L'Unione Europea ha annunciato un aumento dei dazi sulle importazioni di auto elettriche prodotte in Cina, in vigore dal 4 luglio. Questa mossa segue una decisione simile degli Stati Uniti, che hanno recentemente quadruplicato i dazi sulle EV cinesi. Tuttavia, a differenza degli USA, l'UE punta a stabilire misure meno severe.
I produttori automobilistici europei, tra cui BMW, Volkswagen e Mercedes, si sono opposti fortemente a queste nuove tariffe. La loro preoccupazione principale è una possibile ritorsione da parte di Pechino, che potrebbe danneggiare significativamente le loro vendite in uno dei loro mercati più importanti.
Le autorità europee sono preoccupate per il modo in cui la Cina è in grado di offrire veicoli elettrici a prezzi molto bassi, suggerendo che ciò sia possibile grazie a sovvenzioni eccessive che permettono di vendere automobili a costi artificialmente ridotti.
La Camera di Commercio della Cina presso l'UE ha già avvertito che, se i dazi europei dovessero aumentare, potrebbero di conseguenza essere introdotti dazi più alti sulle automobili importate in Cina. Considerando che la Cina rappresenta un polo di produzione essenziale per molti marchi europei, modelli come la BMW iX3, la Citroen C5 X e la Dacia Spring, tutti prodotti in Cina, potrebbero essere influenzati dalla nuova politica sui dazi.
Secondo gli analisti, i costruttori automobilistici tedeschi realizzino tra il 20 e il 23% dei loro profitti dalle vendite di veicoli in Cina. Oliver Zipse, CEO di BMW, ha affermato in una riunione con gli investitori che non crede nel protezionismo, avvertendo che avviare battaglie commerciali potrebbe risultare in danni autoinflitti. Stessa preoccupazione espressa da Oliver Blume, capo di VW, che ha descritto il rischio di ritorsioni come "potenzialmente pericoloso".
Nonostante tutto, qualsiasi tariffa imposta dall'UE dovrebbe essere, secondo gli analisti, più moderata rispetto a quelle degli USA. Matthias Schmidt di Schmidt Automotive Research ha commentato che l'incremento dei dazi sull'EV cinese al 100% negli USA rappresenta "puro protezionismo", mentre una risposta dell'UE, che si prevede possa variare tra il 10% e il 25%, mirerebbe più equamente a livellare il campo di gioco, contrastando il vantaggio di costo del 30% dei produttori cinesi.