Mazda CX-60 mild-hybrid diesel Takumi, cosa ci piace cosa no | La nostra prova

Con Mazda CX-60 E-Skyactiv D, il brand giapponese svela un SUV di segmento D con consumi da record.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

Spazioso, sofisticato ed efficiente. Con queste tre semplici parole potremmo riassumere e definire Mazda CX-60 E-Skyactiv D, ovvero la versione a gasolio del SUV più grande in Europa del marchio nipponico. Non è la prima volta che ci confrontiamo con questo modello, già lo scorso anno, infatti, abbiamo potuto provare la declinazione plug-in hybrid per circa un migliaio di chilometri, guidandolo su strade, autostrada e anche percorsi di montagna.

Come differisce questa versione dalla precedente? Riassumendo, semplicemente dal sistema propulsivo. Mentre la variante plug-in hybrid sfrutta un binomio composto da un sistema benzina (4cil, 2,5 litri e 191 cavalli) abbinato ad uno elettrico alla spina (175 cavalli) per un totale di 327 cavalli, quello diesel beneficia di un sistema mild-hybrid (6cil, 3,3 litri e 200 cavalli).

Cosa ci convince

Mazda CX-60, come accennato, si colloca nella parte alta della gamma del brand nipponico, superando quindi il più compatto CX-5 e la soluzione perfetta per la città CX-30, recentemente rinnovato alle versioni 2024. Le dimensioni di CX-60, davvero importanti, lo posizionano come un SUV di segmento D grazie ai suoi 4,74 metri di lunghezza, 1,95 di larghezza e 1,68 di altezza. Nonostante questo aspetto, però, CX-60 si guida bene in tutti i contesti complice la presenza di una ricca suite di sensori di bordo che permettono di monitorare attentamente il SUV in tutte le sue manovre.

Siamo sempre consapevoli che il look è un aspetto soggettivo, però crediamo che CX-60 sia un prodotto ben riuscito e piacevole alla vista. Durante la nostra prova, in più occasioni abbiamo catturato qualche sguardo curioso forse anche a causa della sua presenza non così comune sulle strade di Milano.

Oltre agli esterni, un aspetto che abbiamo molto apprezzato è la plancia e, più in generale, la qualità percepita a bordo. CX-60 eredita, per certi versi, gli stilemi dei precedenti prodotti di casa Mazda e pertanto ritroviamo una ricca pulsantiera facilmente raggiungibile e utilizzabile in ogni situazione. Il display è ampio ma non invasivo, mentre le bocchette sono simmetriche e ben integrate.

La console centrale presenta un bracciolo piuttosto ampio, all'interno del quale sono presenti due porte USB-C. Non manca il classico "rotore" che controlla tutte le funzioni del sistema di intrattenimento, che ancora una volta non dispone di comandi touchscreen per non distrarre durante la guida. Android Auto e Apple CarPlay sono disponibili wireless, come tutte le più recenti soluzioni.

Il volante è ottimo e dotato di una serie di pulsanti fisici necessari per regolare i comandi della radio e per la gestione del cruise control adattivo e del limitatore di velocità. Anche i sedili sono raffinati e, nella nostra configurazione, offrono regolazioni elettroniche e funzionalità di riscaldamento e raffrescamento. L'abitabilità a bordo è elevata, il che non sorprende considerando la lunghezza di quasi 4,8 metri, mentre il bagagliaio, con portellone elettrico, offre una capacità di 477 litri, che è nella media.

Eccellente, infine, il sistema propulsivo capace di offrire consumi da record in praticamente qualsiasi contesto. Torneremo su questo argomento nel paragrafo dedicato.

