Northvolt fallisce: crolla il sogno europeo delle batterie

Il sogno europeo del gigante delle batterie auto crolla: l'ex startup che avrebbe dovuto competere con i colossi asiatici subisce un duro colpo

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a cura di Tommaso Marcoli

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Il fallimento di Northvolt segna un punto di svolta critico per le ambizioni europee nel settore delle batterie per veicoli elettrici. Quello che doveva rappresentare il fiore all'occhiello dell'indipendenza tecnologica continentale si è trasformato in un caso emblematico delle difficoltà che l'Europa affronta nel competere con i giganti asiatici. La bancarotta dell'azienda svedese non è solo una questione finanziaria, ma solleva interrogativi fondamentali sulla capacità dell'Europa di costruire una propria filiera produttiva in un settore strategico per la mobilità del futuro, mentre i produttori cinesi consolidano rapidamente la loro presenza nel continente.

Un gigante incompiuto

Nonostante il tracollo finanziario di Northvolt, non tutto sembra perduto. Scania, importante costruttore di veicoli commerciali, ha manifestato un concreto interesse per l'acquisizione di Northvolt Industrial, con l'obiettivo di garantire continuità alla produzione dei propri camion elettrici. Questa mossa potrebbe salvare almeno una parte dell'eredità tecnologica e industriale dell'azienda svedese.

Anche sul fronte tedesco si registrano segnali di possibile ripresa. Il ministro dell'Economia Robert Habeck si è espresso con cauto ottimismo sulla possibilità di attrarre nuovi investitori per lo stabilimento di Heide, dimostrando come i governi europei considerino ancora il settore delle batterie una priorità strategica. Nel frattempo, i dipendenti delle filiali in Germania e Canada possono tirare un sospiro di sollievo, con la garanzia di continuare a ricevere i loro stipendi nonostante la crisi.

Le cause di un insuccesso annunciato

La parabola discendente di Northvolt non si è manifestata all'improvviso. L'evoluzione del mercato ha gradualmente eroso le fondamenta del business model dell'azienda svedese. Evan Hartley, Research Manager di Benchmark Mineral Intelligence, ha identificato con precisione i fattori chiave che hanno determinato questo fallimento: "la rapida crescita della domanda di batterie al fosfato di ferro e litio, il crollo dei prezzi delle celle e le generali difficoltà nella produzione hanno rappresentato i colpi di grazia per il progetto".

Ciò che rende particolarmente significativo questo fallimento è il contrasto con le ambizioni iniziali. Northvolt era stata concepita come un progetto di portata continentale, con l'obiettivo di realizzare 170 GWh di capacità produttiva distribuita su tre stabilimenti e una piena integrazione della filiera, dalla produzione di catodi e precursori fino alle celle complete. La realtà ha raccontato una storia diversa.

L'avanzata inarrestabile dei produttori cinesi

Mentre Northvolt rappresentava solo il 7% della capacità pianificata in Europa, i colossi asiatici stanno rapidamente consolidando la loro posizione dominante. CATL, il più grande produttore mondiale di batterie, non si limita a esportare i propri prodotti in Europa, ma sta costruendo una rete di stabilimenti produttivi in Germania, Ungheria e Spagna, quest'ultimo in collaborazione con Stellantis.

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La strategia dei produttori cinesi appare chiara: invece di limitarsi a servire il mercato europeo da lontano, stanno trapiantando la loro capacità produttiva direttamente nel continente, beneficiando così anche di eventuali incentivi e politiche di localizzazione industriale. Questa espansione territoriale rappresenta una sfida ulteriore per qualsiasi tentativo europeo di sviluppare una propria industria delle batterie.

Il futuro dell'indipendenza tecnologica europea

Il fallimento di Northvolt solleva interrogativi fondamentali sul futuro dell'industria europea delle batterie. Invece di progredire verso l'indipendenza tecnologica tanto auspicata, l'Europa rischia di trovarsi ancora più dipendente dai fornitori asiatici in un settore che rappresenta il cuore tecnologico della transizione verso la mobilità elettrica.

Il divario competitivo appare sempre più difficile da colmare. Da un lato, i produttori asiatici beneficiano di economie di scala, avanzamento tecnologico e costi di produzione inferiori, dall'altro, le iniziative europee faticano a decollare nonostante il sostegno istituzionale. La combinazione di questi fattori sta delineando uno scenario in cui l'Europa potrebbe diventare un terreno di produzione per aziende straniere piuttosto che il luogo di nascita di campioni industriali continentali.

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