Piacere di guida, sensori da vendere e coppia (in combinato) in abbondanza; con queste semplici parole potremmo descrivere il SUV nipponico che punta ad impensierire, con ottime carte in tavola, i SUV teutonici. In occasione del “ponte” dei morti, a cavallo tra ottobre e novembre, abbiamo deciso di saggiare con più attenzione le capacità e le potenzialità del nuovo SUV di alta gamma di casa Mazda, conosciuto con il nome di CX-60. Per farlo abbiamo coperto un itinerario per un totale di 1.000 km, su più giorni, con percorsi misti sia cittadini (20%), sia extra urbani (30%), sia di montagna (50%). Mazda CX-60 non è un SUV comune o facile da manovrare, almeno all’apparenza; complici i suoi 4.70 metri di lunghezza e 1.94 di larghezza si potrebbe pensare che sia piuttosto difficile da utilizzare, ma in seguito a tutti i chilometri percorsi ci sentiamo di anticipare che non è proprio così. Ma andiamo per gradi.
CX-60 è la vettura di casa Mazda, di serie, più potente di sempre complice una cavalleria complessiva (endotermica + elettrica) di 327 cavalli e 500 Nm. È un’ibrida plug-in (e-SKYACTIV PHEV), con un motore 2.5 quattro cilindri a benzina aspirato da 192 CV e un elettrico da 175 alimentato da una batteria agli ioni di litio da 17,8 kWh (355 V). Le prestazioni sono esaltanti, con uno 0-100 (a batteria carica) in circa 5 secondi e una zona rossa a 6.500 giri al minuto. La trazione è di tipo integrale e la gestione varia a seconda della modalità di guida. Il cambio, automatico a doppia frizione e otto rapporti, è sviluppato interamente da Mazda e permette cambiate rapide e precise, anche se in alcune occasioni soprattutto passando da elettrico a termico (o viceversa) abbiam registrato qualche piccola incertezza legata, probabilmente, alla gioventù stessa del cambio.
Quattro le modalità di guida: normal (che privilegia l’EV senza possibilità di scelta), sport (dove non è possibile utilizzare l’ACC), EV (solo elettrico) e off-road (che elimina le asperità del terreno). Anche se non era nei piani, complice una scelta a dir poco bizzarra dell’itinerario con Waze abbiam provato brevemente (e lentamente) CX-60 anche su un fondo irregolare in modalità off-road registrando percorrenze piacevoli e sicure; in questa breve fase abbiam sperimentato anche il controllo di velocità in discesa che si è dimostrato pronto e efficace sempre. Purtroppo, come per altre plug-in non è possibile consumare prima il carburante dell’elettrico.
Lo sterzo è preciso e lineare e nonostante gli enormi cerchi da 20”, e l’assenza di un asse posteriore sterzante, non abbiamo registrato alcuna difficoltà a percorrere i quasi 200 (andata e ritorno, due volte) tornanti del Passo dello Stelvio. Sebbene CX-60 sia un SUV “abbastanza turistico” o comunque improntato su quel genere, lo sterzo è abbastanza diretto e poco demoltiplicato. I freni non demordono e nonostante le oltre 2 tonnellate riescono ad arrestare bene la vettura. Qui una nota positiva per Mazda: spesso, nelle plug-in, abbiamo trovato un pedale del freno “spugnoso” e decisamente poco piacevole, su CX-60 è presente invece un sistema che regala una risposta sincera in tutte le situazioni. I freni sono adeguati? Per un utilizzo da Codice della Strada sicuramente sì, con sollecitazioni maggiori la sensazione è che possano affaticarsi velocemente; in ogni caso CX-60 non è un SUV sportivo, pertanto riteniamo che sia un non-problema.
La tenuta di strada e la dinamica di guida sono apparse solide, anche forzando il ritmo. Il beccheggio e il rollio sono contenuti, grazie anche al Kinetic Posture Control (KPC). Per chi non lo sapesse, si tratta di un sistema ideato da Mazda (e implementato anche sulla MX-5 ND di quest'anno) che, in curva, agisce sul freno della ruota posteriore interna provocando uno smorzamento delle sospensioni rendendo l'auto più stabile e precisa.
