Basta dipendenza dalla Cina, così il governo punta a riaprire le miniere italiane

Palazzo Chigi ha approvato un decreto legge per riavviare le attività esplorative ed estrattive di materie prime critiche per il futuro di alcuni settori.

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a cura di Marco Silvestri

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In un clima di incertezza generale dovuta a una situazione internazionale tutt'altro che tranquilla, il governo Italiano ha deciso di puntare alla riapertura dei siti minerari dormienti e avviare nuovamente le attività di esplorazione e di estrazione. L'obiettivo principale è reperire materie prime critiche per supportare la transizione energetica di settori strategici, come quello automobilistico.

Con la riapertura delle miniere, l'Italia punta a rendersi indipendente rispetto ai paesi fornitori di materie prime

Per muoversi in tal senso, il Consiglio dei Ministri ha appena approvato un decreto-legge che introduce disposizioni urgenti sulle “materie prime critiche di interesse strategico”. Questo decreto adegua l’ordinamento nazionale al Critical Raw Materials Act dell'Unione Europea. Il nuovo provvedimento stabilisce una serie di misure volte a favorire lo sviluppo di progetti strategici.

Tra le misure spiccano le procedure di autorizzazione semplificate, modellate in parte sui giudizi amministrativi relativi al PNRR. Particolare attenzione è rivolta anche alle controversie sui titoli abilitativi. Il Comitato interministeriale per la transizione ecologica (CITE), integrato dal ministro della Difesa e dal ministro per la Protezione civile e le politiche del mare, avrà il compito di valutare "eventuali motivi ostativi all'accoglimento delle domande di riconoscimento del carattere strategico di un progetto".

Come funziona il decreto?

I ministeri competenti individueranno tre punti unici nazionali di contatto per il rilascio delle autorizzazioni. Queste dovranno essere concesse o meno entro 18 mesi per l’estrazione ed entro 10 mesi per il riciclaggio o la trasformazione. Verranno poi istituiti un comitato tecnico per le attività di monitoraggio e coordinamento e l'elaborazione di un piano nazionale presso il Ministero delle Imprese e del made in Italy (Mimit). Inoltre, sarà creato un registro delle aziende e delle catene del valore strategiche.

Le regioni nelle quali si trovano i siti per l'estrazione di materie prime riceveranno delle royalty con aliquota variabile dal 5 al 7%

L’Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) avrà il compito di elaborare, entro il 24 maggio 2025, un programma nazionale di esplorazione che sarà poi riesaminato ogni cinque anni. Lo stesso ente, insieme con la sovrintendenza territorialmente competente, avrà anche funzioni di vigilanza e controllo sui progetti.

Il decreto definisce inoltre le royalty a favore dello Stato o delle regioni. L'aliquota varia dal 5% al 7%. I proventi versati allo Stato confluiranno nel Fondo nazionale del made in Italy e saranno destinati a sostenere investimenti nella filiera delle materie prime critiche.

Infine, sarà elaborato un "Piano di recupero di materie prime dai rifiuti di estrazione storici". Questo piano mira a estrarre minerali dalle strutture di deposito di rifiuti estrattivi, chiuse o abbandonate, per le quali non è più vigente il titolo minerario. Tuttavia, ciò sarà possibile solo dopo l'elaborazione, da parte dell'eventuale concessionario, di un piano di recupero specifico che dimostri la sostenibilità economica ed ambientale dell'intero ciclo di vita.

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