Cosa non funziona con la ricarica pubblica delle auto elettriche

Cosa non funziona con le colonnine di ricarica per auto elettriche? No, il problema non è quasi mai il tempo di ricarica

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a cura di Francesco Daghini

Il mercato automobilistico europeo ha iniziato un lungo processo che lo porterà, entro un paio di decenni, alla totale decarbonizzazione: l’Unione Europea ha infatti fissato al 2035 il limite ultimo oltre il quale non si potranno più vendere auto endotermiche, colpevoli di emettere CO2 e altri inquinanti nell’ambiente. Oggi questa imposizione significa mobilità elettrica, l’unica vera tecnologia alternativa alla combustione interna che ha dimostrato una sufficiente praticità per sostituire le auto attuali; per consentire una transizione alla mobilità elettrica quanto più indolore possibile ci sarà bisogno di un grande sforzo da parte dei Governi, che dovranno assicurare, insieme ai fornitori di energia elettrica, la giusta copertura di colonnine pubbliche per la ricarica, fondamentali soprattutto nelle grandi città dove molti non hanno un box privato dove caricare comodamente durante la notte.

La situazione colonnine in Italia e in Europa

Nei paesi europei più agiati la diffusione delle auto elettriche sta procedendo a pieno ritmo: i paesi scandinavi hanno abbracciato rapidamente la novità tecnologica, e stiamo vedendo una rapidissima diffusione anche nei Paesi Bassi – paese leader per numero di colonnine pubbliche in Europa - in Germania e in Francia, dove si possono contare più di 80.000 punti di ricarica pubblici in ciascun paese, secondo i dati ACEA. In Italia, per fare un paragone, al momento abbiamo poco più di 35.000 punti di ricarica pubblici: meno della metà rispetto ai 3 big della mobilità elettrica in Europa, pur avendo una popolazione di dimensioni simili a quella francese.

Ovviamente per capire meglio questo dato è importante rapportarlo al numero di auto elettriche vendute: in Italia, dopo 3 anni di crescita costante, nel 2022 abbiamo registrato un discreto calo nel numero di immatricolazioni (67.500 nel 2021, solo 49.500 nel 2022), mentre in Francia, ad esempio, solo a settembre 2022 sono state immatricolate 36.000 auto elettriche. In totale, anche se non è semplicissimo trovare dati affidabili, si stima che in Francia circolino 650.000 auto elettriche, mentre in Italia si stimano circa 200.000 auto elettriche in circolazione: il rapporto tra auto elettriche e colonnine pubbliche in Francia risulta quindi essere di 1 a 6.5, mentre in Italia lo stesso rapporto è quasi 1 a 7. Questi numeri ci dicono che in Italia un’auto elettrica si può caricare pubblicamente senza particolari problemi, così come avviene in Francia, ma l’installazione e l’attivazione di nuove colonnine è chiaramente più lenta rispetto alla vendita di nuove auto, per cui sarà importante tenere sotto costante controllo questo rapporto con l’aumentare dei dati di vendita.

Un aspetto di fondamentale importanza per consentire agli utenti delle auto elettriche di viaggiare anche per lunghi tratti senza difficoltà, sarà la diffusione delle colonnine a ricarica rapida lungo le arterie autostradali: oggi in Italia la percentuale di colonnine a ricarica rapida rispetto al totale è davvero bassa, meno del 10% del totale ha una potenza superiore a 50 kW, ma è destinata a salire in pochi anni proprio grazie alle molteplici installazioni previste lungo le tratte autostradali, a non più di 50 km l’una dall’altra. In città invece le colonnine più diffuse sono quelle a 22 kW, più che sufficienti a ricaricare quanto consumato per gli spostamenti quotidiani.

Colonnine pubbliche di ricarica: i problemi

Anche in una città come Milano, dove le colonnine pubbliche sono ormai molto diffuse, non mancano i problemi: basta avere in prova un’auto elettrica qualsiasi per qualche giorno per rendersi conto delle difficoltà che si incontrano, tra applicazioni scomode da utilizzare, colonnine fuori uso, assenza di assistenza tecnica, per non dimenticare il problema delle auto endotermiche parcheggiate illegalmente davanti a una colonnina.

I meno tecnologici tra noi avranno sicuramente qualche difficoltà ad abituarsi all’utilizzo di una app per fare il “pieno” alla propria auto: le applicazioni disponibili sul mercato sono ancora un po’ acerbe a livello di funzioni e interfaccia, spesso ci si trova a dover effettuare il Login nonostante le informazioni siano già state inserite, a volte le informazioni riportate sulle app non sono aggiornate e quindi ci si reca a una colonnina che poi risulta occupata, altre volte ci sarebbe bisogno di assistenza e si scopre che è necessario sottoscrivere un abbonamento con il fornitore prima di poterlo contattare, insomma, tutta una serie di complicazioni in un’operazione che dovrebbe essere semplice come ricaricare uno smartphone.

