Come si salva un'azienda di automobili?

Anatomie d'un come back è una serie Amazon di grande impatto che racconta tutti i retroscena di un percorso professionale (e umano) intenso e rischioso

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a cura di Tommaso Marcoli

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Il 1° luglio 2020 Luca De Meo accetta l'incarico di Amministratore delegato del Gruppo Renault. È un periodo estremamente complicato per la Règie: la catastrofe del COVID, le dimissioni e lo scandalo Carlos Ghosn, il rischio - molto più concreto di quanto si pensi - che la Renault chiuda e possa sparire. Uno choc enorme, paragonabile soltanto al fallimento della Fiat per noi italiani. Servono decisioni forti, idee nuove e un programma a medio e lungo termine che faccia tornare i conti del marchio a posto, al momento in passivo di 8 miliardi di euro. Luca De Meo è l'uomo giusto al momento giusto. Arriva da esperienze tutte nel settore automobilistico molto importanti e perfettamente riusciti: a lui si deve il (ri)lancio della Fiat 500 nel 2007 - modello che si rivelerà decisivo per il futuro dell'azienda - e, dopo aver riassestato Seat, la costruzione di un marchio a sé stante come Cupra che in pochissimo tempo sarebbe diventato uno dei più chiacchierati e desiderati d'Europa. Esperienza, visione coraggio non mancano di certo al manager italiano. La sfida di salvare un intero gruppo automobilistico travolto da una congiuntura interna e internazionale particolarmente sfavorevole, però, è un inedito anche per lui. Anatomie d'un come back è la serie Prime Video che racconta il percorso e i retroscena che De Meo e la sua squadra hanno affrontato per risollevare il marchio francese. Tra incomprensioni e incertezze, team building sfibranti e operazioni nostalgia, le quattro puntate affrontano gli ultimi 4 anni della gestione De Meo. Dagli inizi complicati al debutto della nuova Renault R5 elettrica. Una storia a lieto fine: nel 2024 Renault ha consegnato quasi 1 milione e 600 mila automobili, i conti sono tornati a posto e le fabbriche europee lavorano al meglio delle loro capacità produttive.

Renaulution

A gennaio 2021, Luca De Meo presenta il suo piano di rilancio: non serve una semplice ristrutturazione per salvare Renault ma una rivoluzione. Da qui il programma Renaulution. Un nome particolarmente fortunato e giornalisticamente d'impatto, d'altronde da un esperto di marketing come lui non ci si poteva aspettare niente di meno. In estrema sintesi, il piano prevede una prima fase di risanamento dei conti, una seconda di introduzione di nuovi modelli e una terza di affermazione sul mercato. La serie entra nello specifico di ciascuno di essi, approfondendo anche il contesto nei quali si sviluppano. De Meo è consapevole che per raggiungere tutti gli obiettivi, oltre al capitano serve una squadra pronto a seguirlo. Nella prima puntata emerge la dimensione più umanistica del manager italiano con la capacità di entrare in contatto con tutti i suoi collaboratori, di sviluppare con loro una fiducia reciproca che si rivelerà fondamentale per assecondarlo in tutte le sue richieste. C'è poi la passione personale e intensa per l'automobile che Luca De Meo coltiva sin da quando era un bambino. Questo non è un elemento di secondo piano. De Meo è meticoloso, vuole capire come funzionano le nuove auto, le vuole conoscere e analizzare, offre il suo punto di vista, segue il processo di sviluppo, guida i prototipi, parla con i tecnici. In ogni automobile Renault prodotta dal 2020 ad oggi c'è il contributo diretto e personale di Luca De Meo. 

