Sono ore più frenetiche del solito quelle che occupano le giornate del Cremlino. Guardando a Ovest, il cambio alla Presidenza degli Stati Uniti d'America sta riaprendo i canali di dialogo con la suggestione di "enormi investimenti" in futuro. D'altronde questa è l'espressione della Deal Economics di Donald Trump: le aziende americane sono pronte a tornare in Russia ad investire, a patto che si faccia business. Guardando a Est, l'idillio dell'amicizia "forte come una pietra" sembra essersi quantomeno - e questa è una sorpresa - scheggiato. Da inizio anno, l'export della Cina verso la Russia si è contratto del 10,9% rispetto allo stesso periodo nel 2024. La Cina ha sempre sostenuto economicamente la Russia dal 24 febbraio 2022, sostituendosi di fatto ai fornitori occidentali che hanno imposto sanzioni e si sono allontanati dal mercato russo. Ora l'inversione di tendenza - con un calo sensibile in poco tempo - potrebbe avere ripercussioni importanti sulla fragile economica di guerra russa. Ma come mai si è arrivati allo sbilanciamento di quest'equilibrio? All'origine di tutto potrebbe esserci l'importazione di automobili cinesi in Russia che negli ultimi 3 anni hanno letteralmente travolto come una valanga il mercato annichilendo la quota di automobili russe all'interno del Paese. Il Cremlino ha scelto quindi di prendere delle contromisure e queste potrebbero aver avuto ripercussioni sulla bilancia commerciale tra Cina e Russia.
Il contesto
La Russia ha infatti recentemente avviato una serie di misure restrittive mirate a limitare il crescente flusso di automobili importate dalla Cina. Questa decisione rappresenta un chiaro tentativo da parte del governo russo di frenare la sempre più marcata dipendenza dai veicoli cinesi, emersa in seguito all'abbandono del mercato da parte dei marchi occidentali. Il principale strumento scelto da Mosca consiste nell'aumento significativo delle cosiddette "tasse di riciclaggio", che nella pratica funzionano come vere e proprie tariffe doganali.
Il contesto che ha portato a questa situazione è da ricercarsi nelle sanzioni occidentali imposte alla Russia nel 2022, in risposta all'invasione dell'Ucraina. Queste misure hanno efficacemente tagliato fuori il mercato russo dai principali marchi automobilistici globali, creando un vuoto che le case automobilistiche cinesi hanno prontamente colmato. Le aziende cinesi hanno saputo sfruttare l'elevata domanda russa combinata con la limitata offerta disponibile.
I numeri parlano chiaro: le esportazioni di veicoli cinesi a benzina verso la Russia hanno superato il milione di unità lo scorso anno, rappresentando circa il 30% del totale delle esportazioni cinesi di auto a combustione interna. Ancora più impressionante è l'aumento di oltre sette volte del volume di esportazioni di veicoli cinesi verso la Russia tra il 2022 e il 2024.
Questa rapida penetrazione del mercato ha portato i marchi cinesi a detenere attualmente il 63% della quota di mercato russo, un dato straordinario se si considera che prima del 2022 questa percentuale era inferiore al 10%. Di conseguenza, la quota di mercato dei marchi russi è scesa drasticamente, attestandosi oggi al 29%.
Le nuove misure
A gennaio, il governo russo ha deciso di intervenire con determinazione, più che raddoppiando le "tasse di riciclaggio" e portandole a 7.500 dollari USA per la maggior parte delle importazioni di autovetture. Sebbene ufficialmente queste imposte siano destinate a coprire i costi di smaltimento dei veicoli a fine ciclo vita, nella pratica funzionano come tariffe doganali volte a scoraggiare le importazioni.
Il piano prevede un ulteriore inasprimento di queste misure, con aumenti annuali del 10-20% fino al 2030. L'obiettivo dichiarato è quello di ridurre progressivamente la domanda di veicoli importati, favorendo la produzione interna.
Le ragioni di Mosca
La crescente preoccupazione di Mosca riguarda il rischio che l'afflusso massiccio di veicoli cinesi possa minacciare l'esistenza stessa dei produttori automobilistici nazionali russi. L'obiettivo primario di queste misure è quindi quello di incoraggiare la produzione interna, rendendo le auto importate sensibilmente più costose per i consumatori russi.
In una visione più ampia, la Russia mira a ridurre la dipendenza dalle importazioni straniere e a incentivare le aziende cinesi a stabilire impianti di produzione direttamente sul territorio russo, creando così posti di lavoro e trasferimento di tecnologie.
Implicazioni per la Cina
Nonostante le nuove misure, gli analisti prevedono che le esportazioni di auto cinesi in Russia rimarranno forti anche quest'anno, sebbene con un tasso di crescita rallentato. La ragione principale è che la Russia semplicemente non riesce a produrre internamente abbastanza veicoli per soddisfare la propria domanda, né può reperire forniture sufficienti da altri mercati.
Attualmente, le tasse imposte non sono ancora abbastanza elevate da frenare significativamente le importazioni. Tuttavia, con l'aumento continuo previsto nei prossimi anni, è probabile che le esportazioni cinesi verso la Russia alla fine subiranno una contrazione.
Questa situazione pone le case automobilistiche cinesi di fronte alla necessità di espandere le proprie vendite in altri mercati per stabilizzare la crescita delle esportazioni e assorbire l'eccesso di offerta di veicoli a combustione interna di fabbricazione cinese. Vale la pena notare che le case automobilistiche cinesi avevano inizialmente accolto con favore il mercato russo proprio dopo che misure anti-dumping avevano ostacolato le loro vendite in altri mercati come Stati Uniti, Unione Europea, Canada, Turchia e Brasile.
Implicazioni per il mercato russo
L'aumento dei prezzi delle auto importate avrà inevitabilmente un impatto sulla disponibilità e sull'accessibilità dei veicoli per i consumatori russi. Ci si può attendere una spinta verso i marchi nazionali, sebbene la loro quota di mercato sia attualmente inferiore e la loro capacità produttiva limitata.
Un fattore chiave da osservare nei prossimi mesi sarà l'efficacia di queste misure nel promuovere effettivamente la produzione interna russa. La sfida per i produttori nazionali sarà quella di colmare rapidamente il divario qualitativo e tecnologico rispetto ai concorrenti cinesi.
Il quadro più ampio
È importante considerare che la Cina è stata un alleato economico fondamentale per la Russia durante l'invasione dell'Ucraina, fornendo un sostegno cruciale in un momento di isolamento internazionale. Pertanto, gli sforzi della Russia per frenare le importazioni cinesi difficilmente riflettono una relazione di completa armonia tra i due paesi.
La mossa della Russia evidenzia anche una tendenza più ampia dei paesi a cercare di proteggere le proprie industrie nazionali attraverso politiche commerciali, anche a costo di tensioni con i partner commerciali. Allo stesso tempo, sottolinea le sfide affrontate dalle case automobilistiche cinesi nella loro espansione globale.
Va segnalato che la Russia ha anche bloccato la vendita di un modello di camion cinese per presunte violazioni della sicurezza e ha avvertito che potrebbero seguire ulteriori controlli di conformità. Queste misure arrivano in un contesto di prevista flessione delle vendite di auto nuove in Russia, con proiezioni di un calo del 30% nel 2025 se i tassi di interesse elevati dovessero persistere.
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