Auto a idrogeno: a che punto siamo con la rete, i prezzi e gli investimenti nel settore

Le auto ad idrogeno potrebbero rappresentare il futuro della mobilità, ecco a che punto siamo, quali sono i prezzi e chi crede in questa tecnologia.

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a cura di Davide Raia

Il futuro del settore auto e, più in generale, della mobilità, con un focus particolare sui veicoli commerciali e sui mezzi pesanti e per il trasporto pubblico, sarà legato ad una progressiva riduzione delle emissioni in atmosfera “alla pompa” ed in questo processo potrebbe giocare un ruolo di primo piano anche l’idrogeno. Da tempo, infatti, si parla dell’idrogeno come ulteriore opzione per sostituire in via definitiva la benzina, il diesel e gli altri combustibili fossili.

L’elettrico per come si è sviluppato oggi deve ancora fare i conti con una serie di criticità e limitazioni tecnologiche. L’idrogeno potrebbe, quindi, diventare un sistema alternativo per raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni del settore. Anche per l’idrogeno, però, le sfide da affrontare e superare sono notevoli. Dai costi al chilometro passando per una rete infrastrutturale ancora tutta da sviluppare (soprattutto in Italia) e fino ad arrivare al supporto solo parziale, almeno per ora, da parte dei costruttori del settore automotive.

Il futuro dell’auto potrebbe essere legato all’idrogeno ma gli aspetti da considerare sono diversi. Vediamo a che punto il settore delle auto ad idrogeno e quando e se ci potrebbero essere sviluppi per questa tecnologia.

L'idrogeno è una scelta sostenibile per il futuro delle auto?

Il mondo dell'auto e tutto il settore automotive sono alla ricerca di soluzioni in grado di garantire maggiore sostenibilità ambientale, abbattendo le emissioni in atmosfera. In questo programma di trasformazione, l'UE è in prima linea, avendo già fissato lo stop alle auto benzina e diesel per il 2035. Questa decisione apre le porte ad un'accelerazione nel programma di sviluppo delle auto ad idrogeno oltre che all'utilizzo dell'idrogeno come "carburante" per i veicoli commerciali e i mezzi pesanti di prossima generazione.

In particolare, c'è grande attenzione sull'idrogeno "verde" che viene estratto utilizzando esclusivamente energia prodotta da fonti rinnovabili, garantendo la massima sostenibilità ambientale. La classificazione dell'idrogeno in base alle modalità in cui viene "prodotto" ricopre un ruolo molto importante nella valutazione dell'effettiva sostenibilità ambientale di questa tecnologia che, nel corso dei prossimi anni, potrebbe diventare un'alternativa concreta per la mobilità.

Auto idrogeno: come funzionano e quali sono i prezzi

Il sistema alla base delle auto a idrogeno (e di altri veicoli che potenzialmente potrebbero utilizzare l’idrogeno come carburante) è, concettualmente, molto semplice. Un’auto a idrogeno è dotata di un apposito serbatoio in cui viene immagazzinato il carburante che può essere ottenuto tramite un rifornimento da effettuare presso un’apposita stazione di servizio, in modo simile a quanto avviene con le auto a metano.

L’idrogeno è immagazzinato in una o più bombole ad alta pressione e viene poi trasportato vero una pila combustibile denominata fuel cell. All’interno di questo componente del sistema di un’auto a idrogeno avviene una reazione elettrochimica in cui si genera energia elettrica senza emissioni nocive in atmosfera. L’energia elettrica può, quindi, essere utilizzata per alimentare un motore elettrico o immagazzinata in un pacco batterie, componenti che oggi troviamo nelle auto elettriche in commercio.

A differenza delle auto elettriche, che ricaricano la batteria tramite una colonnina di ricarica, con tempi molto maggiori rispetto al rifornimento di carburanti tradizionali, il rifornimento di idrogeno è una procedura rapida. Per un “pieno” della bombola di idrogeno, infatti, bastano meno di 5 minuti. Le auto ad idrogeno, quindi, possono garantire un funzionamento a zero emissioni andando ad eliminare i problemi con il rifornimento che oggi caratterizzeranno le auto elettriche, abbattendo i tempi di sosta e di occupazione dell’aria di ricarica.

