Dopo Volkswagen, anche Mercedes (Daimler) finisce nel mirino della Federazione Tedesca delle Associazioni dei Consumatori (VZBV - Verbraucherzentrale Bundesverband), a causa delle emissioni manipolate.
La causa, depositata mercoledì scorso presso il tribunale regionale superiore di Stoccarda, evidenzia come Mercedes-Benz abbia utilizzato dispositivi illegali per alterare le emissioni dello scarico in vari modelli. In una dichiarazione rilasciata ai media, il VZBV ha individuato nei modelli GLC e GLK, dotati del motore diesel OM651 di Mercedes-Benz, una manipolazione intenzionale da parte di Mercedes.
Secondo la Federazione, sarebbe presente una sorta di “interruttore termico” capace di alterare il filtraggio delle emissioni dello scarico in base ad una serie di fattori, compresa la temperatura ambientale. Con questi dispositivi, i produttori possono rientrare nei limiti di legge durante le fasi di omologazione e uscirne subito dopo, in seguito alla messa su strada.
Solo nel 2018, Mercedes-Benz ha ricevuto l'ordine di richiamare quasi 700.000 auto dotate di motori diesel, di cui 280mila solo in Germania. Tra i modelli presi in esame erano presenti vetture appartenenti alla gamma Classe C, Classe E, Classe S, GL, GLC, GLK, GLE, GLS, ML, SLK, SLC, Classe V, Sprinter e Vito. Nonostante il richiamo obbligatorio, il costruttore ha negato l’utilizzo di aver manipolato le emissioni dei propri propulsori diesel.
Un portavoce del marchio ha dichiarato ad Autocar di non aver ricevuto ancora una notifica ufficiale a riguardo e che le informazioni attualmente di dominio pubblico sarebbero infondate. La causa è stata intentata ai sensi del nuovo strumento giuridico della "Musterfeststellungsklage", simile alla class action americana, ma con la differenza che non è prevista alcuna maxi ingiunzione risarcitoria come invece avviene negli Stati Uniti. In Germania solo i singoli querelanti possono eventuale chiedere degli indennizzi. La prima “class action” tedesca è stata quella del Dieselgate di Volkswagen, dove il costruttore ha concordato con la Federazione dei Consumatori una serie di risarcimenti per un ammontare totale di 830 milioni di euro, pur di evitare l’avvio per evitare l’invio di migliaia di cause civili.