Fiat Chrysler Automobiles venerdì ha deciso di "richiamare" negli Stati Uniti 1,4 milioni di automobili per azzerare i rischi di hacking scoperti da due giovani ricercatori. La solerzia manifestata si deve probabilmente al fatto che stava per abbattersi la scure della National Highway Traffic Safety Administration. E infatti ieri è giunta una multa record da 105 milioni di dollari, dovuta al mancato richiamo di 11 milioni di veicoli contraddistinti da 23 difetti legati alla sicurezza.
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Il colosso italo-statunitense nel weekend ha ricevuto una combinazione di colpi all'immagine senza precedenti. Bisogna riconoscere però che il problema software riscontrato dagli hacker Charlie Miller e Chris Valasek potrebbe risolversi in poco tempo. Il rischio di perdere il controllo di acceleratore, freni e volante a seguito di un attacco informatico ben congeniato è stato affrontato in primo luogo bloccando – giovedì scorso - l'accesso mobile da remoto a livello di network mobile.
In secondo luogo i possessori di Dodge Viper, Ram, Grand Cherokee, Cherokee, Dodge Durango, Chrysler 200, Chrysler 300, Dodge Charger e Dodge Challenger vendute tra il 2013 e il 2015 negli Stati Uniti stanno ricevendo una chiavetta USB per procedere in autonomia con l'aggiornamento software. Su una pagina web specifica possono anche controllare se il loro veicolo è afflitto dal problema.
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Ad ogni modo Fiat Chrysler Automobiles ha ribadito che la manipolazione software richiede un alto livello di competenza, un accesso fisico prolungato e grandi impegno sul fronte codice.
Di ben altra caratura la sanzione della National Highway Traffic Safety Administration che però sembrerebbe essere legata anche a questioni politiche. Se da una parte il segretario dei trasporti Anthony Foxx ha sottolineato che è compito dell'agenzia far rispettare ogni obbligo nei confronti della sicurezza degli automobilisti, dall'altra il Congresso vorrebbe che la soglia di guardia fosse alzata.
Fiat Chrysler in effetti è stata multata dopo non aver effettuato richiami su ben 6 veicoli diversi. Comprensibile perché debba pagare 70 milioni di dollari di multa in contanti, spendere 20 milioni per sensibilizzare industria e consumatori su questi temi e infine rischiare altri 15 milioni se un consulente indipendente – ancora da designare – dovesse individuare altre violazioni.