Naturalmente, lo sviluppo delle auto ad idrogeno non è esente da problemi che, ad oggi, hanno praticamente bloccato la diffusione di queste soluzioni. Il rifornimento di idrogeno deve avvenire presso apposite stazioni di ricarica, la cui diffusione è molto limitata anche in quei Paesi in cui ci sono già stati investimenti concreti nell’idrogeno come alternativa alle auto elettriche e alle auto benzina e diesel.

Ci sono poi i problemi del prezzo dell’idrogeno. Le (poche) auto ad idrogeno arrivate sul mercato sono poco più che esperimenti delle case costruttrici e, come tali, presentano un prezzo decisamente elevato. Un modello di riferimento del settore come il crossover Hyundai Nexo (qui la nostra prova) parte da 77.900 euro. Si tratta di un prezzo decisamente elevato anche per un modello con una buona dotazione, una lunghezza di 4,67 metri ed un motore da 161 CV (per un’autonomia di circa 600 chilometri con un “pieno” delle tre bombole di idrogeno installate).

A frenare la diffusione di queste auto c’è poi il problema del prezzo dell’idrogeno. Attualmente, in Germania, mercato che sta investendo molto nello sviluppo di questa tecnologia, l’idrogeno costa più di 10 euro al chilogrammo. Con questo prezzo, la Hyundai Nexo, che ha un consumo nel ciclo combinato di 0,95 chilogrammi di idrogeno per ogni 100 chilometri, comporterebbe una spesa di circa 10 euro per percorrere 100 chilometri.

Auto a idrogeno in Italia: a che punto siamo

Il settore delle auto ad idrogeno in Italia, ad oggi, quasi non esiste. Nel corso dei primi 10 mesi del 2022, infatti, sono state immatricolate appena 13 auto ad idrogeno (11 Hyundai Nexo e 2 Toyota Mirai, gli unici modelli commercializzati ufficialmente in Italia a poter utilizzare l’idrogeno). Come abbiamo visto, i prezzi per acquistare un modello ad idrogeno sono elevati (la Mirai di Toyota, più economica della Hyundai Nexo, parte da ben 66 mila euro) e per i privati, ad oggi, non c’è alcuna reale convenienza nell’acquisto di questo tipo di vetture.

A frenare la diffusione di questa tecnologia è, inoltre, l’assenza di un’adeguata infrastruttura per il rifornimento. A differenza delle auto elettriche, che prevedono la possibilità di una ricarica “domestica”, il rifornimento di idrogeno necessità di impianti più vicini a quelle che sono le tradizionali stazioni di servizio per benzina, diesel, GPL e metano. Sono necessari, quindi, investimenti significativi per creare una rete sufficiente per sostenere la diffusione di auto ad idrogeno. Al momento, in Italia questa rete non esiste ancora. Solo pochi mesi fa, infatti, è entrata in attività la seconda stazione di rifornimento, situata a Mestre, che si affianca al primo “storico” impianto di Bolzano.

Per sostenere la diffusione delle auto a idrogeno in Italia è necessario avviare un ambizioso programma di investimenti. Tale programma è parte integrante del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (Pnrr) che non trascura l'importanza dell'idrogeno nel futuro della mobilità, soprattutto per quanto riguarda il trasporto di merci. Di recente, sulla questione, il Ministero delle Infrastrutture ha pubblicato la graduatoria dei progetti finanziati dal Pnrr per la realizzazione di stazioni di rifornimento di idrogeno.

Complessivamente, ci sono 36 progetti pronti ad accedere al contributo statale per un totale di circa 103 milioni di euro di fondi. La stragrande maggioranza dei progetti inclusi in graduatoria prevede la realizzazione di un impianto di rifornimento in Nord Italia. In particolare, si nota un gran numero di progetti nel Nord Est, destinato a diventare un importante punto di riferimento per i veicoli ad idrogeno nel futuro.