Utilizzando auto elettriche in città, e dovendomi affidare alle colonnine pubbliche di ricarica, il problema più frequente che ho incontrato è stato quello delle auto endotermiche parcheggiate illegalmente in uno spazio dedicato alla ricarica delle auto elettriche: da questo punto di vista il Codice della Strada parla chiaro, quello stallo può essere utilizzato esclusivamente per le operazioni di ricarica – tanto che gli stessi fornitori di energia prevedono un pagamento extra per il tempo in cui si occupa lo stallo dopo aver concluso la ricarica – e vedere auto non elettriche parcheggiate tranquillamente davanti a una colonnina è purtroppo molto frequente.

In linea teorica si possono chiamare i vigili urbani che applicheranno una sanzione che va da 85 a 338 euro per le auto trovate in violazione dell’articolo 158 del 2017, che contiene l’elenco delle soste e delle fermate vietate: qui il comma h-bis segnala che è vietato sostare “negli spazi riservati alla fermata e alla sosta dei veicoli elettrici in ricarica”. Nei casi più gravi si rischia anche la rimozione forzata del veicolo, ma non sempre l’intervento di vigili e carroattrezzi sarà tempestivo: se avete fretta è meglio andare a cercare un’altra colonnina.

Tesla, i Supercharger sono una garanzia

A diversi anni di distanza dalla nascita delle colonnine di ricarica Supercharger, la scelta di Tesla di investire su una propria rete di ricarica si sta rivelando incredibilmente vincente: la casa automobilistica di Elon Musk ha lavorato duramente per assicurare ai propri clienti una quantità di colonnine a ricarica rapida sufficiente a gestire il parco auto circolanti, ma non è solo questa la ricetta del successo di Tesla. Le colonnine Supercharger, oltre a essere molto potenti e rapide, sono affidabili, sono quasi sempre disponibili visto che ne vengono installate di molteplici in ogni stazione e sono perfettamente integrate con il software Tesla che il cliente è già abituato a utilizzare. Insomma, questa soluzione è più costosa e impegnativa da mettere in campo, ma è anche quella che consente i risultati migliori: caricare una Tesla utilizzando le colonnine Supercharger è un’esperienza molto meno stressante rispetto alla concorrenza. Inoltre, di recente, Tesla ha aperto i Supercharger anche agli altri marchi come evidenziato in questo approfondimento.

Ricarica wireless e altre tecnologie

Le colonnine di ricarica via cavo sono l’unica tecnologia che ad oggi risulta efficace per le auto elettriche, ma la ricerca non si è certo fermata e anzi, lavora spedita per fornirci nuove soluzioni di ricarica.

Gli esperimenti legati alla ricarica wireless per le auto elettriche ormai sono molteplici, sia nella versione statica, che prevede di parcheggiare l’auto in uno stallo dotato di una speciale pedana che si occupa di ricaricare il veicolo senza bisogno di collegare un cavo, sia nella versione dinamica, come abbiamo visto qualche mese fa nell’Arena del Futuro dell’autostrada Brebemi. Si tratta di una ricarica di tipo induttivo che può essere integrata sotto all’asfalto, così da caricare un veicolo mentre è in movimento.

Tra le altre soluzioni ipotizzate c’è quella delle colonnine “pop-up” integrate nella strada, in grado di attivarsi e collegarsi all’auto per effettuare la ricarica semplicemente utilizzando l’applicazione dedicata.

Tra le soluzioni più papabili a prendere piede nell’immediato futuro, ci sono sicuramente le colonnine integrate nei lampioni stradali e gli armadi stradali convertiti in colonnine: in Germania la Deutsche Telekom si è occupata di convertire ben 12.000 armadi stradali in colonnine di ricarica, così da semplificare la vita degli utenti urbani senza occupare ulteriore suolo pubblico.

Colonnine di ricarica, cosa serve per il futuro?

Seppur lentamente, nei prossimi anni le grandi città vedranno la diffusione di un gran numero di auto elettriche, che proprio nell’ambiente cittadino possono dare il meglio di sé riducendo inquinamento ambientale e acustico; si potrebbe pensare che la soluzione per far funzionare tutte queste auto elettriche sia installare tante colonnine DC a ricarica rapida, ma in realtà sarebbero sufficienti anche delle colonnine con potenza più bassa, per vari motivi.

Innanzitutto, guidando in città le auto elettriche hanno consumi davvero bassissimi, a differenza delle auto endotermiche che consumano meno ad alte velocità le auto elettriche ma consumano energia quasi in modo proporzionale rispetto alla velocità a cui si muovono; inoltre, le tratte medie percorse in città sono davvero brevi e questo fa sì che la necessità di ricaricare sorga forse una volta alla settimana, se non addirittura ancora meno di frequente. In più bisogna considerare i costi e le difficoltà tecniche e burocratiche che si incontrano quando si vuole installare una colonnina ad alta potenza, ancor più se in un ambiente cittadino: molto più facile ed economicamente accettabile installare tante colonnine a bassa potenza – idealmente una per ogni 2 parcheggi, come i parchimetri dei film americani – così da consentire a tutti una ricarica senza stress. Aumentando fortemente la diffusione di colonnine pubbliche si annulla il problema delle auto endotermiche parcheggiate davanti a un punto di ricarica, un problema destinato a ridursi quasi fino a sparire una volta che sarà calato il numero di auto con motore a scoppio in rapporto a quelle elettriche.

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