Comprare un'auto non significa possederla, o almeno sarà così tra qualche anno se General Motors e John Deere otterranno quello che vogliono dalle autorità statunitensi. Gli avvocati delle due aziende infatti hanno detto al Copyright Office che gli agricoltori non possiedono completamente i trattori che usano, perché c'è una "licenza implicita" sul software.
Cosa significa? Che comprando il veicolo si possiede la carcassa, ma la proprietà del software resta al produttore del mezzo stesso, o eventualmente all'azienda terza che ne ha curato lo sviluppo. Si viene così a sgretolare ulteriormente il concetto di proprietà, così come accade con il software in generale, con i contenuti digitali (musica, film, libri) e anche con le batterie delle automobili.
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Kyle Wiens su wired.com riporta poi che altri produttori del settore automobilistico hanno sottoposto la stessa questione, e ora si attende una decisione del Copyright Office per il prossimo luglio. Se la richiesta dovesse essere accettata allora i trattori - ma anche le auto - diventerebbero come computer e smartphone, nel senso che compriamo la carcassa ma mai ciò che contiene.
Nel caso delle auto e dei trattori la questione è particolarmente delicata perché andrebbe a ridurre in modo diretto la possibilità di fare manutenzione fuori dai circuiti ufficiali. Non che oggi le cose siano molto diverse: per intervenire su un'auto ci vuole il software diagnostico specifico, che possiedono solo le officine autorizzate e quelle indipendenti che l'hanno comprato - o ne hanno una versione pirata.
Si ripropone quindi il tema delle modifiche software più o meno autorizzate, degli hack, dei software personalizzati e degli accessi a quelle parti del software che il produttore ha voluto sigillare. Se Android fosse così, per esempio, eseguire il root sarebbe apertamente illegale - mentre oggi al massimo si rischia di perdere la garanzia del produttore.
La chiave per parlare di illegalità sono i DRM (Digital Rights Management). Non è illegale prendere un software e manipolarlo, ma lo diventa se per farlo è necessario scardinare eventuali protezioni digitali. Ed ecco che l'automobile che abbiamo comprato smette di essere davvero nostra, che non ne siamo più totalmente in possesso.
Almeno secondo il significato canonico di "possesso", ma ormai sembra proprio che questa parola sia destinata ad andare in pensione. L'altro ieri erano i computer, ieri gli smartphone, stamattina i film, oggi pomeriggio le auto. Stasera saranno gli elettrodomestici e domani tutto il resto.
Per John Deere si tratta di proteggere la proprietà intellettuale, d'impedire che un concorrente usi a sbafo quello che hanno creato investendo molte risorse. Modifiche non autorizzate al veicolo potrebbero renderlo meno efficiente, più prono ai guasti, persino meno sicuro. Sembra sensato, ma è un discorso che mette la proprietà intellettuale dell'azienda prima della libertà individuale.
Alcune associazioni e aziende, in tutto il mondo, lavorano attivamente affinché il concetto di proprietà non venga spogliato del suo significato. Tra loro ci sono la Electronic Frontier Foundation, ma anche realtà commerciali come iFixIt. È probabilmente una delle grandi questioni della nostra epoca, forse una di quelle più importanti, richiamata persino del dibattito sul TTIP, ma non sono molti a pensarci su. Voi ci avete riflettuto qualche volta?