana e del nostro modo di vivere la città.
La mia seconda priorità è collaborare con chi è critico e con chi ha opinioni diverse, armonizzando posizioni e spiegando chiaramente gli obiettivi. Nonostante gli sforzi, come l'aumento dei chilometri percorsi dal trasporto pubblico, non siamo ancora soddisfatti. È essenziale convincere il governo nazionale e regionale a fare un investimento robusto nel trasporto pubblico, poiché i comuni non possono farcela da soli.
Spendiamo quasi 300 milioni all'anno per il trasporto pubblico locale, mentre i proventi dell'addizionale IRPEF per il Comune di Milano sono poco più di 210 milioni. Questo dimostra il grande sforzo che stiamo facendo. Tuttavia, non basta; è necessario un maggiore supporto.
E l'altra cosa, se mi concede di dirlo, perché per me questa è una platea importante, è importante riconoscere e valorizzare economicamente e socialmente i lavoratori che contribuiscono a migliorare la nostra vita, come autisti del trasporto pubblico, infermieri e medici, che svolgono compiti difficili e impegnativi, anche nei weekend e di notte. Le città, indipendentemente dall'orientamento politico, stanno cercando di fare questo cambiamento insieme ai cittadini e con l'uso della tecnologia e dell'innovazione. La tecnologia aiuta a ottimizzare l'uso dello spazio pubblico e a premiare chi rispetta le regole rispetto a chi non lo fa.