Mini cambia rotta: addio all'elettrico totale entro 2030

MINI ritarda l'addio al motore termico: l'elettrificazione totale della gamma avrà bisogno di più tempo rispetto ai piani iniziali

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a cura di Tommaso Marcoli

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Il ritmo dell'elettrificazione automobilistica subisce un altro rallentamento inaspettato. Quello che sembrava un percorso ormai tracciato verso la completa transizione elettrica si sta rivelando molto più accidentato del previsto, con MINI che diventa l'ultimo marchio a fare retromarcia sui propri ambiziosi piani. La casa automobilistica britannica, parte del Gruppo BMW, aveva annunciato nel 2021 l'intenzione di vendere esclusivamente veicoli elettrici entro la fine del decennio, ma ora la realtà del mercato ha imposto un cambio di rotta significativo, rivelando quanto sia complesso il passaggio a una mobilità completamente a zero emissioni.

In un'intervista rilasciata ad Automotive News, Michael Peyton, vicepresidente di MINI per le Americhe, ha confermato l'abbandono del progetto di elettrificazione totale. "Ci stiamo ancora muovendo in quella direzione", ha dichiarato Peyton, "ma abbiamo constatato che, specialmente per il mercato nordamericano, i motori termici mantengono un'importanza cruciale e continueranno ad averla nel prossimo futuro". Questa rivalutazione ha portato MINI a modificare la propria strategia globale, con un impegno rinnovato verso lo sviluppo di veicoli con propulsori tradizionali per un periodo più lungo di quanto inizialmente previsto.

La decisione di MINI riflette un fenomeno sempre più diffuso nel settore automobilistico. Diverse case automobilistiche stanno rivedendo i loro obiettivi di elettrificazione completa, trasformando quelle che sembravano promesse in pietra in dichiarazioni d'intenti più elastiche. Questo è particolarmente evidente nei mercati come quello americano, dove l'adozione dei veicoli elettrici procede a un ritmo più lento rispetto ad altre regioni globali.

Ostacoli geopolitici e strategici

Le tensioni commerciali internazionali hanno giocato un ruolo determinante in questa decisione. Tra i motivi principali dell'impossibilità di seguire il piano originale figura la difficoltà nel commercializzare negli Stati Uniti il nuovo crossover elettrico Aceman. Il veicolo, prodotto esclusivamente in Cina, è soggetto a dazi del 145% per l'importazione negli USA, un'eredità delle politiche commerciali introdotte dalla precedente amministrazione Trump e mantenute dall'attuale governo.

Peyton ha escluso l'opzione di adattare lo stabilimento BMW di Spartanburg, in Carolina del Sud, per la produzione locale dell'Aceman, citando problematiche relative alla catena di approvvigionamento e alla mancanza di supporto adeguato dai fornitori. Questo ha costretto MINI a rivedere completamente la propria strategia commerciale per il mercato nordamericano, con un rinnovato focus sui motori a combustione interna per compensare l'assenza dell'Aceman elettrica nel suo portafoglio statunitense.

Nonostante il rallentamento della transizione elettrica, MINI non ha completamente abbandonato l'innovazione. Il marchio sta esplorando la possibilità di tornare alle proprie radici con un modello dalle dimensioni estremamente compatte, ispirato al concept Rocketman del 2011. Questo veicolo, che incarnerebbe l'essenza del marchio MINI con le sue dimensioni ridotte, potrebbe avere successo sia in Europa che negli Stati Uniti, rispondendo alla domanda di auto cittadine efficienti e maneggevoli.

Parallelamente, il brand britannico sta valutando l'introduzione di un modello più grande della Countryman, attualmente il veicolo più imponente nella gamma MINI. Questa strategia a due direzioni – verso veicoli più compatti e contemporaneamente più grandi – dimostra la ricerca di un equilibrio per soddisfare esigenze di mercato divergenti.

La visione del Gruppo BMW

All'interno del Gruppo BMW, le strategie di elettrificazione seguono percorsi differenziati a seconda del marchio. Mentre MINI rivede i propri obiettivi, Rolls-Royce mantiene fermo l'impegno di abbandonare il suo iconico motore V12 all'inizio del 2030, puntando su una transizione completa all'elettrico. BMW, il marchio principale del gruppo, ha invece adottato da tempo un approccio più cauto, evitando di fissare date precise per l'abbandono dei motori a combustione.

Secondo le stime del Gruppo, entro il 2030 i veicoli elettrici potrebbero rappresentare oltre il 50% delle vendite annuali, ma con una condizione fondamentale: lo sviluppo di "un'infrastruttura di ricarica completa". Questa precisazione evidenzia come il successo della mobilità elettrica dipenda non solo dalle scelte dei costruttori, ma anche da fattori esterni come le politiche pubbliche e gli investimenti infrastrutturali.

I dati attuali mostrano comunque progressi significativi: nel 2024 la quota di veicoli elettrici nelle vendite complessive del Gruppo è salita al 17,4%, rispetto al 14,7% dell'anno precedente. Il primo trimestre del 2025 ha registrato un'ulteriore accelerazione, con un incremento del 32,4% delle vendite elettriche, che hanno raggiunto quota 109.516 unità, rappresentando il 18,7% delle 586.149 auto vendute globalmente dal gruppo.

Questa revisione della strategia di MINI riflette una nuova fase di realismo nell'industria automobilistica. La transizione verso la mobilità elettrica prosegue, ma a un ritmo più calibrato sulle reali condizioni di mercato, infrastrutturali e geopolitiche. Per i consumatori, questo si traduce in una maggiore libertà di scelta tra diverse tecnologie di propulsione, almeno per il prossimo futuro.

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3 Commenti

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colpa dei dezi eh... Non che non ne vendono mezza, quello non si può dire :D
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ed intanto Renault sta facendo uscire auto bellissime elettriche che vendono benissimo
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La versione full optional costa 47.000 € a chi pensavano di venderla?
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La versione full optional costa 47.000 € a chi credevano di venderla?
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