Cosa non ci convince

Trattandosi di una versione analoga alla precedente plug-in, purtroppo eredita tutte le stesse criticità che avevamo già riscontrato. La prima, forse la più fastidiosa, riguarda il sistema di ricarica wireless che purtroppo non offre un posizionamento efficace dello smartphone. L’alloggiamento è ampio e compatibile potenzialmente con qualsiasi modello; tuttavia, l’assenza di un bordino non permette un posizionamento saldo e ogni buca o scossone porterà ad una interruzione della carica. Il secondo aspetto che non abbiamo apprezzato è il tettuccio, davvero troppo ridotto su un’auto di questo calibro.

Come va

Il settore dell'auto ci ha abituato, ormai da qualche anno, al concetto del downsizing proponendo motori sempre più compatti e "privati" del quarto cilindro. Mazda, invece, è uno dei pochi costruttori che ha deciso di investire di continuare sulla strada ormai ben avviata introducendo propulsori non solo "completi", ma addirittura con "anacronistici" sei cilindri. Come mai? Semplice, per trovare una soluzione efficace e adatta all'utilizzo.

Mazda offre due versioni del CX-60 mild-hybrid diesel: una variante da 200 CV con trazione posteriore e una più performante da 249 CV con trazione integrale. Il vero protagonista qui è senza dubbio il motore a sei cilindri da 3,3 litri, che ci ha conquistato fin da subito con il suo suono piacevole e coinvolgente quando si spinge un po' l'acceleratore in modalità Sport.

La potenza del motore è decisa e lineare, ma nonostante il grande volume del motore e il peso del veicolo, i consumi sono sorprendentemente contenuti. Su un percorso misto di oltre 600 km, siamo riusciti a registrare un consumo medio di circa 4,4 l/100 km. Facendo più attenzione al pedale dell’acceleratore e concedendo all’auto di veleggiare anche alle basse velocità, non è difficile in verità sfiorare anche i 4 l/100 km. In modalità Sport, adottando uno stile di guida meno parsimonioso è davvero difficile superare i 5,5 l/100 km. Come la maggior parte dei diesel provati anche questa versione appare rumorosa sotto sforzo, forse a causa della cubatura.

Come può un motore con una cilindrata di 3,3 litri essere efficiente? Il segreto risiede nel dispositivo DCPCI, che sta per Distribution Controlled Partially Premixed Compression Ignition, ovvero un sistema che ottimizza le fasi di iniezione del carburante, sfruttando una forma innovativa della testa dei pistoni che Mazda definisce "a uovo". Un ulteriore aiuto viene fornito dal piccolo propulsore mild con batteria da 0,33 kWh, che eroga 17 cavalli e 150 Nm di coppia.

Anche il telaio è eccellente: nelle curve, infatti, il veicolo si muove con una certa agilità, merito anche del sistema KPC che opera come una sorta di vectoring della coppia e contribuisce ad una migliore aderenza in curva. Il cambio è un inedito automatico a 8 rapporti, non velocissimo ma sempre molto preciso. Nonostante la trazione posteriore e la coppia di 450 Nm, per scomporlo è necessario impegnarsi.

I controlli alla guida sono validi e permettono di viaggiare in modo più rilassato con entrambi i piedi appoggiati. In generale, il CX-60 offre numerosi controlli e assistenti alla guida, oltre a una grande quantità di telecamere che migliorano notevolmente la visibilità.

Conviene?

Per portarsi a casa una Mazda CX-60 servono almeno 53.000 euro per la versione diesel. Gli allestimenti a disposizione sono quattro (Prime Line, Exclusive Line, Homura e Takumi) con una differenza di prezzo di circa 7mila euro tra quello più ricco e più accessibile. La motorizzazione plug-in si posiziona a metà strada tra i due propulsori diesel, mentre i pacchetti a disposizione sono numerosi.

Mazda CX-60 non è esente da difetti, ma a nostro giudizio sono per lo più di gioventù e tutti risolvibili con un piccolo “fine-tuning”; non manca praticamente niente su questo SUV premium da turismo. Attenzione solo ad alcuni pacchetti, in quanto -purtroppo- il Cruise Adattivo non è presente di serie neanche nell’allestimento Takumi.

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