I limiti di emissioni di CO2 sono, come sappiamo, un problema noto per la maggior parte dei costruttori di automobili che devono necessariamente sottostare ad alcuni precisi limiti per non incappare in salatissime multe imposte dall’Unione Europea. Di recente, con la prima proposta dedicata al futuro standard Euro 7, ci sono state diverse discussioni riguardanti questo limite definito come “estremo” e difficile da raggiungere.
Le emissioni sono spesso legate al meccanismo dei crediti sulla CO2 o crediti di carbonio, un piano secondo il quale le aziende riescono a ridurre l’impatto ambientale delle loro attività supportando progetti di sviluppo sostenibile, anche di altre aziende. Un chiaro esempio è rappresentato dalla ex FCA che aveva acquistato crediti green da Tesla, per poter compensare il livello di emissioni prodotto.
Ma cosa sono esattamente i crediti green? Noti anche come regulatory credits, si inseriscono nel quadro della lotta al cambiamento climatico che i vari player del settore stanno portando avanti. In linea generale, questi certificati servono a misurare le emissioni prodotte annualmente dalle case automobilistiche; mentre le più virtuose posso cedere e vendere crediti (come Tesla), quelle più indietro con l'elettrificazione possono acquistare crediti per evitare penalizzazioni dall'Unione Europea. Questo genere di scambio, in futuro, potrebbe avvenire anche tra costruttori e petroliferi, o almeno è questo il piano di oltre 200 firmatari del documento inviato al vice presidente della Commissione europea, Frans Timmermans.
Nella nota, si chiede l’istituzione di un nuovo meccanismo di scambio volontario di crediti sulla CO2 risparmiata con l’uso di carburanti a basso impatto tra i produttori stessi di carburanti e i costruttori di auto. In sostanza, la proposta prevede che venga effettuata una revisione del regolamento europeo che al momento prevede una misurazione limitata ai gas di scarico. In futuro, si potrebbe cogliere i vantaggi dei carburanti green che possono fornire un reale contributo per raggiungere l’obiettivo della decarbonizzazione dei trasporti in modo sostenibile ed economico. Secondo Audi, i cosiddetti e-fuel potrebbero essere anche meglio dell'idrogeno.
Più in dettaglio, con il termine "e-fuel" si intendono carburanti sintetici che non derivano dalla raffinazione del petrolio, ma sono ottenuti dalla lavorazione combinata di materie prime alternative e rinnovabili (con un contenuto di carbonio praticamente nullo). Tra i principali firmatari dell’iniziativa troviamo alcune delle più importanti aziende e associazioni attive nel settore della raffinazione e distribuzione di carburanti e lubrificanti; tra i nomi italiani troviamo:
- Eni S.p.A
- FPT Industrial S.p.A
- Iveco S.p.A
- Landi Renzo S.p.A
- New Holland Agriculture
- Snam S.p.A
- Anfia
- Assocostieri
- Assogasmetano
- Assopetroli Assoenergia
- Federchimica Aispec
- Federchimica Assogasliquidi
- Federmetano
- NGV Italy
- Wesport Fuel System
Al momento non è chiaro se e quando la proposta verrà presa in esame, non ci rimane che attendere.