La transizione alle auto elettriche ha portato con sé una serie di domande che, spesso e volentieri, non trovano mai un vero fondamento; identificare la risposta giusta non è sempre semplice, le informazioni che si trovano in rete sono spesso frammentarie e magari neanche troppo aggiornate.
Le auto elettriche ormai le conosciamo e anche l'infrastruttura di ricarica non è più una soluzione così poco conosciuta. Questi due elementi sono solo una piccola parte di tutto l'ecosistema; infatti, includono una serie di aspetti legati più al nostro Bel Paese stesso, come all'origine dell'energia, la percentuale di "green" compresa nel processo e cosa ci possiamo aspettare in futuro. Quello che arriverà nei prossimi anni è un tema caldo a tutti gli effetti che merita dell'attenzione aggiuntiva, in quanto non è mai stato chiaro se la corrente a disposizione sarai abbastanza per quello che sarà il parco circolante (elettrificato) del futuro.
Con l'obiettivo di promuovere a fare maggior luce su tutti questi temi spesso irrisolti, abbiamo intervistato Emanuele Regalini della Direzione Servizi di Sistema e Monitoraggio Energia di ARERA. Per chi non lo sapesse, ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell'energia tra cui, anche, quella elettrica.
- la Relazione 335/2023/I/efr “Stato di utilizzo e di integrazione degli impianti di produzione alimentati dalle fonti rinnovabili e di generazione distribuita” di ARERA;
- il Rapporto “Energia e Clima in Italia – primo semestre 2023” pubblicato due mesi fa dal GSE.
Entrambi i documenti evidenziano come negli ultimi anni si rilevi una tendenza alla contrazione dei consumi elettrici complessivi e un contemporaneo incremento della produzione da rinnovabili.
Il contributo fornito dalle fonti energetiche rinnovabili (detta anche “quota FER”) nel settore elettrico tra 2021 e 2022 è aumentato da 36,0% a 36,7% e questo incremento è stato fortemente influenzato da una sensibile crescita del fotovoltaico perché, invece, nello stesso anno si è registrata una flessione rilevante della produzione idroelettrica, a causa della diminuzione delle precipitazioni.
Secondo gli scenari sviluppati dal Governo nell’ambito del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), entro il 2030 i consumi di energia sono previsti in ulteriore calo (grazie alle politiche per la promozione dell’efficienza energetica e la riduzione dei consumi) e la quota FER nel settore elettrico è prevista salire fino al 65%.
Per quanto riguarda il solo settore dei Trasporti, la quota di consumi di energia coperti da FER è stata negli ultimi anni pari a circa l’8%, ma è prevista crescere fino a superare il 30% nel 2030.
Certamente una conversione improvvisa di tutte le auto in elettriche potrebbe creare forti impatti sulle reti attuali ma in effetti l’entità di tali impatti dipende moltissimo da come queste auto verranno ricaricate: ad esempio, se - altrettanto magicamente - tutti i punti di ricarica potessero essere collegati direttamente a un impianto di generazione, gli impatti sulle reti sarebbero praticamente nulli.
La verità è che sono molti i fattori da considerare per valutare questi impatti: la potenza dei punti di ricarica, la loro esatta collocazione rispetto alla rete elettrica e agli impianti di generazione, i momenti della giornata in cui vengono avvengono le ricariche, ecc.
Per ottenere questo, ARERA dispone di strumenti quali la struttura delle tariffe di trasporto, i requisiti minimi e i costi per la connessione di nuovi impianti alle reti, la promozione di normative tecniche con cui certificare le funzionalità dei dispositivi di ricarica, i piani di sviluppi delle reti elettriche predisposti dalle imprese di distribuzione, i progetti pilota per l’approvvigionamento di servizi di flessibilità sulle reti locali, ecc.
Le ore notturne non saranno sempre e comunque le ore migliori in cui ricaricare; nella situazione attuale tecnologica e di mercato favorire la ricarica notturna è la soluzione più semplice ed efficace che abbiamo a disposizione per rallentare la pressione sulle reti elettriche attualmente esistenti.
Tuttaviale tecnologie di cui oggi promuoviamo l’installazione ci consentiranno a breve di controllare le ricariche in modo molto più preciso e sulla base delle effettive necessità di ogni specifica rete elettrica, perché la rete di Napoli è diversa da quella di Bologna o di Trento. Per approfondire.
Perché auto, wallbox e reti elettriche possano dialogare tra loro è necessario che siano compatibili e che “parlino la stessa lingua”; garantire questa compatibilità è compito della normativa tecnica internazionale, che al momento non è ancora completata. Bisognerà poi capire bene quanto costeranno i dispositivi necessari per la ricarica bidirezionale, per valutare bene il rapporto costo benefici.
Integrare sistemi di accumulo nei punti di ricarica, invece, può già oggi essere una soluzione interessante, in grado di offrire servizi preziosi per limitare i sovraccarichi delle reti.
È in ogni caso importante fare attenzione ad un aspetto: la conversione del parco veicoli da endotermico a elettrico comporterà un incremento assolutamente modesto sul fabbisogno di energia del nostro Paese (3-4% al 2030 per 6 milioni di veicoli elettrici circolanti); se non ci si impegna sulla ricarica “smart”, invece, gli impatti più rilevanti potrebbero vedersi in termini di crescita del numero di POD (punti di connessione alle reti) e della potenza disponibile richiesta alle reti, con incrementi circa tripli rispetto a quello di energia. Proprio la potenza disponibile è il principale parametro su cui vengono progettate le reti e che, quindi, ne determina in larga parte il costo.
Punti di ricarica ad alta potenza non servono ovunque e non sono sfruttabili da tutti i tipi di veicoli. Inoltre, bisogna anche pensare che applicazioni di tipo v1g e v2g hanno poco senso quando un veicolo resta collegato alla presa meno di un’ora. Dove le colonnine fast o ultra fast sono necessarie, integrare un sistema di accumulo in grado di smorzare i picchi di prelievo dalla rete sarebbe senz’altro un’ottima idea.
Sarebbe forse meglio che gli incentivi pubblici non dovrebbero essere più riconosciuti a chi installa wallbox non smart, dispositivi che in ogni caso – per fortuna – sono sempre meno diffusi sul mercato. A breve, speriamo entro la fine di quest’anno, arriveranno anche le nuove wallbox smart, cioè quelle rispondenti allo standard definito in una norma tecnica pubblicata un anno e mezzo fa (allegato X alla norma CEI 0-21). Si tratta di un passo avanti importante per garantire la piena compatibilità tra tutti i modelli, perché parleranno tutti la stessa lingua e saranno, quindi, facilmente aggregabili per partecipare ai mercati del dispacciamento.