Filiera automotive, in ribasso anche componentistica ed export

Il 2020 vede un notevole calo dell'export e nonostante siano molti i comparti con trend negativi, tra questi soffre particolarmente quello dell'automobile. 

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a cura di Valentina Acri

Il mondo dell'automotive sta inevitabilmente attraversando una fase critica, un segnale d'allarme confermato dagli ultimi dati forniti dall’Istat. Il 2020 vede un notevole calo dell'export e, nonostante siano molti i  comparti con trend negativi, tra questi soffre particolarmente quello dell'automobile.

I dati dimostrano come i due settori fondamentali della filiera automobilistica siano in netta difficoltà. Oltre alle vendite di vetture, in calo del 24% nei primi otto mesi (paragonati ai dati di un anno fa), a flettere in maniera preoccupante è anche la curva dello stesso settore della componentistica, che registra un -26% da gennaio a luglio 2020. Non va meglio l'export, in particolare verso gli stessi Paesi membri dell'Unione Europea.

Inevitabilmente fondamentali le iniziative a sostegno della filiera automobilistica varate dalla società finanziaria del gruppo Cassa Depositi e Prestiti (Sace), che da inizio 2020 a settembre ha mobilitato risorse per ben 7,5 miliardi di euro. Non a caso Sace prosegue e consolida l’impegno a sostegno delle aziende del settore, con nuove iniziative e operazioni dedicate alla catena produttiva.

Crolla l'export

Un forte campanello d'allarme per il comparto dell'auto che già prima dell'inizio della pandemia da Covid 19 registrava dati in decisivo calo. Se analizziamo i numeri, includendo anche quelli dell'export, risulta chiaro che da gennaio ad agosto è stato segnato un -25,5% rispetto al 2019. Tuttavia, al di fuori del mercato unico, il calo è stato più contenuto, ma ugualmente pesante, con un -22,3% nello stesso periodo.

Seppur in maniera ridotta, gli Stati Uniti d'America (primo mercato di destinazione di automezzi italiani) hanno mantenuto una domanda più alta della media; viene difatti registrato un -17,4%. Migliora l'export verso Giappone e Turchia. Sono infatti cresciute le esportazioni verso le due nazioni, rispettivamente del 7,5% e  dello 0,3%.

Malgrado la ripresa ad agosto, con +7,9% le previsioni della Sace sembrerebbero indicare una riduzione del 10,2% per l’export riguardante il settore dei mezzi di trasporto, per fine anno.

Buone speranze per il 2021

Secondo la stessa società il 2021 vedrà decisivi segnali di ripresa, con un +11,9%. Dunque ci si aspetta un’inversione di tendenza conseguente dal contributo della domanda rimasta inevitabilmente inespressa nel 2020 a causa Covid, ma anche dallo stesso ruolo, inevitabilmente centrale, ormai assunto dell’auto privata per gli spostamenti. Non a caso la pandemia condurrà ad una maggiore preferenza della propria auto ai mezzi di trasporto pubblico.

Sace e l'automotive

Risulta però paradossale la mancanza di misure di sostegno necessarie per la filiera automobilistica. Un problema affrontato da Sace congiuntamente all'Anfia al fine giungere a soluzioni che possano essere decisive per la ripresa del settore. In un momento decisamente difficile per l'industria italiana dell'auto, particolare importanza rivestono gli aiuti finanziari. Non dimentichiamo dunque che la società per azioni del gruppo italiano Cassa Depositi e Prestiti gioca un ruolo fondamentale; quest'ultima potrà rilasciare garanzie su finanziamenti a favore dei progetti che rientrano nel Green New Deal e, in particolar modo, quei progetti che promuoveranno lo sviluppo della mobilità sostenibile e che agevoleranno la transizione ad un'economia a basso impatto ambientale.

Va ribadito che l’impegno di Sace sta nell’accompagnare e sostenere le aziende italiane sia nella fase di scouting di nuove opportunità commerciali all’estero, sia nell’offrire un adeguato supporto finanziario in questo momento di forte cambiamento; in cui le imprese sono chiamate a investire maggiormente in tecnologia, innovazione e sostenibilità.

Se il settore automobilistico deve affrontare momenti di criticità, non possiamo dire la stessa cosa per quanto riguarda la filiera italiana delle due ruote. Difatti, la pandemia attualmente in corso ha inevitabilmente spinto ad una crescente preferenza verso l'uso di forme di micro-mobilità e di biciclette, in particolare nelle brevi percorrenze. Non casualmente l'elevata richiesta di bici durante tutto il 2020, sta vedendo numeri di vendite da record, tanto da portare ad una mancanza di approvvigionamento e di componentistica.

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