"Bisogna rendere l’auto elettrica più accessibile": è questa l'idea del ministro delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, che nel corso di un’intervista rilasciata a La Repubblica ha fatto il punto della situazione per quanto riguarda gli incentivi destinati alle infrastrutture di ricarica.
Oggi l'auto elettrica è percepita come un bene di lusso, riservata a pochi. Per questo, gli incentivi sono stati rimodulati: è previsto un contributo aggiuntivo per l’acquisto di veicoli elettrici e ibridi plug-in per le persone con Isee al di sotto dei 30.000 e un contributo, pari al 50% di quello previsto per le persone fisiche, per le attività di autonoleggio. Si possono ripensare le modalità di incentivazione, ma c’è una precondizione: la diffusione delle colonnine di ricarica per sostenere la domanda. In assenza di infrastrutture la domanda di auto elettriche non può decollare, ha dichiarato il ministro.
Secondo il ministro, infatti, al fine di consentire un "semplice" accesso ai veicoli elettrici potrebbe essere necessario rivedere le modalità di incentivazione ma prima è fondamentale incrementare le infrastrutture di ricarica. Sottolineando come in assenza di infrastrutturazione la domanda di auto elettriche non può decollare.
Attualmente il piano che mira ad incentivare l’installazione di colonnine di ricarica prevede un fondo da 40 milioni per case private e condomini e un bonus pari all’80% per acquisto e posa, con un limite di 1.500 euro per richiedente, che sale a 8 mila euro in caso di parti comuni degli edifici condominiali. Il fondo in questione, che doveva essere valido solamente per il 2022, è stato esteso fino al 31 dicembre 2023 grazie ad una proposta di modifica al Dpcm di agosto.
Tra i temi discussi dal ministro anche l'appuntamento del 2035, data in cui verrà posto il fine alla vendita di nuove vetture endotermiche. Secondo il ministro, infatti, è necessaria una clausola di revisione del 2026, quando la Commissione Europea valuterà i progressi compiuti e deciderà dunque se rivedere gli obiettivi.
Riteniamo necessaria la clausola di revisione al 2026, momento in cui la Commissione valuterà i progressi compiuti verso il conseguimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni del 100%, nonché la necessità di rivedere tali obiettivi tenendo conto degli sviluppi tecnologici e dell’importanza di una transizione sostenibile e socialmente equa, ha aggiunto.