La questione degli autovelox in Italia si apre a un nuovo capitolo. Dopo mesi di incertezze e confusione, il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti ha finalmente chiarito quali dispositivi possono continuare a operare e quali dovranno essere temporaneamente disattivati. Lo schema di decreto ministeriale appena trasmesso al sistema Tris, piattaforma europea di informazione sulle regolamentazioni tecniche, stabilisce una netta distinzione: gli autovelox di ultima generazione, approvati dopo agosto 2017, riceveranno un'omologazione automatica, mentre quelli precedenti dovranno essere sospesi fino a completamento dell'iter di omologazione. Il provvedimento rimarrà in consultazione pubblica fino al 24 giugno, dopodiché potrà essere modificato o direttamente pubblicato in Gazzetta Ufficiale per entrare definitivamente in vigore.
Dodici dispositivi già in regola: la lista completa
Il decreto prevede una vera e propria sanatoria automatica per dodici modelli di autovelox che rispettano già i requisiti stabiliti dal decreto ministeriale n. 282 del 13 giugno 2017. Questi dispositivi potranno continuare a operare senza necessità di ulteriori verifiche o certificazioni. La lista include apparecchiature di ultima generazione come il Celeritas Mse 2021 (il più recente, approvato ad agosto 2024), il Tutor 3.0 e il Vergilius Plus, insieme ad altri nove modelli che rispondono pienamente ai criteri di taratura e funzionamento stabiliti dalla normativa vigente.
Interessante notare come i dispositivi che beneficiano dell'omologazione automatica si distribuiscano su un arco temporale che va dall'agosto 2017 (con il Velocar Red&Speed Evo M) fino ai più recenti approvati nel 2024, dimostrando l'evoluzione tecnologica del settore negli ultimi sette anni.
Vecchi autovelox: procedura di regolarizzazione o spegnimento
Destino diverso per tutti gli altri dispositivi non inclusi nell'elenco dei dodici "promossi". Modelli storici come gli Autovelox 106 e 106 SE o i Tutor di prima generazione dovranno essere temporaneamente disattivati in attesa di completare l'iter di omologazione. I produttori avranno sei mesi di tempo dall'entrata in vigore del decreto per presentare domanda di omologazione, integrando la documentazione precedentemente inviata per l'approvazione iniziale.
Una procedura accelerata è prevista per quei produttori che possono già dimostrare la conformità ai requisiti di taratura e ai test di laboratorio richiesti dalle nuove normative. In questi casi, trasmettendo la documentazione entro trenta giorni dall'entrata in vigore del decreto, potranno ottenere una risposta dal Ministero nei successivi sessanta giorni. Un percorso privilegiato che potrebbe ridurre significativamente i tempi di inattività dei dispositivi.
Impatto sui controlli stradali e conseguenze per gli automobilisti
L'applicazione di questo decreto avrà ripercussioni immediate sulla rete di controllo della velocità sulle strade italiane. Molti comuni potrebbero trovarsi costretti a spegnere temporaneamente alcuni dispositivi, con possibili conseguenze sui bilanci locali che spesso contano sulle entrate derivanti dalle multe. D'altra parte, gli automobilisti potrebbero finalmente ottenere quella certezza giuridica finora mancante sulla legittimità delle sanzioni, riducendo il contenzioso che negli ultimi anni ha intasato tribunali e giudici di pace.
Il provvedimento rappresenta un tentativo di mettere ordine in un settore rimasto a lungo in una zona grigia normativa, specialmente dopo che diverse sentenze della Cassazione avevano evidenziato la necessità di una chiara distinzione tra apparecchi "approvati" e "omologati". Una questione tecnica che ha avuto importanti risvolti pratici per migliaia di automobilisti che hanno contestato le sanzioni ricevute.
Il primo avvocato che passa per strada fa ricorso e vince.
Anche se tocca buttare soldi e tempo fino alla Cassazione visto che siamo governati da incompetenti poco seri (per usare eufemismi).
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