L’ultimo dettaglio tecnico lo lasciamo al sistema di illuminazione, davvero efficace e chiaro; la fanaleria a LED ideata da Mazda ci ha permesso di vedere chiaramente la strada in ogni situazione, anche sul Passo con condizioni decisamente poco favorevoli. Inoltre, la possibilità di abilitare gli abbaglianti automatici rende tutto enormemente più facile e luminoso. Davvero ben fatto Mazda.
Con quasi un migliaio di chilometri all’attivo non è difficile spendere qualche pensiero anche sull’abitacolo e in particolare gli interni. I materiali sono di qualità, con tessuti morbidi, cuciture a regola d’arte e plastiche ben accoppiate; apprezzabili i rivestimenti in legno anche se avremmo preferito trovare qualche cromatura in meno. In ogni caso, a differenza della moda attuale, ci piace vedere come Mazda abbia deciso di non implementare plastiche lucide che spesso e volentieri si graffiano con estrema facilità. Il display è ampio e ben integrato con la plancia a sviluppo orizzontale; Android Auto e Apple CarPlay sono Wireless e le soluzioni di ricarica sono numerose (wireless, 2x USB-C anteriori e 2x USB-C posteriori).
Ottimi i controlli alla guida che, su strade compatibili, permettono di viaggiare con più serenità riposando entrambi i piedi. In generale CX-60 beneficia di numerosi controlli e assistenti alla guida, così come moltissime telecamere che consentono di incrementare enormemente la visibilità. Grande e spazioso anche il baule che, nel doppio fondo, permette di nascondere i cavi di ricarica; il piano di carico è piatto ma purtroppo privo di una rete contenitiva. Un piccolo scivolone Mazda, considerati i 570 litri a disposizione ci sarebbe piaciuto trovare un sistema di ancoraggio, così da evitare possibili “shakerate” durante il viaggio.
Ma i consumi? Come accennato, Mazda CX-60 è un SUV plug-in con batteria da 17,8 kWh e 50 litri di serbatoio. Percorrendo circa 400 km in montagna (Diga di Cancano, Livigno, Passo dello Stelvio, Lago di Resia e altri posti sperduti in Alta Valtellina) abbiam registrato circa 10 l/100 km con batteria scarica e un consumo medio di 24,7 kWh/100 km (in modalità elettrico). In modalità rigenerativa scendendo dal Passo dello Stelvio e veleggiando per lo più siam riusciti a caricare quasi il 50% della batteria e percorrere, con attenzione, circa 30 km. Con la batteria al 100%, invece, non è difficile coprire circa 70 km ad emissioni zero. Consumi di tutto rispetto considerata la mole da spostare e l’itinerario scelto; francamente temevamo di consumare come la Jaguar F-Type V8 provata alcuni mesi fa proprio sul Passo stesso.
Cosa apprezziamo
Riassumendo, apprezziamo di Mazda CX-60 le doti di guida, il cambio di nuova generazione e il sistema propulsivo che spinge il grande SUV senza alcun problema. Ben fatto anche lo sterzo, preciso, che permette spostamenti facili senza particolari manovre. Ottimi i consumi che, nonostante il contesto, ci sono sembrati misurati e bilanciati. Bene anche gli interni, ariosi, efficaci e di qualità. I sedili sono pensati per le lunghe percorrenze, con numerosi controlli elettronici e possibilità di riscaldamento e ventilazione.
Cosa non apprezziamo
Sottotono, a nostro parere, alcuni piccoli aspetti; l’assenza della rete nel baule, l’apertura limitate del tetto (davvero un peccato!) e il sistema di ricarica wireless che non è in grado di mantenere una ricarica costante complice una posizione davvero poco pratica.
Conviene?
Per portarsi a casa una Mazda CX-60 servono di base poco meno di 50.000 euro per la plug-in, base, in prova. Per l’allestimento della vettura presa in esame servono invece poco più di 65mila euro (Convenience & Sound Pack + Comfort Pack + Driver Assistance Pack + Panoramic Sunroof). Mazda CX-60 non è esente da difetti, ma per lo più di gioventù e tutti risolvibili con un piccolo “fine-tuning”; a nostro parere non manca praticamente niente per questo SUV premium da turismo. Attenzione tedesche!