Addio ai motori a combustione, quando la vera svolta?

La strada è stata decisa, nel corso dei prossimi anni assisteremo ad una graduale transizione verso i sistemi meno inquinanti; nessuna notizia certa per l'Italia, mentre in Olanda il limite ultimo si conosce già ed è il 2025.

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a cura di Luca Rocchi

Managing Editor

La decisione è ormai presa e da diverse settimane riportiamo le continue decisioni delle sempre più numerose case automobilistiche che hanno scelto di effettuare una transizione praticamente netta del proprio parco circolante. L’abbandono dei carburanti fossili e quindi l’addio dei propulsori, diesel e benzina, sembrano sempre più vicini sebbene al momento appare difficile poter immaginare una valida alternativa.

Nel corso dei prossimi anni assisteremo ad un vero e proprio cambio su scala globale, un’azione coordinata a livello europeo come già deciso verso la fine dello scorso anno. Alcuni paesi infatti, come Olanda, Norvegia e Regno Unito hanno già sentenziato la fine del motore termico. Alcune settimane fa una cordata di 9 paesi dell’Europea ha chiesto alla Commissione Europea di fissare una data comune in cui il Vecchio Continente decida uno stop alla vendita delle auto a benzina e diesel, indipendentemente dalla classe di inquinamento.

Allo stato attuale non è stata sancita una data comune e in linea generale, salvo rare eccezioni (come Norvegia e Olanda), sino ad almeno il 2030 vedremo circolare in Europa vetture a diesel e benzina. E in Italia? Nel nostro Bel Paese già nel 2020 era stata avanzata la richiesta di decidere l’anno in cui bandire ufficialmente la vendita di auto nuove tuttavia l’inizio della Pandemia di Coronavirus ha posticipato la discussione in data ancora da definire. Prima di una vera e propria transizione è naturalmente necessario che ci sia una piattaforma valida, un’infrastruttura capace e capillare; tutti aspetti che al momento non sono ben definiti e pertanto è necessaria un’azione coordinata.

Fuori dall’Europa la situazione è ancora più complessa e non è presente alcun piano regolatore. Mentre in Cina la situazione è stata presa molto sul serio, negli Stati Uniti tutto tace e l’ipotesi più accreditata suggerisce una transizione verso il 2035.

Discorso analogo per i costruttori di auto che prevedono una progressiva decarbonizzazione del proprio parco auto, una strategia necessaria sia per sottostare alle richieste dell’Unione Europea in materia di emissioni, sia per limitare la spesa necessaria per la ricerca di soluzioni meno inquinanti. Un chiaro esempio è rappresentato da Audi che ha annunciato che, a causa dei limiti imposti con la normativa Euro 7, si limiterà a migliorare i motori attualmente a disposizione.

Salvo rari casi, come i costruttori che producono un numero limitato di vetture all’anno (Lamborghini in primis), tutti i più grandi protagonisti della scena passeranno in tempi brevi a varianti ibride così da arrivare in futuro alle soluzioni più green. Per incentivare il passaggio alcuni produttori hanno addirittura optato per una propria linea di ricarica, come recentemente annunciato da Volvo.

Per gli amanti dei motori endotermici si prospettano tempi bui costellati da un continuo down-sizing che porterà ad una inevitabile transizione ai sistemi elettrici.

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