Auto elettriche e problemi energetici, come sarà il futuro e cosa possiamo aspettarci

La rete elettrica italiana è pronta per accogliere le auto elettriche del futuro? Per scoprire questo aspetto, e molti altri, abbiamo intervistato direttamente ARERA.

Avatar di Luca Rocchi

a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

La transizione alle auto elettriche ha portato con sé una serie di domande che, spesso e volentieri, non trovano mai un vero fondamento; identificare la risposta giusta non è sempre semplice, le informazioni che si trovano in rete sono spesso frammentarie e magari neanche troppo aggiornate.

Le auto elettriche ormai le conosciamo e anche l'infrastruttura di ricarica non è più una soluzione così poco conosciuta. Questi due elementi sono solo una piccola parte di tutto l'ecosistema; infatti, includono una serie di aspetti legati più al nostro Bel Paese stesso, come all'origine dell'energia, la percentuale di "green" compresa nel processo e cosa ci possiamo aspettare in futuro. Quello che arriverà nei prossimi anni è un tema caldo a tutti gli effetti che merita dell'attenzione aggiuntiva, in quanto non è mai stato chiaro se la corrente a disposizione sarai abbastanza per quello che sarà il parco circolante (elettrificato) del futuro. 

Con l'obiettivo di promuovere a fare maggior luce su tutti questi temi spesso irrisolti, abbiamo intervistato Emanuele Regalini della Direzione Servizi di Sistema e Monitoraggio Energia di ARERA. Per chi non lo sapesse, ARERA (Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente) svolge attività di regolazione e controllo nei settori dell'energia tra cui, anche, quella elettrica.

La produzione di energia in Italia è costante ma quali sono le principali fonti e come viene consumata? Tra le fonti citate, quante sono rinnovabili (green) e che previsioni o sviluppi ci sono per il futuro? 

Un quadro dettagliato relativo alla situazione attuale e alle prospettive future sia dei consumi di energia sia della produzione da rinnovabili si può trovare in due documenti: 

Entrambi i documenti evidenziano come negli ultimi anni si rilevi una tendenza alla contrazione dei consumi elettrici complessivi e un contemporaneo incremento della produzione da rinnovabili.
Il contributo fornito dalle fonti energetiche rinnovabili (detta anche “quota FER”) nel settore elettrico tra 2021 e 2022 è aumentato da 36,0% a 36,7% e questo incremento è stato fortemente influenzato da una sensibile crescita del fotovoltaico perché, invece, nello stesso anno si è registrata una flessione rilevante della produzione idroelettrica, a causa della diminuzione delle precipitazioni. 

Secondo gli scenari sviluppati dal Governo nell’ambito del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (PNIEC), entro il 2030 i consumi di energia sono previsti in ulteriore calo (grazie alle politiche per la promozione dell’efficienza energetica e la riduzione dei consumi) e la quota FER nel settore elettrico è prevista salire fino al 65%.
Per quanto riguarda il solo settore dei Trasporti, la quota di consumi di energia coperti da FER è stata negli ultimi anni pari a circa l’8%, ma è prevista crescere fino a superare il 30% nel 2030.

Facciamo un esempio estremo, domani mattina tutto il parco auto circolante si trasformerà magicamente in elettrico. Cosa accadrebbe alla rete? E' possibile che si segua il trend olandese con potenziali sovraccarichi?

Una importante premessa: la rete elettrica è una risorsa “scarsa” e condivisa da molti utilizzatori, che va usata con grande attenzione; si tratta di una tematica rilevante non solo in Italia o in Olanda ma in tutta Europa e oltre oceano. La conversione del parco veicoli verso la motorizzazione elettrica è solo uno dei processi di elettrificazione dei consumi a cui stiamo assistendo in questi anni e che poggiano sull’uso delle reti elettriche: la diffusione delle pompe di calore per il riscaldamento, delle piastre a induzione per la cottura, delle infrastrutture per collegare le grandi navi in sosta nei porti, ecc. 

