Nubi consistenti si addensano sopra la Fabbrica Blu, storica sede di produzione della BugattiAutomobili.
Gli impianti di Campogalliano, che hanno segnato la rinascita del marchio sotto l’amorevole guida di Romano Artioli
tra il 1991 e il 1995, sono ormai in disuso proprio da quell’anno (nel 1998 il marchio è stato acquistato poi dal gruppo Volkswagen). La fabbrica era stata mantenuta in buone condizioni dagli storici custodi, la Famiglia Pavesi, che con dedizione, per anni, si è dedicata alla salvaguardia dell'impianto; tuttavia anche loro si erano dovuti ritirare dopo l’annuncio di acquisto del sito da parte del miliardario francese Adrien Labi.
Appassionato di auto storiche, Labi aveva annunciato, nel settembre del 2021, di voler intraprendere una trasformazione del luogo - parecchio discussa tra l’altro - con l’intenzione di rendere la Fabbrica Blu in una grande officina per auto storiche e museo multi marca, nel quale raccogliere e custodire auto d’epoca; il progetto era quindi quello di creare un polo museale di grande interesse culturale per tutto il territorio.
Purtroppo però, giungono dalla Francia notizie che sembrano gettare ombra sulla possibilità che il progetto vada in porto. Nei giorni scorsi è stata diffusa la notizia che l’immobiliarista d’oltralpe è stato oggetto di un sequestro di beni pari a 461 milioni di euro per evasione fiscale. Questo “problemino” si aggiunge al contenzioso ancora in atto con l’ex proprietario della fabbrica italiana, a causa di alcuni mancanti pagamenti. Il futuro della storica Fabbrica sembra sempre meno luminoso.
Senza contare che, da quando Labi aveva annunciato il progetto ad oggi, è passato oltre e un anno e mezzo, e la fabbrica risulta ormai abbandonata a se stessa, al punto da apparire quasi stravolta. Gli edifici interni sono stati svuotati in più riprese ed anche la catena di montaggio è stata smantellata. Pare che l’iconica sala circolare in cui erano state presentate la EB110 e la Centodieci
siano state spogliate degli arredi, per non citare il saccheggio di cavi elettrici avvenuto nel 2017, presumibilmente per ricavarne rame. Da poco i custodi avevano anche denunciato il furto di un poster, dal valore economico irrisorio, ma dal grande grandissimo valore affettivo per questo luogo storico.