Lamborghini Urus SE: il controllo degli elementi

Un progetto incredibile che con l'introduzione dell'ibrido cambia le regole del gioco delle prestazioni possibili per un SUV

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a cura di Tommaso Marcoli

Editor

Mi sono svegliato di buona mattina per raggiungere il prima possibile Sant'Agata Bolognese. Appena superati i cancelli la trovo immobile: la Lamborghini Urus SE mi aspetta con le sue linee affilate. Il cavo della ricarica è ancora attaccato, d'altronde anche il motore elettrico è affamato di energia. Mi avvicino e la studio con lo sguardo per non trascurare nessun dettaglio nell'attesa di conoscerci meglio. La giornata luminosa di fine inverno mi assiste e riesco ancora meglio a percepire le differenze tra la SE e le precedenti Urus. Nell'arancione Egon, uno dei nuovi colori disponibili, la Urus SE non è semplicemente parcheggiata, è ancorata al paesaggio: lì a Sant'Agata è la sua dimensione.

Sette anni dopo il debutto rivoluzionario del primo super SUV del Toro, questa evoluzione ibrida rappresenta un punto di svolta. Non è solo questione di numeri - 800 cavalli complessivi, 60 chilometri di autonomia elettrica - ma di una filosofia che fonde tradizione e futuro in un equilibrio finora inesplorato. Ho avuto il privilegio di averla provata. Ecco la mia esperienza.

Lusso e tecnologia

La portiera si apre con un movimento fluido e silenzioso, rivelando un abitacolo che è sia cockpit sia salotto. L'aria condizionata diffonde una fragranza leggera di pelle pregiata, mentre la luce mattutina rimbalza sulle nuove modanature in alluminio anodizzato che disegnano X geometriche sulla plancia - un richiamo all'esagono, motivo iconico che da decenni caratterizza il DNA stilistico di Lamborghini, fin dai tempi della leggendaria Miura.

Mi accomodo su dei sedili non particolarmente sportivi ma comunque avvolgenti. Sotto le dita, la pelle incontra l'alluminio e la fibra di carbonio in una sinfonia materica che parla di tradizione artigianale e innovazione tecnologica. Il nuovo schermo centrale da 12,3 pollici si illumina con una grafica rinnovata, più fluida e intuitiva.

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Il "Tamburo" - così viene chiamato il selettore delle modalità di guida - si presenta ora arricchito di nuove opzioni. Oltre alle familiari (per Lamborghini) Strada, Sport, Corsa, e alle modalità dedicate ai terreni più impervi (Neve, Sabbia, Terra), ora si aggiungono le inedite Full EV Drive, Hybrid, Performance e Recharge. Ogni rotazione del selettore non modifica semplicemente parametri tecnici, ma trasforma l'intera anima della vettura, come un direttore d'orchestra che alterna movimenti e tonalità emotive.

Il super ibrido

Premo il pulsante di avviamento e, in modalità elettrica, la Urus SE si desta in un silenzio quasi mistico, interrotto solo dal sottile sibilo del sistema di bordo che si attiva. È un'esperienza straniante per chi associa il marchio del Toro al ruggito selvaggio dei V10 e V12 aspirati. Eppure, c'è qualcosa di profondamente affascinante in questa dualità: la potenza domata, la belva addomesticata che avanza silenziosa prima di rivelare la sua vera natura.

Uscendo dal complesso, procedo in modalità elettrica attraverso i piccoli borghi che mi separono dall'autostrada. Le quattro ruote sterzanti donano un'agilità sorprendente a questa mole di 2,5 tonnellate, permettendomi di affrontare vicoli stretti con disarmante semplicità. I 192 CV elettrici sono più che sufficienti per muoversi nel traffico cittadino, con una coppia istantanea che rende ogni ripartenza fluida e senza esitazioni.

Ma è quando la strada si apre verso la campagna che decido di passare in modalità Hybrid. Il V8 biturbo da 4.0 litri si risveglia con un ruggito profondo, non uno scoppio violento ma un crescendo orchestrale calibrato dagli ingegneri del suono di Sant'Agata. La sinergia tra i due cuori pulsanti – termico ed elettrico – si manifesta in un'erogazione della potenza che sfuma ogni transizione, ogni cambio di regime. I 950 Nm di coppia massima si traducono in un'accelerazione che schiaccia contro il sedile senza brutalità, ma con autorevolezza aristocratica.

Una dinamica sorprendente

La strada che si snoda è un nastro d'asfalto sinuoso che invita alla danza. Che io assecondo. Ruoto il Tamburo in posizione Sport e la Urus SE si trasforma immediatamente: l'assetto si abbassa di 15 millimetri, lo sterzo si fa più diretto, il cambio ZF a otto rapporti trattiene più a lungo le marce.

È qui che il nuovo sistema di trazione integrale rivela la sua magia. Abbandonato il differenziale Torsen delle precedenti iterazioni, la SE adotta un pacco frizioni a controllo elettronico accoppiato a un differenziale posteriore a slittamento limitato. Una soluzione tecnica che si traduce in un comportamento sorprendentemente sovrasterzante per un SUV di queste dimensioni.

Affronto una sequenza di curve a raggio variabile e la Urus SE risponde con una precisione chirurgica. L'anteriore si inserisce con immediatezza, mentre il posteriore accenna a scaricare coppia verso l'esterno, creando un leggero sovrasterzo che il controllo elettronico permette di gestire con il giusto dosaggio dell'acceleratore. Non è la simulazione artificiale di un comportamento sportivo, ma una vera dinamica da gran turismo che fa dimenticare tonnellate e baricentro rialzato.