Certamente una conversione improvvisa di tutte le auto in elettriche potrebbe creare forti impatti sulle reti attuali ma in effetti l’entità di tali impatti dipende moltissimo da come queste auto verranno ricaricate: ad esempio, se - altrettanto magicamente - tutti i punti di ricarica potessero essere collegati direttamente a un impianto di generazione, gli impatti sulle reti sarebbero praticamente nulli. 
La verità è che sono molti i fattori da considerare per valutare questi impatti: la potenza dei punti di ricarica, la loro esatta collocazione rispetto alla rete elettrica e agli impianti di generazione, i momenti della giornata in cui vengono avvengono le ricariche, ecc. 

In uno scenario più reale, quindi con le quote di auto elettriche moltiplicate entro il 2035, possiamo aspettarci uno sviluppo della rete elettrica alla pari dell’aumento delle auto elettriche così da non avere problemi o ci sono rischi a riguardo?

Questo è esattamente ciò di cui si sta occupando ARERA da almeno dieci anni e in modo molto intenso negli ultimi cinque: lavorare in anticipo per prevenire l’insorgere di possibili problemi. Le iniziative che abbiamo già adottato e che adotteremo nei prossimi anni sono molte e di diversa natura e intendono proprio guidare sia gli operatori del settore (gestori di colonnine e distributori di energia) sia i cittadini verso un uso sempre più razionale ed efficiente delle reti.

Per ottenere questo, ARERA dispone di strumenti quali la struttura delle tariffe di trasporto, i requisiti minimi e i costi per la connessione di nuovi impianti alle reti, la promozione di normative tecniche con cui certificare le funzionalità dei dispositivi di ricarica, i piani di sviluppi delle reti elettriche predisposti dalle imprese di distribuzione, i progetti pilota per l’approvvigionamento di servizi di flessibilità sulle reti locali, ecc.

La sperimentazione di ARERA punta allo "smart charging" (ovvero la ricarica su wallbox quando la rete è scarica, di notte): questo approccio è legato allo stato attuale della situazione o dovrebbe diventare uno standard?

Lo “smart charging” è un concetto ampio ed essenziale per il futuro, ormai largamente applicato in tutto il mondo e che in ogni paese può venire declinato in modi diversi. La nostra sperimentazione 541/2020 si può definire “smart” non solo perché stimola le ricariche notturne (in modo tale da evitare che i picchi di prelievo di energia per ricarica si sommino a quelli di tutti gli altri apparecchi elettrici) ma anche perché ammette solo i clienti che installano una wallbox “smart”, cioè controllabile da remoto. Questo in futuro consentirà di aggregare tanti punti di ricarica e di fornire davvero servizi di bilanciamento delle reti.

Le ore notturne non saranno sempre e comunque le ore migliori in cui ricaricare; nella situazione attuale tecnologica e di mercato favorire la ricarica notturna è la soluzione più semplice ed efficace che abbiamo a disposizione per rallentare la pressione sulle reti elettriche attualmente esistenti.

Tuttaviale tecnologie di cui oggi promuoviamo l’installazione ci consentiranno a breve di controllare le ricariche in modo molto più preciso e sulla base delle effettive necessità di ogni specifica rete elettrica, perché la rete di Napoli è diversa da quella di Bologna o di Trento.
Per approfondire.

La tecnologia del V2G, ormai diffusa in moltissime auto elettriche, quanto potrebbe aiutare un domani? Oppure è meglio investire su veri sistemi di accumulo?

Attenzione, se con la sigla V2G ci riferiamo alla “ricarica bidirezionale”, cioè alla possibilità di usare la batteria dei veicoli per alimentare un apparecchio, un impianto elettrico domestico o addirittura per immettere energia nella rete cittadina… in effetti ad oggi sono ancora pochi i modelli di auto abilitati a farlo. È vero che si tratta di un’applicazione potenzialmente molto interessante ma ci vuole ancora qualche anno perché possa dimostrare tutto il suo potenziale.

Perché auto, wallbox e reti elettriche possano dialogare tra loro è necessario che siano compatibili e che “parlino la stessa lingua”; garantire questa compatibilità è compito della normativa tecnica internazionale, che al momento non è ancora completata. Bisognerà poi capire bene quanto costeranno i dispositivi necessari per la ricarica bidirezionale, per valutare bene il rapporto costo benefici.

