Mistero 2035: chi appoggia davvero l'Italia?

Il piano di revisione proposto dall'Italia non sembra aver trovato l'intesa dei grandi Paesi UE come Francia, Germania e Spagna.

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a cura di Tommaso Marcoli

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La proposta italiana di anticipare le discussioni attorno alla revisione del bando delle auto endotermiche dal 2026 al 2025 ha scatenato un acceso dibattito tra i Paesi membri dell'Unione Europea. Il ministro italiano Adolfo Urso ha dichiarato di aver ottenuto il sostegno di dieci Paesi, ma alcune cancellerie si sono già defilate, creando incertezza sulla reale portata del consenso.

La questione è emersa durante il recente Consiglio Competitività dell'UE, dove sono emerse posizioni contrastanti. Urso ha affermato: "Diversi paesi hanno già espresso le loro opinioni sulla nostra proposta in seno al Consiglio, mentre altri lo hanno fatto in incontri bilaterali". Tra i presunti sostenitori, il ministro ha citato Romania, Slovacchia, Lettonia, Malta, Cipro, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna e Germania, con l'aggiunta di Austria e Olanda.

Tuttavia, la situazione appare più complessa di quanto inizialmente presentato. La Germania, in particolare, ha mostrato posizioni contrastanti. Mentre il ministro Robert Habeck ha mostrato aperture, il segretario all'Economia Sven Giegold ha parlato di "malintesi da chiarire", sottolineando che Berlino "non vuole indebolire le normative sul clima" e ritiene "cruciali i target di riduzione".

Di fatto, quella che sembra emergere è una netta spaccatura su una questione tanto dirimente quanto controversa per il futuro dell'auto.

Altri Paesi chiave come Francia, Svezia, Polonia e Spagna hanno espresso posizioni simili a quella tedesca. Il ministro spagnolo dell'Industria, Jordi Hereu, ha dichiarato: "Siamo convinti di dover mantenere l'ambizione, ma rafforzando gli strumenti per raggiungere questi obiettivi".

Implicazioni e prospettive future

La divergenza di opinioni tra gli Stati membri dell'UE su questo tema cruciale per l'industria automobilistica europea potrebbe portare a lunghe e complesse negoziazioni. La proposta italiana di anticipare la revisione al 2025 mira a creare un percorso più flessibile verso l'obiettivo del 2035, ma incontra resistenze da parte di chi teme un indebolimento degli impegni climatici.

Le regole di voto del Consiglio, legate anche alla popolazione rappresentata dai vari Paesi, renderanno il processo decisionale ancora più delicato. La questione continuerà sicuramente ad essere oggetto di intensi dibattiti ai massimi livelli istituzionali europei nei prossimi mesi.

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