Oggi le auto hanno molti sistemi di sicurezza, e si può affermare tranquillamente che i veicoli moderni sono molto più sicuri rispetto anche solo a 40 anni fa. Questo grazie e molte invenzioni, come la cintura di sicurezza, gli airbag o la carrozzeria che si deforma assorbendo l’energia cinetica.
C’è una lunga lista di invenzioni che aumentano la sicurezza delle auto, ma ce n’è anche una di invenzioni fallite. Cose che a un certo punto avrebbero dovuto rendere le auto più sicure, ma che per una ragione o per l’altra non sono diventate niente. Larry Printz su Ars Technica ne ha compilato divertentissimo un elenco.
Nel 1906 John O'Leary inventò l’omonimo parafango, “fatto di bande di ferro di forma e design tali che si dichiara che caderci dentro è come l'abbraccio di una ragazza d'estate in una notte di luna sulla spiaggia" - come lo descriveva un articolo del 1919. Pare che l’inventore volle testarlo su uno dei sui figli, e per quanto ne sappiamo il piccolo non subì alcun anno. L’invenzione comunque non si diffuse.
La Pennsylvania Rubber Company vendette per alcuni anni pneumatici il cui battistrada era fatto di piccole ventose per migliorare l’aderenza. Per un po’ le vendite andarono molto bene ma a un certo punto questo tipo di ruote sparì dalla circolazione. L’idea comunque non è mai stata del tutto accantonata, quindi potremmo vederla di nuovo in futuro.
Nel 1927 la Stutz Motor Car Company of America propose un’auto con “sicurezza migliorata”. Un nuovo tipo di differenziale permetteva di abbassare il baricentro e aumentare la stabilità. C’erano anche vetri antisfondamento e freni idraulici a tamburo sulle quattro ruote, che si dimostrarono molto più efficaci nell'arresto Inoltre, un'altra novità del settore, le pedane in acciaio pesante erano progettate per fornire protezione dagli impatti laterali. Era molto sicura ma anche molto costosa.
Un po’ surreale, il disco Hit and Run era pensato per “stampare” sul corpo della vittima i dati dell’auto (e del proprietario) che lo aveva investito. In questo modo, si pensava, i guidatori avrebbero fatto più attenzione, non potendo più contare sull’impunità.
Similmente poco efficaci erano le etichette con promemoria sulla sicurezza, come “fermati a riposare ogni tanto”. Come se bastasse un cauto invito per convincere le persone - quelle alla guida in particolare - a cambiare il proprio comportamento.
Nel 1948 la Tucker Torpedo vantava un vano imbottito sotto il cruscotto in cui i conducenti potevano infilarsi prima di un incidente. Naturalmente non era una buona idea, visto che in caso di incidente il tempo a disposizione per reagire si conta in centesimi di secondo. Il costruttore fu accusato di frode.
Nel 1956, il Ford Lifeguard Design includeva chiusure di sicurezza sulle porte e volanti ad assorbimento di energia. Opzionalmente si potevano aggiungere cinture di sicurezza, cruscotto imbottito e specchietto retrovisore di sicurezza.
Nel 1963 si provò con lo “spaziometro”, un indicatore che diceva al guidatore quante lunghezze di auto devono essere mantenute dietro un'auto a varie velocità. Si pensò anche di renderlo obbligatorio, ma naturalmente non funzionò, visto che faceva affidamento sull’idea che il guidatore avrebbe dato retta a un’indicazione di sicurezza - e sappiamo benissimo che quasi nessuno lo fa.
Negli anni ‘70 c’erano “morbidi” paraurti pieni d’acqua, che si potevano riempire di nuovo dopo un impatto. Non prese piede, così come il volante Rim Blow, che suonava il clacson stringendolo: siccome si tende a stringere il volante più forte per lo stress, il segnale acustico sarebbe stato più veloce e repentino.
Nel 1986 Audi presentò il sistema Procon-ten, abbreviazione di Programmed Contraction and Tension (contrazione e tensione programmata): il sistema tirava indietro il volante e il piantone dello sterzo durante le collisioni, mentre le cinture di sicurezza anteriori si tendevano. Fu usato fino al 1994, quando iniziò la diffusione degli airbag.
Immagine di copertina: patrickx007