Nella giornata di ieri, le minacce di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina si sono tradotte, purtroppo, in realtà e il mondo si interroga ora su quello che succederà e su come evolverà lo scenario; sia per chi drammaticamente vive in prima persona questo conflitto, sia per i mercati finanziari.
I primi risvolti sono apparsi nelle principali piazze finanziarie che hanno registrato contrazioni anche di un certo rilievo. Il gas, ad esempio, ha registrato un rialzo superiore al 50% sul mercato di Amsterdam ossia il benchmark del metano per l’Europa continentale. L’aumento è strettamente legato al fatto che l’Europa importa il 41% dei suoi consumi di gas naturale dai gasdotti russi; se la Russia dovesse decidere di chiudere i rubinetti in risposta alle sanzioni europee, Bruxelles dovrebbe trovare rapidamente una soluzione. Il prezzo del petrolio, nel frattempo, continua a salire con una quotazione del brent superiore al 2014. I nuovi rincari causati dallo scontro Russia-Ucraina potrebbero far lievitare ulteriormente il prezzo alla pompa, già elevato da diverse settimane, e compromettere quindi la stabilità economica di famiglie e imprese. Qualora il conflitto porti ad una interruzione dei servizi, come suggerito da Quattroruote, il prezzo dei carburanti potrebbe anche raddoppiare raggiungendo i 2,50 – 3 euro al litro; si tratterebbe di uno scenario pesantissimo con contraccolpi molto importanti sulla mobilità e sulla ripresa economica post-pandemia.
Al momento, il prezzo medio rilevato da Quotidiano Energia per la benzina in modalità self service è pari a 1,859 euro al litro, 1,733 euro quello del diesel. Il prezzo “servito”, invece, supera già i 2 euro al litro per la benzina in alcune pompe e si “ferma” a 1,9 euro litro per il diesel. Stazionari, invece, GPL e Metano. L'impennata del costo del petrolio e il conseguente rincaro dei carburanti ha un effetto anche sulla spesa, con un aumento dei costi di trasporto oltre che di quelli di produzione, andando a modificare anche i prezzi dei prodotti nei supermercati.