A precipitare sarà il Reuven Ramaty High Energy Solar Spectroscopic Imager (RHESSI), satellite che è rimasto in servizio per 16 anni e che aveva il compito di osservare i brillamenti solari e le espulsioni di massa coronale attraverso i raggi X e i raggi gamma emessi dal Sole. I dati raccolti hanno aiutato a comprendere meglio la fisica di questi eventi e il modo in cui si formano.
Una comprensione che è particolarmente rilevante, visto che queste esplosioni disturbano spesso le reti e i sistemi elettrici di tutto il mondo.
"RHESSI ha fatto anche scoperte non legate ai brillamenti, come il miglioramento delle misure della forma del Sole e la dimostrazione che i lampi di raggi gamma terrestri - esplosioni di raggi gamma emessi dall'alta atmosfera terrestre durante le tempeste di fulmini - sono più comuni di quanto si pensasse", scrive la NASA nel suo annuncio.
RHESSI ha registrato oltre 100.000 eventi di raggi X, ed era stato disattivato nel 2018; da allora ha “pacificamente” orbitato intorno alla Terra in attesa di cadere, insieme ad altre decine di migliaia di “rifiuti orbitali”.
E forse è proprio questo il problema di cui dovremmo preoccuparci: ci sono moltissimi detriti intorno al pianeta. Il problema non è tanto che occasionalmente uno di essi precipita, - il pericolo è trascurabile nella maggior parte dei casi. Piuttosto, i detriti rendono difficile il lancio di nuove missioni e le operazioni di quelle esistenti - solo qualche mese fa gli astronauti a bordo della ISS hanno avuto qualche grattacapo per colpa di detriti fuori controllo.
Sono allo studio progetti di “pulizia spaziale” non troppo diversi da quelli che mirano a ripulire gli oceani dalla plastica. Al momento il problema è ancora gestibile, perché di spazio sicuramente ce n’è parecchio, ma c’è anche qualche rischio da mettere in conto.
Immagine: siberianart