In occasione del CES 2021, Cadillac ha presentato un concept di auto volante – o drone per il trasporto di persone, o elicottero, a seconda di come volete interpretare la cosa – chiamato eVOL. Dotato di un motore elettrico da 120 cavalli che alimenta le 4 pale necessarie per alzarsi in volo, il concept di Cadillac è in grado di sfiorare i 100 km/h di velocità massima, oltre ovviamente a essere in grado decollare e atterrare verticalmente.
Arrivati al 2021 però è legittimo farsi una domanda: ha davvero senso continuare a immaginare un futuro come quello delle auto volanti? Riusciamo davvero a immaginare un futuro in cui le nostre città saranno invase di piccoli droni monoposto in grado di portarci da un capo all’altro in pochi minuti, e possibilmente senza rallentamenti dovuti al traffico? In breve, no, non ci riusciamo. I rendering presentati da Cadillac ci mostrano persino l’eVOL in fase di decollo dal tetto di un grattacielo, idea sicuramente affascinante ma che difficilmente troverebbe spazio nelle città di oggi.
Gli aspetti che rendono queste proposte assolutamente impraticabili sono diversi, a partire dalla patente stessa: difficile immaginare un futuro in cui prendere una patente da pilota di drone possa diventare alla portata di tutti quanto una patente per automobili. Ancora più difficile ipotizzare un cielo pieno di droni monoposto in cui vengano rispettate le regole necessarie a evitare incidenti, un aspetto a cui probabilmente in pochi pensano, ma nei cieli un qualunque piccolo tamponamento potrebbe trasformarsi in una catastrofe.
Forse la strada giusta sta nello sviluppo dei sistemi a guida autonoma, ma l’avanzamento tecnologico attuale permette a malapena di pensare a un’auto in grado di guidarsi da sola, pensare di farlo in cielo è impossibile, visto l’aumento di variabili in gioco. La quantità di aspetti negativi è davvero altissima, e anche i più banali – come una batteria scarica – rischiano di avere conseguenze tragiche: chi non è abituato a guidare auto elettriche solitamente prova la così detta “ansia da autonomia residua”, quella sensazione di agitazione dovuta all’incertezza di riuscire a raggiungere la destinazione prima che le batterie si scarichino, e se questa stessa situazione si dovrebbe riproporre su un mezzo volante, riusciamo a malapena a immaginare i livelli di stress che potrebbe raggiungere il conducente.
E’ importante ragionare sempre in termini di avanzamento tecnologico, ma questo tipo di progetti sposta il focus da quelli davvero importanti, come la ricerca di fonti di energia alternative utili a progettare mezzi di trasporto adatti al nostro futuro. Meglio rimanere con i piedi per terra.