Integrare sistemi di accumulo nei punti di ricarica, invece, può già oggi essere una soluzione interessante, in grado di offrire servizi preziosi per limitare i sovraccarichi delle reti.

Sapete qual è la percentuale di abitazioni dotate di sistemi solari ad oggi in Italia? Quanto l’evoluzione del solare casalingo può aiutare nello sviluppo futuro, sia per quanto riguarda l’energia green sia per supportare i fabbisogni superiori di energia derivanti dalle auto elettriche.

Le case italiane dotate di un impianto fotovoltaico sono ormai più di un milione e sicuramente la disponibilità di questi piccoli impianti per la generazione locale è fondamentale per ridurre gli impatti sulle reti di tutti i nuovi apparecchi elettrici, sia wallbox per la ricarica dei veicoli sia pompe di calore.

È in ogni caso importante fare attenzione ad un aspetto: la conversione del parco veicoli da endotermico a elettrico comporterà un incremento assolutamente modesto sul fabbisogno di energia del nostro Paese (3-4% al 2030 per 6 milioni di veicoli elettrici circolanti); se non ci si impegna sulla ricarica “smart”, invece, gli impatti più rilevanti potrebbero vedersi in termini di crescita del numero di POD (punti di connessione alle reti) e della potenza disponibile richiesta alle reti, con incrementi circa tripli rispetto a quello di energia. Proprio la potenza disponibile è il principale parametro su cui vengono progettate le reti e che, quindi, ne determina in larga parte il costo.

Immaginando sempre uno scenario che preveda un parco circolante sempre più alla spina, sarebbe preferibile per la rete avere più colonnine fast ad alta capacità o soluzioni più lente?

Naturalmente è importante che gli automobilisti elettrici possano disporre di entrambe le tipologie di ricariche, ma sicuramente - dal punto di vista delle reti elettriche – per minimizzare gli investimenti per estensioni e potenziamenti, è essenziale riuscire a fare una buona pianificazione delle reti di ricarica.

Punti di ricarica ad alta potenza non servono ovunque e non sono sfruttabili da tutti i tipi di veicoli. Inoltre, bisogna anche pensare che applicazioni di tipo v1g e v2g hanno poco senso quando un veicolo resta collegato alla presa meno di un’ora. Dove le colonnine fast o ultra fast sono necessarie, integrare un sistema di accumulo in grado di smorzare i picchi di prelievo dalla rete sarebbe senz’altro un’ottima idea.

Il Governo ha stanziato, di recente, bonus dedicati alle installazioni di wallbox per privati e imprese: è la strada giusta da seguire? Cosa si potrebbe fare di più?

È importante superare le resistenze che permangono in alcuni automobilisti nei confronti delle wallbox, perché ricaricare quotidianamente un’auto con la sola presa Schuko non è sicuro e non consente di sfruttare molte delle funzionalità avanzate offerte da questo dispositivi come la ricarica a potenze maggiori di 2 kW, il bilanciamento dei carichi di casa per evitare i distacchi e per sfruttare al massimo l’eventuale produzione fotovoltaica locale, la capacità di programmare l’orario di ricarica, la possibilità futura di partecipare a programmi di aggregazione… se si è scelto un modello smart.

Sarebbe forse meglio che gli incentivi pubblici non dovrebbero essere più riconosciuti a chi installa wallbox non smart, dispositivi che in ogni caso – per fortuna – sono sempre meno diffusi sul mercato. A breve, speriamo entro la fine di quest’anno, arriveranno anche le nuove wallbox smart, cioè quelle rispondenti allo standard definito in una norma tecnica pubblicata un anno e mezzo fa (allegato X alla norma CEI 0-21). Si tratta di un passo avanti importante per garantire la piena compatibilità tra tutti i modelli, perché parleranno tutti la stessa lingua e saranno, quindi, facilmente aggregabili per partecipare ai mercati del dispacciamento.

Leggi altri articoli