L'asso nella manica

Sebbene le grandi ambizioni e l'indiscussa capacità, la partenza non è delle migliori. Solo un mese dopo aver presentato la rivoluzione, Renault annuncia 8 miliardi di euro di perdita. Una cifra inimmaginabile. Le voci che iniziano a dubitare del manager italiano si fanno sempre più numerose e rumorose: saprà davvero realizzare tutto ciò che promette?. Nella mente di De Meo le soluzioni ci sono già, serve soltanto tempo per metterle in pratica. Anzi, la soluzione lui la trova già all'interno del gruppo Renault stesso: Dacia. Il marchio rumeno, da sempre visto come una proposta a buon mercato ma di bassa qualità, è l'asso nella manica per rilanciare una proposta che possa soddisfare l'automobilista europeo. Quindi: prezzi accessibili, qualità accettabile. Chiama designers di talento, un amministratore delegato brillante e pieno di iniziativa e lascia loro il compito di trasformare Dacia da marchio cheap in marchio cool. Nasce il nuovo logo, gli allestimenti essenziali ma ben equipaggiati o dedicati al fuoristrada, gli accessori per la vita all'aria aperta, la Jogger a sette posti, la Spring elettrica e poi l'impensabile. Dacia partecipa al rally Dakar. La competizione sportiva più impegnativa e brutale del mondo vede tra i suoi concorrenti Dacia. È una promozione formidabile: certifica la solidità, la robustezza e la versatilità che il marchio rumeno vuole interpretare e trasferire sulle sue automobili. La morale? Nel 2024 la Dacia Sandero è stata l'automobile più venduta in tutta Europa.

L'Europa al centro

De Meo ha un'ambizione personale: Renault deve mantenere il suo centro tecnico e produttivo in Europa. Non vuole delocalizzare nè ridimensionare gli impianti francesi, il contrario, vuole rilanciarli. Sembra una follia, ma ancora una volta ha ragione lui. Non solo, raddoppia l'impegno: promette che in Francia non solo saranno costruite automobili ma anche batterie. Apre la divisione Ampere, specializzata nella ricerca e sviluppo di nuove soluzioni per la mobilità elettrica. Di fatto ha scorporato le attività per le automobili elettriche dal marchio principale, concentrando sforzi e risorse su una realtà che si occupasse esclusivamente di batterie e piattaforme. Grazie al lavoro di Ampere sono state create le architetture AmPr Small e AmPr Large che accomodano modelli come Renault R5, e Renault Scenic. Ampere ha il ruolo di trasferire il gruppo Renault nella nuova dimensione dei costruttori di automobili che, nell'era della transizione energetica, devono essere in grado di offrire anche servizi tra cui lo sviluppo di software. Le fabbriche europee non sono mai state messe in discussione e oggi, grazie all'impegno di De Meo, continuano ad essere al centro della strategia produttiva del gruppo Renault.

C'è ancora molto da fare

Non è finita qui. La docuserie ha offerto una panoramica interessante e curiosità che ha seguito il rilancio di un gruppo automobilistico negli ultimi 4 anni. Il piano Renaultion sembra aver dato i propri frutti con Renault che gode di buone salute e ottima considerazione tra i clienti europei. Tuttavia, le sfide che la transizione energetica ha posto, la spietata concorrenza cinese e le minacce di dazi americani sulle automobili europee non lasciano certo molto spazio per i festeggiamenti. C'è ancora molto lavoro da fare, c'è ancora molto a cui pensare. Ma Renault oggi poggia su basi molto solide e su un progetto a medio termine che le ha permesso di proiettarsi nel futuro e di prepararsi ad affrontare le prossime sfide con i giusti strumenti. Renault oggi è pronta a sopravvivere anche al dopo Luca De Meo che l'ha aiutata a risollevarsi e l'ha preparata a quello che arriverà. Perché, è certo, questa non è l'ultima tappa dell'apprezzato manager italiano. Ci sono altre auto da sviluppare, altri problemi da risolvere e altri talenti da raccogliere e formare. Il prossimo capitolo sarà altrettanto impegnativo e complicato ma non meno divertente e curioso. Non vediamo l'ora di leggerlo.

 

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C'è tanto da fare in questo settore, siamo in un momento di transizione decisivo all'elettrico. Saranno decisivi interventi governativi seri, a supporto dell'industria europea.
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