A pochi giorni dall'addio effettivo del Regno Unito all'Unione Europea, alcuni effetti della Brexit relativi al settore automobilistico sembrano già creare grandi preoccupazioni. Nonostante il Regno Unito e l’Unione Europea abbiano raggiunto un compromesso relativo ai rapporti commerciali, a destare preoccupazione è l'allarme riguardante il decisivo aumento dei costi amministrativi per tutti i costruttori.
Sebbene l'intesa tra Londra e Bruxelles sia riuscita ad evitare le tariffe doganali del 10% imposte dai regolamenti dell’Organizzazione mondiale del commercio, ed impedire una limitazione alle importazioni e alle esportazioni, non mancano gli obblighi relativi a fondamentali regole di attività locali e componenti auto. Non appena terminato il periodo di transizione di un anno, tutte le case automobilistiche avranno, difatti, l'obbligo di presentare tutta la documentazione che attesti la provenienza britannica, o comunque comunitaria, del 55% dei componenti di ciascun veicolo a propulsione tradizionale. Una piccola differenza riguarderà i veicoli elettrici che, a seguito della provenienza inevitabilmente asiatica delle proprie batterie, vede la soglia stabilirsi al 40%. Non è da escludere però che tale limite possa in futuro aumentare lentamente.
A sottolineare il conseguente aumento dei costi burocratici è la stessa associazione di rappresentanza Smmt (Society of Motor Manufacturers and Traders) che ha dunque lanciato l'allarme relativo a costi burocratici accentuati.
Si tratta inevitabilmente di costi potenzialmente elevati per un singolo produttore. Il lavoro di ufficio prima lo facevi su una minoranza di veicoli, ora lo devi fare su quasi tutti i tuoi veicoli, tranne quelli destinati al mercato del Regno Unito, ha dichiarato Mike Hawes.
Tutto ciò implica un aumento dei costi in un momento inevitabilmente fondamentale per le aziende, alle prese con ottimizzazioni e conseguenti investimenti che puntano all'espansione della nuova mobilità elettrica e sostenibile. Considerando dunque che i costi saranno piuttosto elevati per ogni singolo produttore, l’accordo stabilito non sembrerebbe essere a costo zero, visto che il settore automobilistico dovrà far fronte ad un incremento delle spese amministrative per programmare gli investimenti futuri. Non a caso, alcune grandi case automobilistiche hanno già deciso di limitare la loro produzione, tra queste Honda che ha ufficializzato lo stop di alcune attività manifatturiere nel Paese e Nissan che ha rinviato l’avvio della produzione della nuova Qashqai a Sunderland, cancellando inoltre il progetto di produrre la X-Trail nello stabilimento inglese.
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