Abbiamo parlato più volte delle tempeste solari. Sappiamo che hanno origine dalle eruzioni solari e che quando il vento solare raggiunge il campo magnetico terrestre si verificano tempeste geomagnetiche che possono causare malfunzionamenti ai satelliti, alle reti elettriche e ad altro, sulla Terra.

Su Tom's Hardware abbiamo anche pubblicato la relazione di una conferenza al riguardo tenuta dalla dottoressa Paola Battaglia, astrofisico dell'Università di Trieste, con immagini che schematizzano il campo magnetico del nostro pianeta per far capire meglio di che cosa si tratta.
Adesso è arrivato molto di meglio: uno studio pubblicato su Science e condotto utilizzando i dati raccolti dalla missione Magnetospheric MultiScale (MMS) della NASA ha permesso per la prima volta di fare un'osservazione diretta del fenomeno chiamato riconnessione magnetica. Quest'ultima può avere importanti ripercussioni sulla Terra, dalle aurore spettacolari alle tempeste geomagnetiche.
Mai prima d'ora si era assistito direttamente al modo in cui avvengono queste esplosioni magnetiche. Il successo del nuovo studio è dovuto alle informazioni collezionate dai quattro veicoli spaziali MMS che operano nella magnetosfera terrestre - ai margini del campo magnetico della Terra - e che per la prima volta catturano misure dirette dei movimenti degli elettroni durante la riconnessione magnetica.

I veicoli sono identici, funzionano ad energia solare e sono dotati ciascuno di una serie identica di 11 strumenti composti a loro volta da 25 sensori. Si tratta dei sensori con risposta più rapida che la NASA abbia mai montato: l'imaging delle particelle avviene una volta ogni 30 millisecondi.
James Burch, astrofisico al Southwest Research Institute in San Antonio, in Texas, ha spiegato che i ricercatori hanno "studiato la teoria e fatto simulazioni con i supercomputer, ma fino ad ora non avevano visto quello controlla la conversione di energia magnetica in energia delle particelle" ed è proprio per questo motivo che è stata progettata la missione MMS.
Burch parla senza mezzi termini di "una nuova finestra sulla parte dell'universo in cui si verifica la riconnessione. […] Dove prima avevamo 'telescopi' per visualizzare i risultati della riconnessione, ora abbiamo un 'microscopio' che per la prima volta ci permette di vedere la riconnessione mentre è in azione".

La missione MMS è attualmente nella sua prima fase, con i veicoli spaziali in volo nei siti di riconnessione sul lato diurno della Terra, dove la materia proveniente dal Sole si scontra con il campo magnetico terrestre. Durante la sua seconda fase gli MMS saranno riposizionati sul lato notturno della Terra, dove le particelle del vento solare confluiscono nella 'coda' del campo magnetico terrestre.
Al momento resta un mistero il modo in cui si generano i campi elettrici durante la riconnessione magnetica. "Ci sono diverse teorie, che per essere verificate richiedono misure effettuate con tutti e quattro i veicoli MMS presenti contemporaneamente all'interno della regione di riconnessione" ha spiegato Burch. "Finora siamo riusciti a posizionarne tre simultaneamente, mentre il quarto è arrivato un po' tardi. Per risolvere questo problema intendiamo ridurre la distanza fra i veicoli dai 10 km attuali a 5 km."