Le sospensioni pneumatiche filtrano le imperfezioni con sapienza, mentre le barre antirollio attive contrastano efficacemente i trasferimenti di carico laterali. Il risultato è una vettura che sembra sfidare le leggi della fisica, mantenendo una compostezza imperturbabile anche quando le velocità di percorrenza si avvicinano a quelle di una vera sportiva.

Sono fortunato, perché non abitando in città posso permettermi di sfruttare i cascinali, aperti da alcuni amici desiderosi di vedere dal vivo questa nuova bestia. Un'occasione per sfruttare al meglio le prestazioni e conoscere più da vicino le possibilità in fuoristrada. Imposto la modalità Corsa, disattivo parzialmente i controlli elettronici e induco il sovrasterzo con una decisa sterzata accompagnata da un'accelerazione progressiva. Ciò che accade nei secondi successivi ha dell'incredibile: la Urus SE inizia a disegnare un ampio arco di cerchio, con il posteriore che scivola verso l'esterno in modo progressivo e controllabile.

Il differenziale posteriore elettronico lavora in simbiosi con il motore elettrico per modulare con precisione millimetrica la trazione sulle ruote posteriori. La coppia istantanea dell'unità elettrica compensa i tempi di risposta del V8 turbo, creando un'erogazione lineare che permette di mantenere la derapata con una naturalezza disarmante.

Mi ritrovo a controllare questo colosso in controsterzo come fosse una leggera GT, con il volante che comunica con chiarezza il limite di aderenza e il pedale dell'acceleratore che risponde con una sensibilità quasi telepatica. È una danza tecnica che richiede precisione, ma la Urus SE perdona gli errori con gentilezza materna, senza mai sorprendere con reazioni improvvise.

Questa capacità di trasformare un SUV massiccio in un "giocattolo" da drifting non è un mero esercizio di stile ingegneristico, ma rappresenta la quintessenza della filosofia Lamborghini: regalare emozioni pure, anche quando la fisica e il buon senso suggerirebbero il contrario.

Terra e polvere: l'anima off-road

La modalità Terra alza l'assetto di 40 millimetri, ammorbidisce le sospensioni e ricalibre l'erogazione della potenza. I pneumatici Pirelli P Zero, sviluppati appositamente per la SE, affondano nella terra sollevando nuvole di polvere che danzano nella luce pomeridiana. La trazione integrale intelligente ora privilegia le ruote con maggiore aderenza, distribuendo coppia con una fluidità che trasforma quello che potrebbe essere un percorso impegnativo in una passeggiata domenicale. Gli ostacoli vengono superati con nonchalance aristocratica, mentre il sistema di telecamere perimetrali offre una visione chiara di ciò che circonda il veicolo.

Eppure, anche qui, l'anima ludica della Urus SE emerge prepotente. In una sezione più ampia dello sterrato, una leggera pressione sul gas in uscita da una curva induce un accenno di sovrasterzo che si trasforma in una derapata controllata. Terra e sassi volano mentre il Toro disegna traiettorie da rally, con un controllo che strappa sorrisi di puro godimento.

È in questi momenti che la Urus SE rivela la sua vera natura: non è semplicemente un SUV con prestazioni da supercar, né una supercar mascherata da SUV. È un'entità ibrida nel senso più ampio del termine, che fonde mondi apparentemente inconciliabili in un'esperienza di guida unitaria e coerente.

Tecnologica ma emozionante

Il sole inizia a calare all'orizzonte mentre riprendo la via del ritorno. Imposto la modalità Hybrid e lascio che l'elettronica gestisca il passaggio tra propulsione elettrica e termica. Il sistema sfrutta i dati del navigatore per ottimizzare l'uso della batteria da 25,9 kWh, preservando carica elettrica per i tratti urbani e attivando la rigenerazione nelle discese.

La tecnologia, in questa Urus SE, non è mai fine a se stessa, ma sempre al servizio dell'esperienza di guida. Gli ADAS assistono senza interferire, il cambio a otto rapporti interpreta con intelligenza artificiale le intenzioni del guidatore, i fari Matrix LED illuminano la strada adattandosi al traffico circostante senza mai abbagliare.

Persino il prezzo – 240 mila euro circa come base di partenza – sembra quasi secondario quando si considera l'opera d'ingegneria che si sta guidando. Non è un semplice mezzo di trasporto, ma un laboratorio viaggiante che anticipa il futuro dell'automobile sportiva in un'epoca di transizione energetica.

 L'essenza di una Lamborghini ibrida

Mentre parcheggio la Urus SE di nuovo a Casa sua, mi soffermo a riflettere su ciò che rappresenta questo veicolo nel panorama automobilistico contemporaneo. Non è solo l'evoluzione di un modello di successo, ma un manifesto di come la sportività possa abbracciare l'elettrificazione senza snaturarsi.

La Urus SE non rinnega il suo passato – il ruggito del V8 è ancora lì, potente e coinvolgente – ma guarda al futuro con pragmatismo visionario. L'ibridizzazione non è un compromesso imposto dalle normative, ma un'opportunità colta per espandere le capacità dinamiche e il carattere del veicolo.

In un'epoca in cui l'industria automobilistica è attraversata da cambiamenti radicali, Lamborghini dimostra che l'elettrificazione può essere interpretata con personalità e coerenza stilistica. La Urus SE non è solo un super SUV ibrido – è una dichiarazione d'intenti, un ponte gettato tra la tradizione del Toro e un futuro ancora da scrivere, ma che promette di essere altrettanto emozionante.

Mentre chiudo la portiera, un ultimo bagliore arancione si riflette sul logo del Toro. La belva riposa, pronta a risvegliarsi domani con la stessa duplice anima: selvaggia come la tradizione comanda, sofisticata come il futuro richiede.

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