Addio ai motori termici: l'Europa tira dritto verso il 2035

Sebbene l'Europa stia affrontando la più grave crisi del settore automobilistico, la politica non vuole ritrattare i limiti al bando previsto nel 2035

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a cura di Tommaso Marcoli

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Il nuovo commissario europeo designato per i trasporti, Apostolos Tzitzikostas, ha confermato ieri a Bruxelles l'intenzione di procedere con lo stop ai motori termici previsto per il 2035, durante la sua audizione di fronte alla Commissione Trasporti del Parlamento Europeo.

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Tzitzikostas, membro del Partito Popolare Europeo come la Presidente della Commissione Ursula von der Leyen, ha dichiarato che intende "attenersi al piano" stabilito per la transizione verde del settore automobilistico. Tuttavia, ha anche espresso l'intenzione di includere i carburanti sintetici nella legislazione durante la prossima revisione prevista per il 2026.

"Abbiamo regole e obiettivi specifici che vogliamo... e dobbiamo attenerci al piano", ha affermato Tzitzikostas. "In caso contrario, il messaggio che l'Unione europea trasmetterà... non è un messaggio di stabilità e fiducia".

Nonostante la grave crisi che sta attraversando il settore automobilistico europeo, con chiusure di stabilimenti e licenziamenti in vista, il commissario designato non sembra intenzionato ad ammorbidire gli obiettivi di riduzione delle emissioni di CO2 per il 2025. Ha però promesso sostegno ai produttori, senza specificare le modalità: "non posso dire se sarà fatto con incentivi o tassazione, ma non posso escludere un'azione legislativa".

Nel frattempo, il ministro italiano delle Imprese e del Made in Italy, Adolfo Urso, ha incontrato a Roma il suo omologo croato Ante Šušnjar, ottenendo il suo appoggio a una proposta italiana sull'automotive. Il documento, aperto alla firma di altri paesi europei, chiede di anticipare al 2025 la revisione del regolamento UE sulle emissioni di CO2 dei veicoli leggeri.

La proposta italiana punta anche a ottenere risorse comuni europee da investire nel settore automobilistico per recuperare competitività globale, promuovendo la neutralità tecnologica e l'autonomia strategica nelle tecnologie verdi. "Per noi è molto importante è lo è anche per l'Europa", ha dichiarato Urso.

Le valutazioni ufficiali delle audizioni dei commissari designati, incluso Tzitzikostas, verranno comunicate il 21 novembre, quando la Conferenza dei presidenti del Parlamento Europeo dichiarerà chiuse le udienze.

L'auto elettrica, quindi, torna protagonista del dibattito interno all'Europa con tutte le conseguenze che si porta appresso. Quest'attenzione alla tecnologia elettrica di mobilità è guidata dalla crescente consapevolezza ambientale ,dai progressi tecnologici nelle batterie e nei sistemi di ricarica , ma anche da un impianto ideologico ormai radicalizzatosi tra le istituzioni.

Non mancano di certo le sfide: la produzione di batterie ha un impatto ambientale significativo e richiede materie prime rare. Inoltre, la transizione verso l'elettrico comporta una rivoluzione nell'industria automobilistica, con potenziali ripercussioni sull'occupazione e sull'economia di molte regioni europee.

L'UE sembra determinata a procedere con la sua agenda verde. Resta da vedere come questa transizione si svilupperà nei prossimi anni e quale sarà l'impatto sulla mobilità e sull'industria europea nel lungo termine.

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