Gli incentivi per l'acquisto di nuovi veicoli potrebbero presto essere rimodulati al fine di contribuire ad una diffusione decisiva di mezzi a emissioni zero. La notizia è stata diffusa al termine del Tavolo Stellantis dai rappresentanti dell'azienda e dei sindacati.
Non a caso, la decisione di apportare delle modifiche allo schema degli incentivi potrebbe rappresentare un importante passo avanti per aiutare un mercato che attualmente non riesce a decollare. Non dimentichiamo, infatti, che il mercato delle auto elettriche in Italia è in grande difficoltà: secondo quanto emerso dai dati diffusi a inizio anno, il 2022 non è stato un anno positivo per il segmento delle auto elettriche.
Stellantis ha apprezzato l'approccio propositivo del governo a rivedere entro fine mese lo schema degli incentivi alla domanda e il supporto alle infrastrutture di ricarica, alla luce del quadro molto critico del mercato delle vetture elettrificate in Italia, ha spiegato un portavoce.
Come sottolinea Adolfo Urso, inoltre, gli incentivi rappresentano un punto chiave fondamentale per il settore, motivo per cui il gap va colmato al più presto dato che devono andare a beneficio del lavoro italiano ma devono anche essere indirizzati al rafforzamento della filiera nazionale.
I nostri obiettivi sono il rilancio della produzione nazionale, l'innovazione tecnologica e la tutela dell'occupazione. Il confronto continuo sarà utile a tutti per verificare gli sviluppi degli investimenti e le ricadute sul sistema industriale. Una battaglia purtroppo non adeguatamente rappresentata dai precedenti esecutivi ma sulla quale noi non intendiamo mollare con il supporto del sistema Paese, imprese e sindacati, ha spiegato in una nota il ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso.
La stessa Stellantis ritiene fondamentale che si continui a lavorare su un piano strutturale e coordinato per accompagnare la transizione dell'intero comparto automotive, compresa la filiera.
L'azienda ha affermato che creerebbe problemi di sostenibilità per gli stabilimenti, perchè costringendo le aziende ad investire nell'Euro 7 a tre anni dalla chiusura delle produzioni tradizionali, c'è il rischio che si scarichino costi sugli impianti con effetti occupazionali. Noi temiamo per Panda e altre vetture e lo stesso Tonale che sono le versioni tradizionali. Se si impone questo costo aggiuntivo è un aggravamento che non possiamo permettercelo. Il governo si è impegnato a portare questa discussione in Europa: noi confidiamo che questa cosa venga affrontata con un'attenzione particolare per le questioni industriali e occupazionali, ha commentato Ferdinando Uliano, segretario nazionale Fim Cisl.