Anche il Ppe è contro lo stop ai motori termici

Ppe contro il divieto di motori endotermici: richiesto un cambio di rotta nella politica Ue verso la neutralità tecnologica

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a cura di Tommaso Marcoli

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É una presa di posizione importante, quasi storica. Il Partito Popolare Europeo, principale forza politica del Parlamento UE, ha recentemente intensificato la sua opposizione al divieto di vendita di auto a combustione interna previsto per il 2035, definendolo "più irrealistico che mai". La richiesta di cancellazione arriva in un contesto di crescente preoccupazione per il futuro dell'industria automobilistica europea, considerata pilastro dell'economia continentale, ma sempre più minacciata dalla concorrenza cinese e dalle politiche di decarbonizzazione.

Un settore in bilico 

La presa di posizione del PPE assume particolare rilevanza considerando il momento critico che l'industria automobilistica sta attraversando. Con 13 milioni di posti di lavoro in gioco, 255 stabilimenti produttivi e un contributo fino al 7% del PIL europeo, il settore rappresenta effettivamente il "cuore pulsante" dell'economia continentale.

Il timing di questa dichiarazione non è casuale. Arriva infatti proprio mentre la presidente della Commissione Ursula von der Leyen si prepara ad incontrare i rappresentanti del Dialogo strategico, per poi presentare il tanto atteso Piano d'Azione per l'industria automobilistica il 5 marzo. Le anticipazioni sul contenuto del documento hanno già sollevato numerose perplessità tra gli operatori del settore.

La neutralità tecnologica come alternativa

Il PPE non si limita a criticare il divieto, ma propone un approccio alternativo basato sulla neutralità tecnologica. Secondo questa visione, dovrebbero essere "l'industria, gli ingegneri e i ricercatori a decidere come raggiungere" gli obiettivi climatici, non imposizioni politiche che rischiano di soffocare l'innovazione e danneggiare l'intero comparto.

Volkswagen
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La richiesta di revoca del bando delle auto endotermiche, quindi, si inserisce in una visione più ampia che punta a preservare la competitività europea nel settore automobilistico. Il partito sottolinea come "consentire un mix di tecnologie offre la flessibilità necessaria per raggiungere gli obiettivi climatici" senza compromettere l'innovazione.

Il paradosso politico di von der Leyen

Particolarmente significativo è il rapporto tra il PPE e la stessa von der Leyen. Il partito che ora critica apertamente le politiche della Commissione è lo stesso che ha sostenuto e votato l'attuale presidente, garantendole due mandati consecutivi alla guida dell'esecutivo europeo.

Durante la campagna elettorale, lo stesso PPE ricorda che "Ursula von der Leyen si è impegnata a presentare una revisione della legislazione" sul tema. Una promessa che ora il partito chiede venga mantenuta, sottolineando che "la questione non può essere un tabù" data la situazione critica che il settore sta attraversando.

La competizione con la Cina al centro delle preoccupazioni

Nell'argomentazione del Partito Popolare emerge chiaramente la preoccupazione per la concorrenza cinese. "Il futuro della mobilità deve essere plasmato in Europa, non in Cina", afferma categoricamente il PPE, evidenziando come la questione trascenda l'ambito puramente economico per diventare una questione di sovranità industriale europea.

La bozza del Piano d'Azione trapelata nei giorni scorsi non sembra aver rassicurato il partito, che teme che le attuali politiche possano ulteriormente indebolire la posizione europea nel panorama globale dell'automotive, a tutto vantaggio dei produttori asiatici.

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