Il panorama fiscale sui carburanti in Italia si appresta a cambiare radicalmente nei prossimi anni. Il Consiglio dei Ministri ha approvato definitivamente un provvedimento che modificherà l'equilibrio economico tra benzina e diesel, con un graduale riallineamento delle accise che porterà a un aumento progressivo del costo del gasolio e una leggera diminuzione di quello della benzina. Questa riforma, che si completerà entro il 2030, segna un cambiamento significativo nella politica fiscale italiana sui carburanti, rispondendo a precise direttive europee e rimodulando un sistema di tassazione storicamente sbilanciato.
La disparità fiscale che l'Europa non accetta più
La decisione di allineare le accise tra benzina e gasolio nasce principalmente da pressioni comunitarie. L'Unione Europea considera infatti la differenza fiscale tra i due carburanti come un sussidio ambientalmente dannoso (SAD), una disparità non più tollerabile nelle politiche di transizione ecologica del continente. Attualmente, i consumatori italiani pagano 0,72840 euro di accisa per ogni litro di benzina, mentre per il diesel l'importo è significativamente inferiore: 0,6174 euro al litro.
Il piano del Governo prevede di raggiungere nel 2030 un'accisa uniforme di 0,673 euro al litro per entrambi i carburanti. Questo significa che i prezzi alla pompa del diesel aumenteranno progressivamente, mentre quelli della benzina dovrebbero leggermente diminuire.
Incrementi graduali per evitare shock economici
L'intervento è stato concepito per essere graduale e non traumatico. Gli aumenti previsti per il gasolio saranno compresi tra 1 e 1,5 centesimi al litro ogni anno, distribuendo l'impatto su un arco temporale di circa sei anni. Questa strategia permette di adeguarsi alle richieste europee senza creare contraccolpi immediati per i consumatori e per i settori economici che dipendono fortemente dal trasporto su gomma.
Per rendere operativa questa manovra sarà necessario un decreto interministeriale che coinvolgerà i dicasteri dell'Ambiente, dell'Economia, dei Trasporti e dell'Agricoltura, segno della complessità e della trasversalità dell'intervento che toccherà molteplici settori produttivi.
L'impatto sulle casse dello Stato
Dal punto di vista delle entrate fiscali, le proiezioni indicano che questo riallineamento porterà nelle casse statali almeno 100 milioni di euro aggiuntivi all'anno. Entro il 2030, quando il processo sarà completato, si stima un incremento complessivo di circa 500 milioni di euro. Un gettito non trascurabile che potrebbe essere destinato a sostenere politiche ambientali o altre necessità di bilancio.
Il provvedimento era stato anticipato già nel "Piano strutturale di bilancio di medio termine 2025-2029" e successivamente confermato dal ministro dell'Economia Giancarlo Giorgetti durante un'audizione alle commissioni Bilancio di Camera e Senato, confermando la natura strategica e non improvvisata dell'intervento.
Verso un futuro di parità fiscale
Con questa riforma, il Governo italiano compie un passo importante verso l'armonizzazione della tassazione sui carburanti, allineandosi alle direttive europee in materia ambientale. La decisione rappresenta un cambiamento di paradigma che potrebbe influenzare anche le future scelte degli automobilisti italiani nell'acquisto di nuovi veicoli, tradizionalmente orientate verso i motori diesel per i minori costi di esercizio.
Il percorso verso il 2030 sarà graduale ma determinerà un nuovo equilibrio nel mercato dei carburanti, con possibili ripercussioni sull'intero settore automobilistico e dei trasporti, già in fase di profonda trasformazione per la transizione verso la mobilità elettrica.
In effetti non ho mai capito come mai ci fosse questa differenza...
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