Facciamo chiarezza sul futuro di Volvo con il Presidente Michele Crisci

Volvo continua a puntare al full electric, ma per raggiungere un simile obiettivo servono infrastrutture e misure strutturali per accelerare la transizione

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a cura di Tommaso Marcoli

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La transizione verso un parco auto completamente elettrico rappresenta una delle sfide più complesse e ambiziose per l’industria automobilistica in Italia e in Europa. Michele Crisci, presidente di Volvo Italia e Unrae, ci spiega in un'intervista la visione di Volvo e le difficoltà che il mercato italiano sta affrontando in questo cammino verso l'elettrificazione, sottolineando l'importanza di infrastrutture, normative e incentivi ben strutturati per guidare il cambiamento.

Elettrificazione e normative: un traguardo complicato

Volvo si allinea con le normative europee che impongono, a partire dal 2035, la produzione esclusiva di vetture a impatto zero. “La nostra strategia resta quella di diventare full electric dal 2030 in avanti”, afferma Crisci, evidenziando come la tecnologia elettrica sia attualmente l'unica in grado di soddisfare questi requisiti. Tuttavia, il processo di trasformazione non sarà immediato: “credo che affinché il parco auto diventi tutto a impatto zero bisognerà aspettare il 2050”, aggiunge, ricordando che queste proiezioni si basano sugli accordi globali presi in vari contesti internazionali.

Nonostante il futuro elettrico sia tracciato, il percorso per arrivarci è ancora lungo, soprattutto in Italia. “Oggi il mercato elettrico in Italia pesa solo il 3,8%,” afferma Crisci, in netto contrasto con i mercati del Nord Europa. Volvo, invece, ha già raggiunto il 17% e prevede di arrivare al 30% nel 2024, ma le sfide restano numerose. “Il rallentamento della crescita del full electric apre un'opportunità per mantenere ancora in produzione plug-in hybrid e mild hybrid”, continua, delineando una strategia di transizione graduale.

Infrastrutture di ricarica: collaborazione Pubblico-privato Necessaria

Uno dei principali ostacoli alla diffusione delle auto elettriche in Italia è la mancanza di infrastrutture di ricarica adeguate. Crisci sottolinea che, mentre la rete autostradale del Nord Italia sta migliorando, nel Centro e nel Sud del Paese la situazione è ancora incerta. “Ci vuole un piano strategico supportato dallo Stato, ma anche tanta volontà da parte dell'imprenditoria privata”, dichiara, aggiungendo che l'alto costo degli impianti di ricarica rapida – che può arrivare fino a 200.000 euro a colonnina – rende difficoltoso per le imprese rientrare nei costi, dato il ridotto numero di veicoli elettrici in circolazione.

Tuttavia, Crisci vede segnali positivi dal Governo italiano: “il governo ha mostrato la volontà di fare qualcosa, condizionando le nuove concessioni autostradali alla realizzazione di stazioni di ricarica, non solo elettriche ma anche per altri carburanti del futuro”. Nonostante questo, il confronto con paesi come l'Olanda e il Belgio, dove la rete è molto più avanzata, rimane difficoltoso. “L’Italia è morfologicamente più complicata. Siamo un Paese stretto e lungo, pieno di montagne, quindi le difficoltà logistiche sono maggiori rispetto a nazioni più piccole e piatte,” sottolinea Crisci.

Incentivi e Politiche Fiscali: il ruolo di Unrae

Parlando come presidente di Unrae, l'associazione delle case automobilistiche estere, Crisci evidenzia l'importanza degli incentivi statali per stimolare il mercato dell'auto elettrica. “Gli incentivi di giugno, durati un battito di ciglio, hanno dimostrato chiaramente che, se c’è la volontà del governo, il pubblico italiano risponde. In poche ore sono state prenotate 26.000 auto elettriche”, racconta.

Tuttavia, Crisci sottolinea come gli incentivi siano spesso una soluzione temporanea, che rischia di creare un effetto “stop-and-go”. “Quello che stiamo chiedendo al governo è una revisione della fiscalità, soprattutto per le auto aziendali, con detrazioni dell'IVA e deduzioni dei costi,” spiega. Questa misura, secondo Crisci, permetterebbe di allineare l’Italia ai maggiori paesi europei come Germania e Francia, accelerando il rinnovo del parco auto con veicoli più ecologici. “Il 60% delle auto in circolazione sono aziendali. Cambiare questo parco con nuove tecnologie sarebbe un passo enorme verso la transizione,” conclude.

Normative Europee: chiarezza necessaria

Infine, Crisci si sofferma sull’evoluzione delle normative europee riguardanti le emissioni di CO2 e lo standard Euro7. “Il mondo dell’automotive si muove all’interno di un quadro normativo, e le aziende hanno già investito massicciamente per rispettare le regole stabilite,” afferma. Tuttavia, Crisci vede nello standard Euro 7 un possibiledisturbo” nel percorso verso l’elettrificazione. “Quello di cui c’è bisogno è una chiarezza normativa. Le aziende devono sapere quali saranno i requisiti per il futuro, in modo da poter investire in maniera decisa verso la decarbonizzazione,” spiega.

 

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