La svolta di Trump rallenterà la transizione in Europa?

Poche ore dopo il giuramento, il Presidente Trump ha già varato numerosi decreti tra cui alcuni contro la transizione energetica e le automobili elettriche

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a cura di Tommaso Marcoli

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Cosa succede adesso? Devono esserselo chiesto in molti da questa parte dell'Atlantico dopo aver sentito l'esplosivo discorso d'insediamento di Donald Trump, 47esimo Presidente degli Stati Uniti d'America. Non che le Cancellerie europee arrivassero impreparate all'appuntamento: The Donald ha costruito la sua campagna elettorale attorno a temi in fortissimo contrasto con la direzione economico-industriale che la Comunità Europea ha deciso di seguire. Minacciando di imporre dazi su prodotti e servizi europei, automobili incluse, ovviamente.

L'industria automobilistica europea è tra le più esposte alle conseguenze della "dottrina Trump" sui temi economici, considerando la sua mai celata volontà di ricostruire fabbriche americane che producano automobili. Non elettriche, s'intende. Perché la "svolta green" che in Europa continua a riproporsi come una minaccia sul futuro di uno dei comparti produttivi strategici, per Trump semplicemente non esiste più. E se le case auto europee hanno costruito una proposta di prodotto a medio e lungo periodo anche per assecondare le richieste dei consumatori americani in fatto di vetture elettriche. Ora questa strategia rischia di dover essere ripensata nei suoi termini, con tutto ciò che ne comporta.

Gli Stati Uniti voltano pagina

Durante il suo primo mandato, Trump aveva già dimostrato un certo scetticismo verso le politiche climatiche e ambientali, ritirando gli Stati Uniti dall’accordo di Parigi. Ora, con il suo ritorno, l’agenda del Green Deal è stata accantonata, e gli incentivi federali per i veicoli elettrici rischiano di essere drasticamente ridotti o eliminati del tutto. "Revocherò il mandato sulle elettriche, i cittadini americani potranno finalmente comprare l’auto che vogliono", difficile essere più chiari di così. L’idea alla base di questa decisione è quella di permettere al consumatore di scegliere liberamente, senza l’influenza di sovvenzioni governative. Questo approccio potrebbe favorire un ritorno ai motori a combustione interna, che negli Stati Uniti continuano a essere apprezzati per le loro prestazioni e i costi iniziali inferiori. Non dimentichiamoci poi che il costo del carburante è di gran lunga inferiore rispetto all'Europa e che Trump ha promesso di trivellare qualunque territorio americano dove ci sia petrolio pur di ridurlo ulteriormente.

Guardando ai numeri, nel 2024, negli Stati Uniti sono state vendute oltre 1,3 milioni di auto elettriche, segnando un aumento del 7,3% rispetto alle circa 1,21 milioni vendute nel 2023. Le EV rappresentano l'8% del totale. Tuttavia, non tutti i modelli hanno mantenuto lo stesso trend di crescita: ad esempio, la Tesla Model Y ha registrato un calo del 6,6% rispetto all'anno precedente, con 372.613 unità vendute, mentre la Model 3 ha subito una flessione del 17,4%, totalizzando 189.903 unità. Questi numeri indicano una crescente adozione complessiva dei veicoli elettrici, ma con segnali di maturità del mercato e una competizione sempre più accesa. Di fronte a questi dati, è difficile pensare che la decisione di Trump in materia possa compromettere o arrestare del tutto la diffusione e lo sviluppo dell'automobile elettrica. Piuttosto, la palla torna nel campo del consumatore che sceglierà e stabilirà i tempi e i modi della transizione.

L’impatto sull’industria europea

Per i produttori europei, che hanno investito miliardi nella transizione elettrica, questa svolta rappresenta un ostacolo significativo. I colossi dell’automobile, come Volkswagen, BMW e Stellantis (tutti con una forte presenza in USA), hanno costruito le loro strategie future sulla convinzione che i veicoli elettrici sarebbero diventati lo standard globale entro pochi anni. La decisione di Trump rischia di compromettere questi piani, costringendo le aziende a rivedere le loro strategie per il mercato statunitense.

Uno dei principali problemi è la capacità di adattare le linee produttive a richieste così diverse. Se da un lato l’Unione Europea spinge per una completa elettrificazione entro il 2035, dall’altro gli Stati Uniti potrebbero tornare a privilegiare i motori termici. Questo dualismo richiederà investimenti aggiuntivi e una maggiore flessibilità industriale, con il rischio di aumentare i costi di produzione e ridurre i margini di profitto.

