Vi abbiamo raccontato come molte istituzioni, come la Bank of England e la Bank of Canada, abbiano esposto dubbi sull'affidabilità delle criptovalute. Effettivamente anche gli analisti indipendenti riconoscono che i bitcoin abbiano una "volatilità da montagne russe". La storia di Titan sta diventando un case study esemplare di questa posizione. Scopriamo di cosa si tratta.
Titan era una criptovaluta prodotta dall'azienda Iron Finance attraverso la blockchain. Il Titan aveva anche una stablecoin, Iron, il cui valore era fissato a un dollaro. Ma il legame algoritmico di Iron si basava non sul dollaro americano, ma sul suo equivalente digitale non ufficiale: l'USDC, una stablecoin relativamente giovane creata da Circle e Coinbase. Questo legame consentiva a Titan di assumere maggior valore man mano che Iron, Circle e Coinbase diffondevano l'USDC. Ciò aveva permesso a Titan di arrivare a valere 65 dollari per unità, sebbene molti ritenessero che fosse leggermente sovraprezzato.
La preoccupazione per questo sovrapprezzo avrebbe spinto, nel momento in cui un errore tecnico avrebbe spezzato il legame tra Titan e Iron producendo una perdita contenuta, a un flusso di vendita estremo. Secondo una teoria diffusa su Twitter, si sarebbe trattata di una speculazione delle whale delle criptovalute. Al momento non è possibile appurare la fondatezza di queste affermazioni. Le prospettive per il futuro di Titan sono negative: secondo quanto riportato da Iron Finance su Telegram, come riferito dall'edizione italiana di Cryptonomist.ch, il legame tra Iron e Titan è ormai compromesso tecnicamente e non sarebbe possibile intervenire per ripristinare valore e stabilità di nessuna delle due.
Non è noto quante siano le vittime della perdita di valore, ma tra queste vi è anche l'imprenditore miliardario Mark Cuban, che ha raccontato l'accaduto su Twitter.
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