Camion a idrogeno, ACEA: necessarie adeguate infrastrutture di rifornimento

Acea ha deciso di definire alcuni obiettivi indispensabili per il raggiungimento di un'adeguata rete di rifornimento di idrogeno per i camion.

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a cura di Valentina Acri

Sappiamo ormai che le caratteristiche dell’idrogeno consentono un utilizzo non solo nel settore energetico ma anche nell’ambito della mobilità green. Non a caso, essendo un vettore energetico flessibile, l’idrogeno ha potenziali applicazioni nei più svariati settori dell'energia e avrà inevitabilmente un importante ruolo nella decarbonizzazione.

Nelle scorse ore, l’associazione europea dei costruttori (ACEA) è tornata su tema centrale per la politica industriale, ovvero sulle le stazioni di rifornimento per i mezzi pesanti a idrogeno. ACEA ha infatti mostrato la sua preoccupazione riguardo un’infrastruttura che non risulta essere adeguata a supportare il crescente aumento dei mezzi pesanti fuel cell.

Partendo dalla premessa che le stazioni di rifornimento per autocarri fuel cell sono quasi completamente assenti sul territorio europeo, nonostante i veicoli siano ormai quasi pronto per il debutto sul mercato, ACEA ha lanciato un appello all’Unione europea chiedendo di fissare appositi obiettivi che possano vincolare tutti gli Stati membri ad un’adeguata realizzazione di infrastrutture di rifornimento di idrogeno per i camion. La stessa ha sottolineato che secondo le stime nel 2030 saranno almeno 60.000 i camion a idrogeno attivi su strada, e che questi ultimi non potranno utilizzare le medesime infrastrutture di ricarica dedicate alle auto. Ciascuna infrastruttura dovrebbe, infatti, avere una capacità giornaliera di almeno sei tonnellate di H2 e un minimo di due distributori. L’appello dell’associazione è dunque quello giungere alla realizzazione di infrastrutture posizionate almeno ogni 200 chilometri lungo la rete centrale TEN‐T entro il 2030.

In occasione della revisione della direttiva Dafi (Direttiva sulle infrastrutture per i combustibili alternativi) sui combustibili alternativi sarà dunque fondamentale stabilire obiettivi a breve termine che spingano i Paesi UE a costruire un numero minimo di punti di ricarica entro il 2025 e il 2030. L’associazione ha al riguardo presentato una mappa interattiva destinata a tutti i Paesi dell’Unione e per il Regno Unito.

L'AFID deve essere rivisto per tenere conto dei requisiti dei veicoli pesanti e per facilitare il rapido lancio di una fitta rete di ricarica e rifornimento in tutti gli Stati membri europei - spiegano i costruttori -. Dovrebbe fissare un obiettivo di 10.000-15.000 punti di ricarica pubblici e di destinazione entro il 2025 e di 40.000-50.000 punti di ricarica entro il 2030. Inoltre, un obiettivo di almeno 40.000 di potenza inferiore (100 kW ) i caricatori notturni pubblici nei parcheggi per camion lungo le autostrade dovrebbero essere impostati per il 2030.

Non a caso, la cartina dell’Europa mostra le Hydrogen refuelling stations che ciascuno Stato dovrebbe installare. Per quanto riguarda il nostro Paese la fotografia scattata relativa ai prossimi quattro anni richiederebbe 20 stazioni che, secondo Acea, dovranno aumentare a 70 all’inizio del prossimo decennio. Le previsioni vedono invece un record di punti di ricarica in Germania che nel 2025 dovrebbe avere circa 85 stazioni e ben 300 nel 2030. Non da meno i numeri relativi a Regno Unito, Spagna e Francia. Decisamente inferiori quelli di Croazia, Estonia e Lituania.

Se consideriamo dunque che il numero dei veicoli a basse emissioni e soprattutto a zero emissioni è destinato ad aumentare rapidamente nei prossimi anni è fondamentale premere l’acceleratore per creare un’infrastruttura indispensabile per rifornire i mezzi pesanti e per poter raggiungere la neutralità del carbonio nel trasporto merci su strada entro il 2050.

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