La sfida tecnologica e produttiva

La diversificazione delle linee produttive è una delle maggiori sfide che i costruttori europei dovranno affrontare. Le piattaforme dedicate ai veicoli elettrici, che erano state sviluppate per ridurre i costi e ottimizzare la produzione, potrebbero non essere sufficientemente flessibili da supportare una coesistenza con i motori a combustione interna. Questo significa che le case automobilistiche potrebbero essere costrette a sviluppare nuove piattaforme ibride o multi-energia, aumentando ulteriormente i costi.

Un altro problema riguarda la catena di approvvigionamento. Negli ultimi anni, i produttori hanno stretto accordi con fornitori di batterie e investito in tecnologie legate all’elettrico. Con una possibile flessione della domanda di veicoli elettrici negli Stati Uniti, queste partnership potrebbero perdere valore, creando un surplus di materiali e risorse difficili da allocare.

Conseguenze economiche e geopolitiche

Il rallentamento della transizione elettrica negli Stati Uniti potrebbe avere ripercussioni anche a livello macroeconomico. I produttori europei rischiano di perdere quote di mercato in un paese che è ancora uno dei principali acquirenti di auto di lusso e sportive. Inoltre, la riduzione degli incentivi potrebbe influenzare negativamente la competitività delle auto elettriche europee rispetto a quelle prodotte localmente, che beneficiano di costi di produzione inferiori e di una logistica più semplice.

A livello geopolitico, la decisione di Trump potrebbe anche rafforzare la posizione della Cina come leader nel settore dei veicoli elettrici. Mentre gli Stati Uniti si concentrano sui motori termici, la Cina continua a investire massicciamente nell’elettrificazione, consolidando la sua leadership tecnologica e commerciale. Questo potrebbe ulteriormente indebolire l’industria europea, già messa alla prova dalla concorrenza cinese.

Scenari futuri

Di fronte a questa nuova realtà, le case automobilistiche europee hanno alcune opzioni per adattarsi. Una strategia potrebbe essere quella di diversificare ulteriormente i mercati, puntando su regioni dove la transizione elettrica è ancora una priorità, come l’Unione Europea e alcuni paesi asiatici. Un’altra opzione potrebbe essere quella di investire in tecnologie che migliorino l’efficienza e la sostenibilità dei motori a combustione interna, per renderli più competitivi in un mercato globale frammentato.

Non è escluso che le case automobilistiche possano anche intensificare le loro attività di lobbying, sia negli Stati Uniti che in Europa, per influenzare le politiche governative e garantire un supporto (o una revisione) alla transizione energetica. Tuttavia, la sfida più grande sarà probabilmente quella di mantenere la fiducia degli investitori e dei consumatori, dimostrando di poter navigare con successo in un contesto così incerto.

La decisione di Donald Trump di porre fine al Green Deal e agli incentivi per i veicoli elettrici segna un punto di svolta per l’industria automobilistica globale. Per i produttori europei, questa nuova realtà rappresenta una sfida complessa, ma anche un’opportunità per dimostrare la loro capacità di innovare e adattarsi. In un mondo sempre più frammentato, la flessibilità e la visione strategica saranno fondamentali per garantire il successo a lungo termine.

3 Commenti

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I costruttori europei (e giaponesi) piuttosto devono ACCELERARE sull'elettrico, perchè si stanno perdendo il mercato cinese vendendo BEV tecnologicamente obsolete
Considerando che il giro del litio è: vado dai cinesi a comprare delle batterie, le monto nelle auto e poi gliele rivendo nuovamente assieme all'auto, faccio fatica a comprendere come un produttore europeo possa essere competitivo con le auto del mercato interno cinese.
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Il vero problema dei costruttori europei (e non solo) è che Trump vuole mettere dazi su auto (anche termiche) prodotte fuori dagli USA... le BEV sono l'ultimo dei problemi. I costruttori europei (e giaponesi) piuttosto devono ACCELERARE sull'elettrico, perchè si stanno perdendo il mercato cinese vendendo BEV tecnologicamente obsolete (non è nemmeno più solo una questione di prezzo): è un mercato da 31 milioni di auto all'anno, di cui il 30% sono elettriche... oltre 9 milioni, un'enormità (negli USA si parla di 1.3 milioni, una cifra non paragonabile). Oltretutto, nel 2026 i costruttori cinesi venderanno direttamente in europa senza pagare dazi... e BYD (o chi per loro) rischiano di fare tabula rasa della concorrenza (per non parlare di Tesla, che prima o poi presenterà un modello meno costoso di Model 3... se non sarà nel 2026, sarà nel 2027).
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alleluja.
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