La nuova rete di impianti di rifornimento di idrogeno in Italia dovrebbe essere realizzata in tempi rapidi (almeno per gli standard italiani). L'obiettivo, infatti, è rendere operative tutte le stazioni di rifornimento già entro il 30 giugno del 2026. In poco più di 3 anni, quindi, la rete infrastrutturale italiana dovrebbe essere decisamente più completa e articolata e, quindi, in grado di sostenere al meglio la diffusione delle auto ad idrogeno.

Auto ad idrogeno: chi crede nello sviluppo di questa tecnologia

La diffusione dell’idrogeno come alternativa alla benzina e al diesel ma anche come soluzioni da affiancare alle auto elettriche richiede forti investimenti, sia da parte dei costruttori che a livello pubblico. La tecnologia è ancora tutta da sviluppare, soprattutto per ottimizzare i costi, e l’infrastruttura in molti Paesi, come l’Italia, praticamente non esiste, a differenza delle colonnine di ricarica che, a poco a poco, si stanno espandendo.

Tra chi crede nel futuro delle auto ad idrogeno (ed anche dei veicoli commerciali leggeri, dei camion e degli autobus ad idrogeno) è l’UE. Nel corso del mese di ottobre 2022, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato, con un’ampia maggioranza il testo della normativa AFIR (Alternative Fuels Infrastructure Regualtion). Il testo viene fissato anche un obiettivo molto ambizioso per lo sviluppo dell’idrogeno.

Secondo i piani UE, infatti, è necessario raggiungere il target di una stazione di rifornimento di idrogeno ogni 100 chilometri entro il 2027. Tale obiettivo tiene conto delle sole strade principali (per volumi di traffico) dell’UE. Si tratta, in ogni caso, di un target ben al di sopra di quella che è la realtà attuale italiana oltre che di molti altri Paesi dell’UE. Nel giro di cinque anni, quindi, saranno necessari investimenti considerevoli per dar vita ad una vera rete di rifornimento di idrogeno.

Anche ACEA, l’associazione dei costruttori europei, si è detta favorevole al progetto UE, andando così ad ampliare l’elenco delle realtà del settore automotive che credono nello sviluppo futuro dell’idrogeno. In questo gruppo c’è, inoltre, Stellantis. L’azienda, nata dalla fusione tra FCA e PSA e primo costruttore in Europa nel 2021 per volumi di vendita considerando autovetture e veicoli commerciali leggeri, ha da poco avviato la produzione dell’Opel Vivaro-e HYDROGEN. Si tratta di un veicolo commerciale leggero che viene prodotto nello stabilimento Opel di Rüsselsheim.

Opel produce il Vivaro ad idrogeno esclusivamente su commissione, raccogliendo ordini da aziende che intendono ridurre le emissioni delle proprie flotte. Attualmente, il progetto si rivolge esclusivamente alla Francia ed alla Germania ma in futuro potrebbe essere esteso anche ad altri mercati. A supportare lo sviluppo delle auto a idrogeno ci sono anche altri costruttori del settore auto, come Hyundai e Toyota che, come visto in precedenza, già commercializzano modelli che sfruttano questa tecnologia.

Toyota, inoltre, ha presentato di recente un nuovo progetto che unisce motori endotermici e idrogeno. Anche BMW sta lavorando ad un nuovo progetto legato all’idrogeno. Nel settore premium, Porsche ha espresso interesse per l'idrogeno ma lavorando a nuove tecnologie in grado di massimizzare la sportività delle vetture. Il Gruppo Volkswagen, invece, deve ancora avviare una strategia precisa per il futuro delle auto ad idrogeno. Il cambio di CEO, con la recente nomina di Oliver Blume, in arrivo proprio da Porsche, potrebbe portare il gruppo tedesco ad investire nella tecnologia.

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