Che l'industria automobilistica cinese stia attraversando un periodo di crescita travolgente, è indubbio. A dare ulteriore slancio a questo sviluppo, le automobili elettriche: in particolare, la produzione di queste ultime, legata strettamente alle terre rare. Componente fondamentale, a esempio, per la produzione delle batterie che alimentano i motori elettrici. La Cina, in questo senso, ha un vantaggio geologico e minerario rispetto all'Europa e agli Stati Uniti.
Nuova attenzione, su questo aspetto, è stata recentemente data da Glencore, principale azienda mondiale di estrazione di minerali. Secondo i vertici del colosso industriale, i costruttore europei e statunitensi dovrebbero iniziare a pensare a nuovi meccanismi per l'approvvigionamento di materie prime. Attualmente, la quasi totali dei marchi occidentali, fa affidamento quasi esclusivamente sulle batteria prodotte in Cina.
Il gigante asiatico ha il "monopolio" della produzione di Cobalto: un materiale ottenuto per raffinazione del coltan, elemento fornito per il 60% dei volumi globali dalle miniere del Congo e qui la Cina possiede il 40% delle riserve. Inoltre, la Cina è responsabile del 90% della produzione di Cobalto mondiale, un processo abbandonato da tempo dai paesi europei perché estremamente inquinante.
La domanda di Cobalto è in continua ascesa, così come il suo prezzo: di recente l'aumento è stato del 50%. Se la Cina dovesse decidere di bloccare l'esportazione di batterie, allora l'intero settore automobilistico potrebbe avere pesanti ripercussioni. La soluzione proposta da Glencore (unica azienda mineraria occidentale in Congo) è quello di permettere a una casa auto di acquistare la partecipazione a una delle miniere lì presenti. In questo modo, la produzione non dipenderebbe più dalla Cina.