La proposta di fusione avanzata da Fiat nei confronti di Renault è molto interessante e con tutta probabilità avrà seguito positivo, andando a creare un nuovo colosso dell'automobile, il terzo a livello mondiale. Si parla di una fusione alla pari, la cui società risultate sarà controllata al 50% dagli azionisti di Groupe Renault ed al restante 50% da quelli di FCA.
Il gioco di chi guadagna cosa è molto semplice: FCA è rimasta in arretrato circa lo sviluppo di nuove piattaforme, tecnologie ibride ed elettriche (già a disposizione non solo di Renault ma anche dai partner Nissan e Mitsubishi), Renault invece guadagnerebbe dei motori decisamente performanti e uno spazio commerciale in America, dove non è proprio presente.
Fa parte del gioco, avere tutto pronto e non spendere energie in soluzioni e progettazioni uniche è un tornaconto non indifferente ed il mercato automotive si è complicato parecchio negli ultimi vent'anni.
C'era un tempo in cui Fiat, nel lontano 1912 con la S76 Record, sfiorò i 300km/h di velocità, infrangendo ogni record terrestre; c'era un tempo in cui Fiat mise in moto l'Italia con modelli del calibro della "topolino", 500 e 124; c'era un tempo in cui le Fiat erano comprate da Volkswagen, per essere smontate nei loro laboratori, per studiare come emulare una tale efficacia progettuale, ricorda Giugiaro per la 128.I successi della casa torinese fondata nel 1899 sono infiniti, come il know-how motoristico e tecnico che solo l'ingegnosità italiana poteva rendre possibile. Poi però sono successe tante, troppe cose: il marchio diventa una holding, le società controllate si moltiplicano, vengono cambiate le strategie aziendali, Agnelli, Elkann, si acquista, ci si allea, ci si lascia, si vende, si diventa olandesi, e poi americani. È mancato il focus sul prodotto. Ora esiste FCA, che controlla a livello automobilistico privato i marchi Fiat, Abarth, Alfa Romeo, Maserati, Jeep, Lancia, Crysler e Dodge.
Come consumatori siamo reduci delle scelte dettate e forzate dalla componente finanziaria, l'automobile non è più un prodotto migliore o peggiore ma una scelta commerciale. Lancia e Alfa sono un triste capitolo di questa vicenda e fanno pensare. Le tradizioni automobilistiche sembrano non interessare più così tanto. N.D.R.