La NASA ha messo due gruppi di ricercatori a progettare api robotiche capaci di volare su Marte. Il progetto è in fase iniziale, ma l'idea è molto interessante perché le api potrebbero svolgere senza limiti un lavoro di esplorazione simile a quello dei rover attuali. Molti ricorderanno i grattacapi dovuti all'usura delle ruote del rover Curiosity, per esempio: il terreno roccioso e accidentato del Pianeta Rosso ha creato ammaccature e forature.
Per questo gli scienziati si sono chiesti se le soluzioni su ruote - nonostante siano le più sperimentate - siano necessariamente le più pratiche. Dopo aver valutato diverse opzioni, alcune delle quali descritte in questo articolo, l'idea è che sciami di micro-robot tempestati di sensori possano analizzare porzioni maggiori di territorio marziano, con meno contrattempi e costi relativamente bassi.
Si parla in particolare di "Marsbees" (api marziane), ossia di piccoli robot "svolazzanti delle dimensioni di un calabrone e con ali a forma di quelle delle cicale". Per avere un'idea, stando ai dati riportati dalle fonti la più grande specie di calabrone presente sulla Terra ha una lunghezza massima di 4 centimetri (ma il calabrone americano è lungo circa un quarto), mentre le ali delle cicale possono variare da 3 centimetri a più del doppio di questa lunghezza, a seconda della specie.
Secondo The Guardian queste "api" avranno una strumentazione di bordo utile per mappare il terreno marziano, raccogliere campioni di aria nella speranza di trovare gas metano - che è ritenuto un possibile segno di vita.
Se vi state chiedendo se insetti robotici come quelli descritti riusciranno davvero a volare, la risposta è che sì, ci riusciranno, grazie alla bassa gravità di Marte (un terzo di quella terrestre). I Marsbees dovranno avere una base di partenza a cui fare sempre riferimento per la ricarica, fra un volo e l'altro, e che servirà anche come centro di comunicazione per scaricare i dati raccolti e inviarli a Terra.
Come intuibile questa sperimentazione non significa che anni di esplorazione con i rover finirà alle ortiche: i rover resteranno in attività, compreso il Mars 2020 che al netto di ritardi potrebbe partire ad agosto 2020. Tra le loro attività resteranno nevralgiche la perforazione del terreno e la raccolta di campioni, che per ovvie ragioni non possono essere affidate agli insetti robotici. Questi ultimi tuttavia saranno un'ottima alternativa per coprire grandi aree in tempi più brevi, soprattutto quelle montuose e più difficilmente accessibili dai robot.
Oltre tutto il progetto allo studio da parte dell'Università dell'Alabama e di un gruppo di lavoro giapponese potrebbe avere interessanti risvolti anche sulla Terra. Pensiamo per esempio all'ispezione esterna degli aerei commerciali che si effettua dopo ogni volo intercontinentale per identificare eventuali danni fisici: sciami di insetti robotici potrebbero portarla a termine in poco tempo e con precisione. Oppure al monitoraggio delle colture agricole, dove si stanno in molti casi impiegando i droni: sciami di insetti potrebbero essere più efficaci.
Non vi aspettate di vedere insetti robotici svolazzare su Marte troppo presto: il progetto è stato selezionato come parte del programma Innovative Advanced Concepts della NASA, e ha ottenuto un finanziamento di circa 125.000 dollari. Se i concept che verranno realizzati faranno fede alle aspettative potrebbero venire inclusi in una ulteriore tornata di finanziamenti e forse diventare parte di una futura missione. Insomma la strada da percorrere prima che il progetto si concretizzi è ancora lunga, ma l'inizio sembra abbastanza promettente.
Più che le api, vorreste vedere l'uomo su Marte? C'è ancora molto lavoro da fare, ma se volete portarvi avanti leggete come aveva immaginato il primo viaggio umano sul Pianeta Rosso Wernher von Braun, genio tedesco della missilistica nella Germania nazista e successivamente fondatore del programma spaziale americano.