Il mercato automobilistico italiano nel 2024 ha attraversato una fase di profonda metamorfosi, caratterizzata da dinamiche economiche complesse che stanno ridisegnando il rapporto tra consumatori e industria automotive. Secondo le analisi congiunte di ISTAT e ANFIA, il prezzo medio di un'auto nuova ha raggiunto quota 29.500 euro, con un incremento complessivo del 4,7% rispetto all'anno precedente, un dato che supera di oltre due punti percentuali il tasso di inflazione nazionale. Bisogna ricordare che l'Italia (sempre secondo i dati ISTAT) è il primo Paese europeo per numero di automobili ogni 1.000 abitanti: ben 646. Ci sono poi i dati ACI che fotografano un parco auto circolante vetusto e inadeguato alle ambizioni di sostenibilità europee. In Italia la media "età" di ogni auto è di 12,4 anni, anche in questo caso uno dei valori tra i più elevati in Europa. In Italia circolano un totale di 39,7 milioni di automobili e il 62% di esse ha più di 10 anni mentre soltanto il 18% ha meno di 5 anni. Di fronte a un aumento costante dei prezzi e ad una parallela diminuzione del potere d'acquisto, non si vede una soluzione per il rinnovamento su larga scala.
Uno scenario economico complesso
Il reddito medio annuo in Italia, secondo le rilevazioni ISTAT, si attesta a 24.350 euro, determinando un rapporto sempre più squilibrato tra costo dell'auto e capacità di spesa delle famiglie. Un dato particolarmente significativo emerge dall'analisi comparativa: un'auto nuova costa oggi 1,21 volte lo stipendio medio annuale, un divario che ha subito un incremento del 15,3% negli ultimi tre anni. Il confronto europeo offre una prospettiva ancora più articolata. Il prezzo medio delle auto nel continente si colloca a 32.100 euro, con variazioni significative tra i diversi Paesi. La Germania si conferma il mercato più oneroso, con un prezzo medio di 35.600 euro (+7,2% rispetto al 2023), mentre la Francia si assesta intorno ai 30.200 euro. L'Italia, con i suoi 29.500 euro, si posiziona dunque leggermente sotto la media europea, ma comunque con un impatto economico rilevante.
Perché i prezzi sono aumentati
La trasformazione del mercato automotive non è riconducibile - soltanto - a una mera dinamica speculativa, ma rappresenta una profonda metamorfosi tecnologica. Il Rapporto ACEA evidenzia come le case automobilistiche abbiano investito circa 58 miliardi di euro in ricerca e sviluppo nel triennio 2022-2024, con un incremento del 22,6% rispetto al periodo precedente. L'impatto degli investimenti tecnologici si traduce in aumenti significativi delle materie prime che hanno profondamente modificato l'economia del settore. I semiconduttori hanno registrato un incremento del 32%, mentre l'acciaio è aumentato del 18,5%. L'alluminio ha subito un rincaro del 22,3%, e le batterie per auto elettriche hanno visto un aumento del 27,8%. Questi incrementi rappresentano un onere significativo che le case automobilistiche inevitabilmente scaricano sul prezzo finale dei veicoli.
Ma i salari frenano
Secondo il Rapporto OCSE sulle Retribuzioni, i salari reali in Italia hanno subito un calo del 2,3% nel triennio 2021-2024, a fronte di un'inflazione che ha continuato a erodere il potere d'acquisto dei lavoratori. Un dato ancora più allarmante emerge dall'analisi dei salari reali: dal 2020 al 2024, il potere d'acquisto delle famiglie italiane è diminuito complessivamente dell'8,7%. Le ricadute di questo scenario sono molteplici e significative. Il mercato delle auto nuove ha subito un rallentamento del 6,2% nel 2024, mentre il mercato dell'usato è cresciuto dell'11,5%. Particolarmente interessante è l'incremento delle formule alternative di acquisto, con il noleggio a lungo termine che ha registrato un aumento del 18,3%. Degno di nota è anche l'incremento delle immatricolazioni di auto elettriche e ibride, cresciute del 22,7%. Un'ulteriore dimensione di analisi riguarda la segmentazione del mercato. Le auto compatte e utilitarie hanno subito un incremento più contenuto, pari al 3,5%, mentre i segmenti premium e SUV hanno registrato aumenti più significativi, fino al 6,8%. Questa differenziazione riflette le mutate esigenze e capacità di spesa dei consumatori.
Verso una mobilità sostenibile
L'automobile, da simbolo di mobilità e libertà, sta diventando un bene sempre più stratificato. La transizione tecnologica presenta un conto salato alla società, mettendo in luce le complessità di un sistema economico che fatica a sostenere l'innovazione. Le istituzioni e il mondo industriale sono chiamati a una riflessione profonda: come rendere sostenibile la transizione green senza gravare esclusivamente sulle spalle dei consumatori? Come accompagnare questo cambiamento con politiche di sostegno che non lascino indietro la classe media? I bonus "una tantum" non sono misure strutturali e da soli non bastano a sostenere il mercato nel medio e lungo termine. Le multe previste nel 2025 dalla Comunità europea, se saranno confermate, rischiano di rivelarsi esplosive perché comprometterebbero ulteriormente un settore industriale già fortemente sotto pressione. Serve l'impegno congiunto della politica europea e dell'industria per trovare una soluzione efficace a un problema di dimensioni enormi.