La fibra di carbonio, materiale all'avanguardia utilizzato in settori strategici come l'aeronautica e l'automotive, rischia di diventare il nuovo nemico ambientale d'Europa. Una bozza di proposta del Parlamento Europeo mira a classificarla come materiale pericoloso, con potenziali ripercussioni devastanti per un'industria automobilistica già in difficoltà nella transizione verso la mobilità elettrica. Il paradosso è evidente: proprio quando i costruttori fanno affidamento su questo materiale ultraleggero per compensare il peso delle batterie nei veicoli elettrici, Bruxelles valuta di inserirlo nella lista nera dei materiali vietati.
La fibra di carbonio rappresenta un'eccellenza nel campo dei materiali compositi avanzati: più leggera dell'alluminio e più resistente dell'acciaio, costituisce una soluzione ideale per migliorare l'efficienza energetica dei veicoli. La sua leggerezza è particolarmente preziosa per i produttori di auto elettriche, che devono fare i conti con il peso considerevole delle batterie, nemico principale dell'autonomia.
La revisione della direttiva europea sui veicoli a fine vita (ELV) potrebbe tuttavia cambiare drasticamente lo scenario. Per la prima volta al mondo, un organismo regolatore considera la classificazione della fibra di carbonio come materiale nocivo, ponendola potenzialmente nella stessa categoria di sostanze come piombo, mercurio, cadmio e cromo esavalente, già considerate pericolose ma ancora autorizzate nel settore automobilistico grazie a specifiche esenzioni.
La motivazione alla base di questa potenziale classificazione risiede nei problemi associati allo smaltimento: quando la fibra di carbonio, legata con resina, viene dismessa, i filamenti possono disperdersi nell'aria, causando cortocircuiti nei macchinari e, più preoccupante, problemi negli esseri umani se entrano in contatto con pelle e membrane mucose.
Secondo le stime della società di ricerca americana Roots Analysis, il mercato mondiale della fibra di carbonio, valutato a 5,48 miliardi di dollari nel 2024, dovrebbe crescere annualmente a un tasso medio dell'11% fino a raggiungere i 17,08 miliardi di dollari entro il 2035. Attualmente, le automobili rappresentano tra il 10% e il 20% di tutte le applicazioni, secondo quanto riportato da Nikkei Asia. Una percentuale destinata ad aumentare esponenzialmente mentre i produttori cercano di ridurre il peso dei loro veicoli elettrici.
Le conseguenze più gravi ricadrebbero su tre colossi giapponesi – Toray Industries, Teijin e Mitsubishi Chemical – che insieme controllano il 54% del mercato mondiale della fibra di carbonio. Per Toray Industries, dopo l'aviazione e la generazione eolica, le automobili rappresentano il terzo segmento più importante della sua attività, con il 50% concentrato in Europa.
Non sono solo i produttori giapponesi a rischiare. L'intera industria automobilistica premium europea potrebbe subire un duro colpo. Marchi come McLaren, che costruisce l'intero telaio delle sue supercar in fibra di carbonio, sarebbero costretti a ripensare radicalmente i loro processi produttivi. Per i costruttori di veicoli elettrici di alta gamma, dove prezzo e peso sono fattori critici per le prestazioni e l'autonomia, l'eliminazione della fibra di carbonio rappresenterebbe un serio ostacolo all'innovazione.
Se la proposta dovesse essere adottata, i produttori avrebbero comunque tempo fino al 2029 per adeguarsi. Quattro anni potrebbero sembrare un periodo sufficiente per un riadattamento, ma considerando i lunghi cicli di sviluppo nel settore automobilistico, rappresentano una sfida significativa. Molti modelli attualmente in fase di progettazione potrebbero dover essere completamente ripensati per rispettare le nuove normative.
Tuttavia, è importante considerare che siamo ancora nella fase iniziale del processo legislativo. Come dimostra l'introduzione dei dazi del 25% sulle auto importate negli Stati Uniti lo scorso aprile, le politiche commerciali e ambientali possono cambiare rapidamente in risposta a pressioni economiche e geopolitiche. La proposta europea incontrerà probabilmente una forte resistenza da parte dell'industria, aprendo la strada a possibili compromessi o esenzioni settoriali.
Il dibattito sulla fibra di carbonio illustra perfettamente il conflitto tra obiettivi ambientali a breve e lungo termine: da un lato la necessità di ridurre il peso dei veicoli elettrici per migliorarne l'efficienza e l'autonomia, dall'altro le preoccupazioni legate all'intero ciclo di vita dei materiali compositi avanzati. È un equilibrio delicato che l'Europa dovrà trovare se intende mantenere la propria leadership nella transizione verso una mobilità più sostenibile.
A questi il disturbo bipolare gli fa un baffo....
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